Mia, figlia undicenne di John Farrow, è costretta a fronteggiare i demoni della sua infanzia. Purtroppo questi demoni sono molto più che immaginari: sono infatti esseri reali, sanguinari e omicidi, che non esiteranno a tormentare lungamente la famiglia della ragazzina, e non solo...
Dopo gli interessanti (ma non molto di più) "Intacto" (2001) e "28 weeks later" (2007), il quarantacinquenne regista spagnolo Fresnadillo, si muove alla scoperta del "vero" genere horror, ammiccando a del Toro e ad altri spcimen cinematografici affini, ripescando nel mare magnum dei mostri crepuscolari che vengono a visitare i nostri figli, o la parte di noi bambina, mai sopita, mai veramente addormentata e tranquilla. Il film che Fresnadillo arriva a costruire è tuttavia molto barcollante, sotto ogni profilo, sebbene il soggetto farebbe anche ben sperare, proprio perchè toglie di mezzo ogni alone differenziativo tra mondo adulto e mondo infantile, dal punto di vista della condivisione di una paura che si fa palpabile e reale mano a mano che la pellicola scorre sotto i nostri occhi. Non siamo cioè più di fronte al povero bambino che non viene creduto dai genitori quando racconta che nella sua cameretta c'è il babau che lo viene a trovare ogni notte. Il babau se ne frega del paparino e vorrebbe uccidere anche lui, se passa sulla sua strada inesorabilmente tracciata. Fin qui tutto bene. Non fosse che Fresnadillo si incarta in lunghi, pedanti piani sequenza, tutti concentrati sulle figure dei bambini sconvolti dalle intrusioni serotine, come se volesse presentarci una specie di documentario, ma molto patinato e assolutamente filmico su un fenomeno inspiegabile, sebbene chiaramente esplicitato come "storia", "fiaba", e non altro. Ma è appunto la noia "fiabesca" (nel senso della "fabula" jacobsoniana) che uccide questo film, più altre lacune non da poco che attengono alla sceneggiatura, e di cui diremo tra breve. Il film sembra partire a razzo attraverso un montaggio alternato tra interni ed esterni bui e umidicci fatti di vicoli e scale antincendio su cui si aggira la "bestia". L'incipit si risolve però in modo frettoloso e spento, facendo irrompere ampi squarci londinesi aperti e luminosi, come a dirci presuntuosamente: 'attenzione, questo è solo l'aperitivo, poi ne vedrete delle belle'. Non è così: di belle non ne vedremo affatto, se non un uso di macchina e fotografia molto talentuosi (forse soprattutto la fotografia lievemente ma percettibilmente sgranata di Enrique Chediak, che sembra voler fare il primo della classe a tutti i costi). Tutto il plot si arrotola e srotola su una sceneggiatura bicefala che ambienta la medesima storia ma in un due location geograficamente differenti, Madrid e Londra. Non è dato capire il motivo recondito per cui Casariego e Marques (i due writers) abbiano optato per questa soluzione: forse anche loro per mostrare il loro virtuosismo narrativo, ben lontani dalla consapevolezza che, così facendo, mandavano a ramengo una coerenza di fondo di cui lo spettatore sente il bisogno fin dall'inizio del racconto. Lo spettatore rimane così "assetato" di una coerenza che la sceneggiatura gli sottrae senza dargli in cambio un bel nulla. Lo script si limita infatti a mostrare due livelli lontani tra loro di una stessa "fiaba" nera, livelli che permangono nel loro iperuranio narrativo senza colpo ferire, aldilà di un punto di congiunzione che non convince comunque. Juan (Izàn Corchero), il bimbo madrileno, appare come il più tormentato e solo di fronte alle forze brute del Male che vuole divorarlo. Mia (Ella Purnell) sembra spassarsela un pò meglio, circondata da un Clive Owen (John) e da una Carice van Houten genitoriali e affettivi al punto giusto. Ma quelli di Mia e Juan sono comunque due mondi lontani ed eccentrici che Casariego e Marques separano in due galassie distanti, come due pianeti lontani anni luce l'uno dall'altro. Pessima idea per una sceneggiatura che di inquadratura in inquadratura si volge pure al mistico religioso, introducendo insulsamente due preti, uno anziano e l'altro giovane, con l'unico risultato di impastrocchiare ancora di più un intreccio che aveva invece bisogno di maggiori semplificazioni e più linearità. Alcune recensioni che ho letto, "salvano" Fresnadillo sul piano della pura regia, affermando che "gira bene" tutte le sequenze. Non sono d'accordo neppure su questa visione ottimistica di un film che lascia solo il tempo che trova. Fresnadillo si fa invece aiutare dalla fotografia, per girare una storia noiosissima e banale in quanto trascrizione ispano-hollywoodiana di un qualsiasi ritrito "boogeyman". Anche le sequenze di lotta tra John e il "mostro", seppur ben condotte, risultano fredde e irrisolte, senz'anima. Quindi, a mio avviso non è neanche tanto vero che Fresnadillo "gira bene", come alcuni sentenziano. "Intruders" è in sintesi un contenitore vuoto, che neppure nel prefinale e nel finale oniroide si risolleva, anzi si affossa definitivamente, sul piano del Perturbante. Come vedete, non c'è nulla da salvare, a parere di chi scrive, di questo film, del quale quindi sconsiglio senza ombra di dubbio la visione.
Regia: Juan Carlos Fresnadillo Soggetto e Sceneggiatura: Nicolàs Casariego, Jaime Marques Fotografia: Enrique Chediak Musiche: Roque Banos Cast: Clive Owen, Daniel Bruhl, Carice van Houten, Kerry Fox, Ella Purnell, Pilar Lòpez de Ayala, Lolita Chakrabarti Nazione: Gran Bretagna, Spagna, USA Produzione:Antena 3 Films, Apaches Entertainment, Universal Pictures.
Ultimamente, tra gambe rotte e film di... ehm... "vuoti", te la stai passando proprio bene!
RispondiEliminaPerò da Fresnadillo ci si poteva aspettare di più. Peccato.
Ti consiglio di dare un occhio all'utimo di Balaguerò, "Mientras duermes". Molto carino. E secondo me pane per i tuoi psico-denti ;)
Fresnadillo mi è sempre piaciuto, pensa che trovo molto più piacevole e stimolante il suo 28 settimane dopo che il capostipite di Boyle. Però la trama di questo Intruders incuriosisce davvero gran poco, e quello che scrivi mi allontanano già adesso...
RispondiElimina@ Eddy: tolto il gesso (finalmente), ma la gamba non è ancora in gamba, ahimè. "Mientras duermes" era nella lista, ma in questo periodo sto preparando un lavoro da portare a un congresso a Roma, e ciò è defatigante di suo :)
RispondiElimina@ Simone: Stanne alla larga da questo "Intruders", dammi retta...:))
Mientras duermes non è che l'ho trovato proprio convincente al 100%, però mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Di questo film non mi attira nulla...nemmeno il regista sinceramente.
RispondiEliminatotalmente d'accordo. Intruders è un bellissimo involucro con il nulla dentro, intarsiato , bellino, confezionato bene ma assolutamente vuoto. Ho sbirciato in giro per il tuo blog e mi piace come posticino. Credo che verrò a trovarti molto volentieri!
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