New Orleans. Dylan Dog viene assoldato da una donna che dichiara di aver visto suo padre essere ucciso da una misteriosa creatura. Muovendosi con la sua tipica astuzia da strada, il suo revolver e un piccolo arsenale di armi paranormali, Dylan Dog cercherà di riportare ordine e pace là dove ora c'è solo morte e interrogativi...
Sarò franco fin da subito: questa versione cinematografica del noto personaggio di Tiziano Sclavi, uscito per la prima volta in edicola nel lontano ottobre 1986, è veramente brutta, mal scritta e mal girata. Soprattutto perchè il Dylan Dog impersonato da Brandon Routh nulla ha a che vedere con lo spirito originario che ha generato il personaggio del fumetto; un personaggio assolutamente londinese, ruperteverettiano, proto-emo, proto-dark, molto all'antica nel senso di antimoderno per eccellenza, mosso da pulsioni tardo-adolescenziali che si mescolano a rimandi gotici e ossianici. Il "vero" Dylan Dog è cioè un personaggio molto creativo, che attraversa un universo di associazioni immaginarie e culturali assai spesse (ricordo il titolo di un numero, "Golconda!", che riprendeva quello di un famoso quadro di Reneè Magritte), e lo attraversa con passo leggiadro, aggraziato e simultaneamente perturbante. Qui, nel film di Kevin Munroe, ci troviamo di fronte a un Dylan Dog trasformato in macchietta da serie televisiva pomeridiana per preadolescenti annoiati, una specie di Tom Cruise in minore per palati facili statunitensi di provincia. Una vera pena doverselo sorbire, dopo aver letto molti numeri di quel mitico fumetto italiano, e viene da chiedersi come mai Sclavi non sia insorto mediante apposite conferenze stampa, allo scopo di negare qualsiasi vicinanza a questo obbrorio filmico (ma le royalties sui diritti d'autore probabilmente sono in grado di tacitare qualsiasi nobile intento...). Il resto della ciurma di attori, suddivisa in modo equo tra buoni e cattivi, è pedissequa e (ancora) televisiva al duecento per cento. E' cosa buona e giusta stendere un pietoso velo di silenzio sulla storia, scritta a quattro mani da Oppenheimer e Donnelly (che hanno firmato il recentissimo "Conan il Barbaro" del tremendo Marcus Nispel, che uscirà negli States il 18 agosto 2011, nonchè altre cosucce insipide e inutili tra cui "Sahara", del 2005). I due writers, dopo questa nefasta performance, penso fermamente siano da evitare come un'epidemia di Escherichia Coli, e sono loro, naturalmente, più che il regista, i principali responsabili di questa disastrosa riduzione cinematografica di Dylan Dog. Mettono sul piatto una storia senza capo nè coda, chiamando a raccolta zombies, vampiri e licantropi, cioè tutti i mostri dell'immaginario horror mondiale di tutti tempi, sperando di poterli contenere in uno script che non esploda nel vuoto pneumatico su cui è costruito. Speranza vana, ovviamente, poichè i mostri in guerra messi in scena posseggono una credibilità estetica pari a quella di un imbianchino di Voghera (marito della famosa casalinga) messo a restaurare la Cappella Sistina. Dialoghi da asilo Pini, musiche da pubblicità di pandoro natalizio, CG e reparto effettistico tipo "art attack" per bambini, riducono il film a uno psedurutilante sfondo di cartapesta, che nel corso del minutaggio si inclina fino a cadere del tutto sbriciolandosi in mille pezzi. Davvero il nostro buon Dylan di Tiziano Sclavi, si meritava qualcosina di più, tanto più che i due geniali sceneggiatori eliminano subito uno dei personaggi fondamentali delle storie di Dylan, cioè l'aiutante Groucho, sostituendolo con Marcus, zombie "buono" e amico dell'"indagatore dell'incubo". Il perchè di tale scelta non la conosciamo, ma tale improvvida decisione è a mio avviso una spia della superficialità del gruppo di writers-più-regista al lavoro. Inutile dire che il film non spaventa neanche per un secondo, e neppure si avvicina mai alla sottile vena ironica e al senso del macabro che caratterizzano le storie a fumetti originali. "Dylan Dog: Dead of Night": sconsigliatissimo, issimo.
