Sono passati dieci anni da quando Sidney Prescott ha definitivamente sconfitto l'ennesima incarnazione del killer mascherato da “Ghostface”. Il vice-sceriffo Dewey Riley è diventato nel frattempo sceriffo e si è sposato con la giornalista Gale Weathers.
La serena vita di tutti loro sta per essere di nuovo messa in pericolo: il killer mascherato sta infatti per tornare a uccidere...
La serena vita di tutti loro sta per essere di nuovo messa in pericolo: il killer mascherato sta infatti per tornare a uccidere...
L'ultima puntata di "Scream" è un'operazione "semplicemente" autoriflessiva e metafilmica. Ho collocato l'avverbio semplicemente tra virgolette non a caso, poichè tale operazione portata avanti da Wes Craven, uno dei più insigni "grandi vecchi" del sottogenere slasher, produce più di una suggestione e merita certamente una visione. Confesso che non sono mai stato un fan della saga di Scream, che, a differenza di quella di "Nightmare on Elm Street", partorita e patrocinata dallo stesso Craven, mi è parsa sempre troppo stereotipicamente teeny, a parte naturalmente il primo film della serie, piuttosto innovativo. Per tale ragione mi sento abbastanza neutrale e scevro da insane passioni da poter prendere una giusta distanza critica rispetto a questo quarto episodio della saga. Il primo aspetto della sceneggiatura (scritta ancora una volta da Kevin Williamson, come al solito sagace e narrativamente contorto al punto giusto) che colpisce molto positivamente, è il continuo rimando a tematiche sociali attuali: siamo nell'epoca del trionfo della tecnologia audiovisiva, dell'essere inteso come apparire, sempre attraverso protesi tecnologiche quali i telefonini, gli iPad, i video. La comunicazione virtuale e globalizzata (Internet, blogs, Facebook) entra in "Scream 4" come protagonista centrale, dal momento che soffonde tutto lo script con la sua presenza, a tratti anche (volutamente) eccessiva. Il picco assoluto di questa presenza ingombrante e insieme effettivamente reale della tecnologia, la vediamo nelle sequenze nel prefinale della festa, quando il grande schermo collocato all'interno del fienile, fa da contraltare alle videocamere nascoste dalla moglie dello sceriffo Dewey Riley: un vero tripudio orgasmico voyeuristico portato avanti dalle protesi tecnologiche della ripresa. Credo che questa sia la riflessione più importante di tutto il film, cioè il descrivere l'attualità di una nuova generazione di giovani completamente appiattita sul versante esibizionistico-voyeuristico della relazione sociale. In fondo anche il finale, circonvoluto e barocco, ma anche assai rispettoso delle regole auree drammaturgiche del cinema horror classico, porta avanti queste riflessioni, e lo fa con leggerezza, cioè senza "fare la morale". Lo sviluppo della storia contiene inoltre molti spunti autoironici (vedi la battuta su Bruce Willis del poliziotto nero appena accoltellato da Ghostface), nonchè parecchie citazioni appartenenti alla horror teenager culture, e proprio in questo senso "Scream 4" si propone esplicitamente come operazione metafilmica. Lo fa tuttavia attraverso modalità che da una parte rimangono saldamente ancorate a stilemi ortodossi, e che dall'altra riscrivono il genere slasher inserendolo con perfetta pertinenza estetica nel mondo di oggi. Uno slasher che sa dunque ben interpretare costumi e derive di un gruppo sociale giovanile odierno, totalmente assorbito e plagiato dalla cultura dell'immagine. Sul piano tecnico, alcuni movimenti di macchina sono magistrali, come nella lunga sequenza della classe del college dove si passa da soggettive con la web-cam di Robbie e Charlie, alla macchina da presa di Craven. Effetti speciali e sonoro sono ingredienti ben temperati e integrati all'interno della gestione scenica del plot, e non mancano di verve perturbante, così come alcune sequenze thrilling (vedi quella dell'armadio che Kirby sta per aprire, incitata dalla voce gracchiante dell'assassino al telefono). In sintesi "Scream 4" vede quella vecchia volpe di Wes Craven molto ispirata e desiderosa di riflessioni metafilmiche e cine-storiografiche di grande attualità in tema di horror, come non capita spesso di vedere nello stagno remakkettaro hollywoodiano. Da vedere. Regia: Wes Craven Sceneggiatura: Kevin Williamson Cast: Neve Campbell, David Arquette, Courteney Cox, Lake Bell, Ashley Greene, Hayden Panettiere, Rory Culkin Nazione: USA Produzione: Dimension Films, Corvus Corax Productions, Outerbanks Entertainment Anno: 2010 Durata: 111 min.
il mio giudizio è ovviamente più di parte, essendo fan sia della saga, del teen, che del metacinematografico in generale.
RispondiEliminaperò il tuo parere "tecnico" mi dà conferma che questo è un remake valido anche da un punto di vista più distaccato. e io in genere non amo molto i remakes...
Devo ancora vederlo, ma per partito preso contro il Cannibale farò di tutto per parlarne male. ;)
RispondiEliminaIn fondo, sono un non fan della saga.
@ Caro Marco, io in genere odio i remake, perchè bisogna essere proprio bravi a farli (non cito nemmeno il mitico "The Thing" di Carpenter). Questo "Scream 4", più che un "remake", mi è perso un film celebrativo-commemorativo-autoriflessivo, il che lo pone assai al di sopra di un solito remake. La tua recensione mi piaciuta molto, perchè sottolinea versanti del film che io non avevo visto (e che forse, appunto solo un fan può vedere).
RispondiElimina@ MrJamesFord: grazie della visita e dell'aggiunta nel followers di Google che ricambierò :) Mi raccomando, trattami bene il mio amico Cannibale, che scrive così bene e sforna recensioni con modalità da guinness dei primati :)
Ciao,
RispondiEliminaeh, sì, sai sempre dove andare a parare e rimani uno dei miei blogger preferiti. E non scherzo.
Craven ha saputo fare davvero un ottimo lavoro e tu hai tirato fuori il meglio dalla pellicola. Noti che sono completamente d'accordo cone te? ;)
In tema di "grandi vecchi" attendo sempre per "The Ward" ;)