In un futuro non molto lontano, Syd March è un giovane che lavora per una società che fornisce servizi molto speciali: l'azienda commercia in malattie che hanno ucciso famose stelle del mondo della musica e dello spettacolo, e da cui i loro fan fedeli desiderano essere infettati per provare le stesse sensazioni psicofisiche dei loro idoli. Il lavoro di Syd consiste nel consigliare ai clienti il virus che fa per loro. Ma Syd non ne ha mai abbastanza di denaro, e così mette in piedi un'attività clandestina: ruba malattie e le spaccia a clienti ovviamente paganti, nascondendo tali traffici all'azienda. Quando tuttavia Syd si ammala della malattia della sua eroina preferita, la giovane e bella Hanna Geist, ecco che il giovane diventa bersaglio del desiderio feticistico di molti clienti. Per salvarsi la pelle dovrà svelare il mistero che avvolge la morte della ragazza...
L'impatto estetico-perturbante di quest'ultima opera di Brandon Cronenberg è considerevole. A partire dalla locandina, potremmo dire, che evoca un'aura sanitaria asettica e insieme misteriosa, che è poi lo spirito che aleggia in tutto il film, un perfetto mix di immagini algide e decomposizione corporea, da sembrare ispirato alle opere di Francis Bacon. Il sottotesto principale che muove le fila della narrazione filmica è senza dubbio una riflessione sulle nuove, moderne, attuali forme di feticismo diffuso, planetario. Un feticismo non più chiuso nella psicopatologia del singolo, non più eccezione alla regola, alla normalità dei più, bensì "malattia" psichica delle masse, dei gruppi, forse dell'umanità, sebbene Cronenberg non si spinga in territori antropologici o filosofici nella sua personale riflessione sul tema, e giustamente. Cronenberg si limita a girare una storia che rivitalizza lo stile di suo padre, le sue intuizioni geniali, la sua estetica. Tale operazione viene effettuata essenzialmente attraverso un lavoro sull'immagine, sempre luminosissima, asettica, fredda, ma che subito abbraccia l'orrido-perturbante generando un equilibrio visivo che si fa tuttavia portatore di profonde inquietudini. E' come se fossimo portati in un perfetto giardino zen che rimane sempre lindo e pulito, ma nel quale appaiono improvvisamente i segni inesorabili di un'infezione mortale, senza scampo. Bellissime le sequenze in cui vediamo i giovani dipendenti della Lucas Clinic che chiacchierano tranquillamente di autopsie e intossicazioni alimentari, mentre camminano su sfondi immacolati e vestono sobriamente in giaccia e cravatta. Crononberg non utilizza mezzi splatteriformi o effetti speciali particolarmente raffinati per stupire quel tanto che basta e condurci così al botteghino. Anzi, al contrario centellina sangue e carne come un vino pregiato d'annata; ma è giustappunto questa ritmica lenta ed equilibrata tra stile zen e feticismo del corpo a generare una sottile, continua e persistente inquietudine nello spettatore. "Antiviral" è in ogni caso un film sul feticismo, sulla presenza di questo elemento sottotestuale non abbiamo dubbi, e anche da questo versante (cioè da quello dell'osservazione psicopatologica da parte di un medium artistico quale è un film) il film assolve egregiamente la funzione di lente di ingrandimento estetico di uno squilibrio psichico molto studiato dalla psicoanalisi di tutti i tempi, a partire naturalmente da Freud, e sul quale si fonda grande parte della teoria psicoanalitica stessa (basti pensare a tutto il filone freudiano relativo ai legami tra feticismo e negazione della castrazione, oppure al tema della perversione come difesa dalla psicosi). A tale proposito mi pare molto significativa la sequenza in cui Syd entra nella stanza dove trova un grande schermo digitale in cui vede il suo idolo femminile, Hanna Geist, completamente nuda. La Tv è avvolta da drappi di velluto rosso che dominano la scena con la loro purpurea presenza cardinalizia: siamo di fronte ad un contrasto estetico radicale, ulteriore declinazione