Regia: Kevin Munroe Sceneggiatura: Joshua Oppenheimer, Thomas Dean Donnelly
Fotografia: Geoffrey Hall Montaggio: Paul Hirsch Musica: Geoffrey Hall Cast: Brandon Routh, Peter Stormare, Anita Briem, Taye Diggs, Sam Huntington, Brian Steele, Kurt Angle, Randal Reeder, James Hébert, Courtney Shay Young Nazione: USA Anno: 2010
Fotografia: Geoffrey Hall Montaggio: Paul Hirsch Musica: Geoffrey Hall Cast: Brandon Routh, Peter Stormare, Anita Briem, Taye Diggs, Sam Huntington, Brian Steele, Kurt Angle, Randal Reeder, James Hébert, Courtney Shay Young Nazione: USA Anno: 2010
Ahahah, bella recensione cattiva. Prima o poi la guarderò anch'io, questa trasposizione, anche solo per poterne parlare male. :)
RispondiEliminaMi associo completamente a Simone.
RispondiEliminaCe l'ho lì in attesa, appena mi viene voglia di massacrare un film, me lo schiaffo.
Si, vai BVZP! La malvagità verso queste porcherie è solo linfa vitale... è_é
RispondiElimina@ Simone: credo che di fronte a un film simile, si poteva essere anche molto, molto più cattivi. In alcuni punti mi sembrava di sparare sulla croce rossa: è per questo che ho detto di voler stendere un pietoso velo di silenzio sullo script :)
RispondiElimina@ MrJamesFord: buona visione!
@ Eddy: concordo. Essere "cattivi" ogni tanto fa molto bene alla salute psichica :)
nonostante non abbia mai letto dylan dog, ho paura di rimanere comunque scandalizzato dal trattamento che gli hanno riservato qui... :D
RispondiElimina@ Marco: io conosco e ho letto almeno i primi 100 (e oltre) numeri, che erano di un certo livello. L'ultimo Dylan Dog non so come sia diventato, perchè non ho tempo di leggerlo, tuttavia questo film è sembrato anche a me uno scandalo :/
RispondiEliminaDelusione limitata dal fatto che era tutto percepibile da trailer, foto e presupposti, un po' come confrontare le tavole del fumetto ai fotogrammi. Al cinema quasi irritazione, questo perché chi non è pratico di DYD (pochi) può aver pensato che il mondo che ha accompagnato per decenni tanti horror fan sia stato quello...
RispondiEliminaAh, Groucho non c'è causa mancanza di diritti per il mercato USA, che poi sono quelli del reale Groucho Marx. :)
@ Occhio sulle imressioni: uh grazie per queste notizie che non sapevo. E della visita :)
RispondiEliminaConcordo al 100%! Lo vidi al cinema e mi sono rifiutato a parlarne sul mio blog perchè già era patetico guardarlo, figuriamoci scriverne! Il personaggio di Dylan è talmente spersonalizzato da diventare un'etichetta da appiccicare alla prima storia banale venuta in mente agli sceneggiatori. Il finale poi fa veramente schifo, non c'è nemmeno una lotta decente in grado di coinvolgere! 4/10
RispondiEliminaTi leggo assiduamente! Siamo un bel cerchio horrorofilo! ;)
RispondiElimina@ Alan Parker (Antonio): mi rallegro della sintonia, che peraltro è sempre piuttosto elevata tra noi (e tra di noi dell'ottimo circuito HorrorNews24). Il film è davvero orrendo, ma va secondo me recensito per produrne così una giustamente cattiva pubblicità :)
RispondiElimina@ Occhio sulle Impressioni: anch'io ti seguo, nel cerchio magico horrorofilo :)
Uhm...Sai che ho al limite scorso con rapidi scatti ottici le figure di alcuni numeri del celeberrimo fumetto?
RispondiEliminaCerto l' idea di colmare le nuvolette con questi impensabili dialoghi è raccapricciante.
Non avendo termine di paragone con le tavole originarie, mi rimetto ai tuoi filtri, Angelo.
Un' osservazione: "Passi il fumetto, ma credo che per il soggetto reale, certe identificazioni celino pericolose trappole e smascherino la menzogna di fondo, sguarnendo da insostenibili ambivalenze e dettando un modus vivendi ed un percepibilecompletamente distorto".
Cristian
Caro Cristian, ti consiglio vivamente la lettura dei primi numeri di "Dylan Dog". bella la grafica e interessanti le storie horror. Magari il numero uno lo sii trova, ma molti altri di quel periodo sicuramente si, soprattutto se cerchi in certi mercatini dell' usato. Una spensierata e buona lettura per l'estate, inoltre:)
RispondiEliminaAngelo:
RispondiEliminaRingrazio e considero, necessito di leggerezza.
Cristian
@ Cristian: si figuri, Sir :)
RispondiEliminaUno dei peggiori adattamenti da fumetto a film, e la cosa peggiore è che si tratta di un fumetto che aveva tutte le carte in regola per riuscire benissimo. L'errore è stato darlo in mano agli americani, che dopo l'entusiasmo iniziale, non hanno avuto voglia di approfondire il personaggio, riciclando un plot che forse era destinato al lungometraccio di Buffy...
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