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domenica 13 ottobre 2013

I spit in your grave 2, di Steven R. Monroe (2013)



Katie è una giovane donna che ha un sogno nel cassetto: diventare una modella. Quando arriva a New York alla ricerca di agenzie fotografiche cui inviare il suo book, non potrà immaginare l'incubo in cui ben presto finirà. Rapita e portata da uomini sconosciuti, Katie subirà ogni tipo di vessazione e tortura. Data per morta dai criminali che l'hanno rapita, viene abbandonata chiusa dentro ad un baule. Ma per lei non è ancora il tempo di morire. Il tempo che le si apre davanti è invece quello della vendetta...

Una minestra riscaldata è quella che è. La può fare anche Gualtiero Marchesi, ma se è riscaldata c'è poco da fare. E' quello che possiamo dire in esergo al commento di questo film di Steven R. Monroe, che pure aveva mostrato felici ispirazioni nel suo primo "I spit in your grave" (remake) del 2010, rifacimento dell'originale di Meir Zarchi del 1978. Rifacimento molto omaggiante e che vedeva lo stesso Zarchi tra gli sceneggiatori. Monroe desidera battere il chiodo sullo stesso legno, ma questa volta chiama all'opera due sceneggiatori freschi freschi e cioè Neil Elman e Thomas Fenton, che sono però freschi fino a un certo punto, avendoli già visti all'opera in altri film del tutto secondari se non dannosi per la storia del cinema, come ad esempio "Saw IV" (2007) (Fenton) e "Mongolian Death Worm" (2010) (Elman). I due si mettono a tavolino e scrivono una storia a mio avviso pallidissima, a tratti stucchevole (a partire dalla scelta della ragazzina con il sogno di diventare fotomodella, ma su tale aspetto torneremo), e soprattutto cotta e stracotta. Lo script punta molto sulla fragilità e solitudine di Katie (Jemma Dallander) arrivata in un'anonima, fredda e impersonale New York a cercare fortuna: è una ventenne qualsiasi, carina ma non bellissima, che si suppone sia fresca di uno fra i tanti College della provincia statunitense. E' Capuccetto Rosso, e sua mamma la manda tranquillamente nel bosco senza curarsi del lupo cattivo. Lo script ci dice  questo a chiare lettere e costruisce tutta la prima parte del film su tale mitema banalissimo, frusto oserei dire e che vorrebbe appoggiarsi su una critica sociale della cultura dell'immagine cui tante adolescenti odierne sono sedotte, senza tuttavia apportare nulla di originale a tale critica, ma anzi, al contrario, spostando il tutto sul piano di un conflitto maschile-femminile di un semplicismo sconcertante e anche pericoloso. Il film a tratti sembra addirittura, a mio modesto modo di vedere, strizzare l'occhio a certo cinema à la Eli Roth, con quello spostamento di luogo in Bulgaria, ambiente slavo, transilvanico, nota patria del Dracula stokeriano. Anche in questa strizzatina d'occhio ravviserei una certa ambiguità nel voler guidare seduttivamente per mano lo spettatore in territori cinematograficamente consueti, per poi procedere nell'allestimento di una seconda parte, dedicata al revenge, che vorrebbe stordire lo spettatore mediante facili identificazioni con la vittima. Se nel primo film del 2010, Munroe era riuscito a confezionare un'opera quantomeno apprezzabile, commemorativa e innovativa insieme,  innanzitutto non infiltrata da ipocrisie e rimandi seduttivi di qualsiasi natura, presentandoci una protagonista a tutto tondo, e attraverso una regia sufficientemente fredda, in questo secondo esperimento il regista newyorkese si perde tra le scartoffie di Elman e Fenton, lasciando loro, purtroppo, la libertà di organizzare un gruppo di cattivi molto poco credibile. Anzi, i due sceneggiatori scivolano, rompendosi il collo, proprio sull'idea di presentarci  una famiglia disfunzionale bulgara dedita al rapimento di ragazzine statunitensi per poi darle in pasto alle pulsioni ignobili di tutti i parenti di volta in volta riuniti per l'occasione. E scivolano perché già quest'idea è troppo macchinosa e bolsa, e poi perché la resa finale di tutti gli attori, così come dell'armamentario sadico che mettono in pratica, risulta molto poco efficace. Ma torniamo al tema della vendetta di Cappuccetto Rosso sui lupi cattivi, e sul conflitto maschile-femminile, così come ci viene presentato dalla poetica di Munroe. Ritengo sia questo il punto più dolente di questo film. Tutta la vendicatività femminile è rappresentata senza alcuno spessore, ed anche con un certo "maschilismo di ritorno" che si manifesta attraverso una sostanziale processo di identificazione della  protagonista con la ferocia maschile. Sembrerebbe che il regista ci voglia convincere che l'unico strumento a disposizione di Katie sia un desiderio mimetico che capovolge biblicamente il male inferto a lei nel suo opposto speculare. Si tratta quindi di un'operazione di rispecchiamento narcisistico, secondo cui il femminile trova una sua linea espressiva solo nel riprendere temi maschili, anche nel sadismo. D'altra parte Katie, fin dall'inizio desiderava entrare nell'occhio fotografico dell'uomo-fotografo, solo questo la muove, e non altro. Credo sia questo elemento sottilmente e implicitamente maschilista, che ci presenta cioè una ventenne avviluppata nel desiderio dell'Altro-Maschile, l'aspetto più violento del film e che mi ha fatto cadere in disgrazia Monroe dopo la buona prova del suo precedente film. La violenza presentata dalle sequenze di tortura, soprattutto quella di lei sui maschi, prende solo il tempo che trova e diventa subito minestra riscaldata, e neanche cucinata da Gualtiero Marchesi, come dicevo, ma da un Monroe qualsiasi. "I spit in your grave 2": da evitare per i vari motivi fin qui descritti, ma in particolare per la sua colpevole ambiguità.
Regia: Steven R. Monroe  Soggetto e Sceneggiatura: Neil Elman, Thomas Fenton  Fotografia: Damian Bromley    Montaggio: Kristina Hamilton-Grobler   Cast: Jemma Dallender, Joe Absolom, Yavor Baharov, Aleksandar Aleksiev, Mary Stockley, Michael Dixon, Valentine Pelka    Nazione: USA   Produzione: Cinetel Films    Durata: 106 min.
   

