Una bucolica e serena isola irlandese viene improvvisamente invasa da mostruose creature tentacolari che seminano il panico tra la popolazione. Ma fuggire dall'isola è impossibile, dal momento che una violenta tempesta scuote le acque del mare circostante. Quanto tutto sembra ormai perduto, si scopre che le malefiche creature sono allergiche all'alcool, e anche a coloro che ne assumono una certa quantità. I superstiti decidono quindi di barricarsi dentro un pub, e per resistere agli attacchi degli alieni cominciano a bere a più non posso...
"Grabbers" di Jon Wright, è un simpatico, pacioso film che secondo me solo una mente irlandese poteva partorire, cioè una mente anglofona ma non proprio inglese. Gli irlandesi sono infatti, a mio avviso, i meridionali dell'area nordica: amano far caciara, bere, suonare la sera i loro allegri e insieme malinconici reel nei pub godendosi le fresche brezze serali che provengono dal mare. Il mio cane, poi, è proprio un Setter irlandese e quindi personalmente ce l'ho un pò in casa l'Irlanda e ho ben presente il suo carattere, la sua indole, nel caso del mio cane insieme dolce e burrascosa, affettuosa e testarda. Questo film è esattamente così, è come un Setter irlandese che scorrazza dolcemente in su e in giù, selvaticamente, senza la pretesa di un messaggio "alto", ma al contrario solo desideroso di proporre un'opera di "cultura popolare", quasi fumettistica, ricorsiva, anche ripetitiva nelle stereotipie di genere, ma confezionandola con gusto, con un sapore come può essere quello di un appetitoso ma popular Irish Stew servito in un pub del Donegal insieme ad una buona pinta di Smitwicks. E' quello che ci vuole, ogni tanto, per farci assaggiare appieno il sapore della vita che scorre nei suoi fiumi carsici sotterranei che poi risalgono inaspettatamente, disordinatamente in superficie sorprendendoci, tanto quanto fanno, potremmo dire, i mostruosi alieni che affiorano dal mare che circonda nel film la dolce e bucolica isola di Erin. "Grabbers" è cioè un film senza alcuna pretesa, una fiaba nordica come tante altre attraversata inoltre da una deliberata ironia che sfiora il comico in molti punti, che rimanda ai vari "Creepshow" degli anni '80, che omaggia il "mostro" tentacolare, mucillaginoso e alieno di molti altri film di questo genere che abbiamo visto. Ulteriore elemento interessante di questa pellicola è la volontà di Wright (il quale viene peraltro, non dimentichiamolo, dal teen movie "Tormented" - 2009, che si muove in un ambito più "serio" di critica sociale rispetto al tema delle psicopatologie dei gruppi giovanili), consiste nel legare insieme il tema del piacere per il bere socialmente condiviso, al limite dell'alcolismo nei paesi nordici, Irlanda compresa, a quello del genere horror su impianto mitografico lovecraftiano. Anche qui abbiamo infatti una specie di "mostro di Dunwich" che "impreca e gorgoglia al centro dell'oscurità", dell'abisso marino, ma questo mostro viene subito demistificato mediante il registro retorico dell'ironia, versata a dosi industriali. Il mostro è infatti allergico all'alcol, sostanza naturale tra le più amate da Irlandesi e anglosassoni in generale. Questo escamotage drammaturgico di per sè demenziale e divertentissimo, permette così di creare un link improbabile quanto solidissimo all'interno di uno script di questo tipo. Ma credo che il protagonista principale del film sia decisamente il gruppo, la comunità di Erin, eccezionale cast che dà il meglio di sè nelle lunghe, chiassose sequenze della festa alcolica al pub, organizzata da i due poliziotti della Garda locale, Cìaran O'Shea (Richard Coyle) e Lisa Nolan (Ruth Bradley): vecchi pescatori dalla folta barba bianca vestiti con maglioni pesanti delle Isole Aran, vecchiette con cappellino stile Regina Elisabetta che si scolano pinte di birra rossa, ragazzi ubriachi che si baciano dietro i separé del pub, biologi un pò ossessivi completamente brilli che affrontano il mostro nel più completo delirio alcolico. Ma direi che è Ruth Bradley, la giovane poliziotta Lisa Nolan, a splendere come un'alba sulle Cliffs of Moher presso Doolin. La sequenza in cui si ubriaca per la prima volta mi ha fatto subire una meravigliosa regressione nel ricordo della mia prima (e praticamente unica) sbronza, quando avevo 17 anni, in un locale di Varsavia, nel quartiere centrale di Stare Miasto. E per questo la ringrazio di cuore. "Grabbers" è un film certamente da vedere in questi giorni di Halloween che stanno arrivando, magari sorseggiando una birra rossa con accanto il proprio cane vicino al camino acceso (se non fa troppo caldo come nei giorni di questo ottobre insolito). E' un film che genera davvero spensieratezza, che libera la mente da tutta la spazzatura che ci riversa addosso la televisione ogni giorno. Per non parlare dei paesaggi irlandesi che i lunghi piani sequenza di Wright ci mostrano delle coste irlandesi, dei sassi levigati e scuri come appoggiati sulle spiagge di sabbia, delle balenottere spiaggiate sulla rena. Con un prefinale e un finale da fuoco d'artificio comico-orrorifico, "Grabbers" non spaventa affatto, sia chiaro, pur costruendo alcune sequenze ben fatte ed efficaci (come l'attacco del mostro nel bagno di Paddy Barrett), ma ci lascia con un sorriso sornione sulle labbra al termine della visione, effetto dovuto al semplice fatto che è il film stesso a sorriderci e a farci ridere in modo disarmante dall'inizio alla fine della pellicola. "Grabbers": consigliato soprattutto per la sua sapida, sconclusionata, eccentrica, joyciana "irlandesità".
Regia: Jon Wright Soggetto e Sceneggiatura: Kevin Lehane Fotografia: Trevor Forrest Montaggio: Matt Platts-Mills Musiche: Christian Henson Cast: Richard Coyle, Ruth Bradley, Rissel Tovey, Lalor Roddy, David Pearse, Bronagh Gallagher, Pascal Scott, Clelia Murphy Nazione: UK, Irlanda Produzione: Forward Films, High Treason Productions, Irish Film Board Durata: 94 min.