16 commenti:

  1. il primo non mi era dispiaciuto pur con i suoi coni d'ombra, questo mi puzzava e infatti...mi dai la conferma...

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  2. Io l'ho trovato stracolmo di problemi e anche io ho apprezzato di più il primo.
    Io però trovo che il livello bassissimo della pellicola e la distribuizio solo home, la renda poco avvezza all'analisi di sottotesti che ho trovato, in effetti, banali ma molto fumosi e sparati alla ca..o per dare un senso al massacro del secondo tempo.
    L'ho guardato senza sguardo critico e si è lasciato guardare. Poi, come dici tu, lascia il tempo che trova e in giro c'è di meglio! ;)

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  3. @ Bradipo: sì, sono due film totalmente distanti. Non so se questo vale davvero la pena di vederlo.

    @ Eddy: sì, hai ragione, questo tipo di distribuzione non favorisce una visione critica lucidissima. Si fa guardare sì, ma anche dimenticare, a mio avviso.

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  4. ma dai stronchi sempre tutto, sei più letale della protagonista di sto film...XDXD

    Scherzo ovviamente ;-) boh a me è piaciuto, le scene gore son ben fatte, il cast se la cava bene, la regia di Monroe non male.
    Certo non resterà negli annali del cinema horror, ma a mio avviso merita una visione.

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  5. @ Myers: se io stronco sempre tutto, potrei dire che tu invece sei di bocca troppo buona. Mi spieghi per esempio dov'è che "il cast se la cava bene"? Ti sembra una famigliola disfunzionale ben costruita? Hai mai dato un'occhiata a "Mum & Dad" di Steven Sheil, tanto per fare un paragone tra famigliole perturbanti che mi sembra utile?

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    1. io sono di bocca buona, a volte troppo è vero non posso negarlo.

      Mum and Dad l'ho visto e mi piace molto, sicuramente più dei due I spit, ma trovo che cmq in questo sequel l'angoscia il dolore poi la furia della ragazza sian resi bene dalla bella attrice e gli aguzzini non mi son sembrati caratterizzati male.

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  6. sinceramente trovo più interessante e (sicuramente più cattivo e scorretto come l'horror dovrebbe essere) questo film con tutti i suoi limiti che ne ha eh, piuttosto che l'ennesima ghost story proposta da Wan, magari col finale da mulino bianco ;-)

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  7. @ Myers82: sono d'accordo sui finali da mulino bianco di certi film, anche se non capisco tutto questo accanimento su Wan e non su altri bersagli più pertinenti. Comunque, a parte Wan, concordo sul fatto che un film perturbante debba essre costruito in modo da lasciare l'amaro in bocca e non un sapore di rosolio ottocentesco. Continuiamo in ogni caso la nostra instancabile ricerca di "pezzi forti", aldilà di questi film secondari, alla Monroe, appunto. In alto i cuori.:)

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    1. no beh non è che mi accanisco con Wan, voglio bene al buon James cito lui perché nel giro di poco ha girato diversi film tutti uguali e che appartengono ad un filone che malsopporto.

      Concordo sul fatto che il film di Monroe sia secondario alla fine non è certo un cult, ma imho è stata una visione piacevole

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  8. @ Myers82: no, ma certo, rispetto a certe orripilazioni ad opera di Michael Bay, certo che Munroe ha decisamente più spessore :)

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    1. ahahahha povero Michelino, tutti che lo detestano, ti dirò alcune cose che ha fatto sono da denuncia, ma altre sono imho validissime, è un regista molto caciarone, ma quando vuole i film belli li sa fare (vedi Pain & Gain) ;-)

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  9. Gruppo:

    Vi consiglio di barattare l' eventuale visione di "Insidious2" Con una bella pizza.

    A presto, Angelo.

    Cristian

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  10. No, anche tu Cristian mi crocifiggi Wan?!

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  11. psiche nessuno crocifigge Wan, anzi in rete leggo ovunque che è un dio e che le sue storielle sui fantasmi sono dei capolavori XD

    Dico solo che per certi film non ci sono vie di mezzo, un film anche valido ma nulla più come l'evocazione viene considerato una pietra migliare quasi alla pari di Shining e un film come questo, anch'esso valido viene considerato mondezza.

    Ovviamente non mi riferisco a te, il mio è un discorso fatto in generali ;-)

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  12. Angelo:

    Non ho visto l' Evocazione e reputo questo film pretenziosa spazzatura.

    Notte : )

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