della fissità mortifera del feticcio. Siamo di fronte ad un'immagine che ricorda certi quadri di Magritte, e che potrebbe certamente essere oggetto di studi psicoanalitici. Sulla stessa linea narrativa "magrittiana" e bizzarra, vanno collocati i dialoghi, surreali e potenti come palle di piombo: "Sei consapevole che stanno ancora coltivando le cellule tumorali di una donna morta negli anni '50, Henrietta Lacks? Sì, le usano per la ricerca. Quindi quelle sue cellule sono ancora vive e si moltiplicano in tutto il mondo. La vita dopo la morte sta diventando estremamente perversa", racconta a Syd un ricercatore nel suo laboratorio nel quale vengono trattate le cellule di divi e dive. Naturalmente anche Syd, il protagonista (un Caleb Jones altrettanto perfattemente ossimorico nel vestire i panni di una specie di cantante rock britannico anno '80, ma in giacca e cravatta), si troverà avvolto dalle spire fatali del mondo perverso che abita. Sarà costretto a farsi detective, ricercatore a sua volta di una verità che si perde nei gorghi della finzione e della simbiosi con la superstar idealizzata. Tornando al girato, la mano di Cronenberg scandisce la storia mediante una tempistica volutamente lenta, cerebrale, come a voler ribadire che il tempo del feticcio è un tempo immobile, è il Tempo dell'Inconscio. Da questo punto di vista il film può apparire lento ed involuto, ma ad esempio l'uso molto statico dei piani medi è a sua volta studiatamente voluto e volto a dare voce all'immagine in quanto tale. La fotografia dell'ottimo Karim Hussain (già egregiamente all'opera in "The Theatre Bizarre", di Buck, Giovinazzo et al., 2011) e le musiche, molto cupe, di E.C.Woodley, accompagnano magistralmente tutto il racconto. Per concludere, nonostante i suoi lunghi, impegnativi 108 minuti di pellicola, "Antiviral" mantiene sempre una linea narrativa che si fa ben seguire, a tratti anche come un romanzo giallo, a tratti come un romanzo di fantascienza suburbana in stile China Mieville, oltre che come un horror pur molto "di pensiero" più che di "effetto". I rimandi al corporeo e alle sue trasformazioni sono infine ancorati al codice stilistico paterno (il David Cronenberg di "Inseparabili" - 1988, per esempio, se guardiamo al tema della simbiosi patologica), ma sono elaborati con piglio personale e niente affatto derivativo. "Antiviral": tra i film di genere Perturbante più interessanti degli ultimi anni, quindi da vedere assolutamente.
Regia: Brandon Cronenberg Soggetto e Sceneggiatura: Brandon Cronenberg Fotografia: Karim Hussain Montaggio: Mattew Hannam Musiche: E.C. Woodley Cast: Caleb Landry Jones, Sarah Gadon, Malcolm McDowell, Douglas Smith, Joe Pingue, Nicholas Campbell Nazione: Canada, USA Produzione: Rhombus Media Durata: 108 min.
bellissima rece, come al solito del resto, mi hai abituato troppo bene! sono contento che ti sia piaciuto...ti ha colpito la sequenza in cui si parla di autopsie e intossicazioni alimentari? sai per quanto strano possa sembrare succede proprio così, io sono stato in un Istituto di Anatomia Patologica per quattro anni , facendo autopsie e assistendo a tutte queste pratiche di laboratorio eppure con i miei colleghi si parlava di autopsie e altri dettagli che ti risparmio a tutte le ore, anzi soprattutto durante i pasti perchè erano veramente pochi i momenti in cui si poteva parlare in santa pace...
RispondiEliminaah ah ah ! nel tuo captcha( levalo ti prego, è noiosissimo!) mi è comparso il numero 118...che dici lo devo chiamare perche è ora che mi portino via?
RispondiElimina@ Bradipo: ah sei un medico! Siamo quasi colleghi, dunque, mi fa piacere. Non dirmi poi che sei un medico legale, professione molto interessante e difficile oserei dire (non che la mia di professione sia facile, peraltro). Ti dirò poi che non sapevo neanche di avere un captcha. Io non lo vedo, da questa parte. Ma come faccio a toglierlo? E' sicuramente una roba automatica di Blogspot. Sul 118, in effetti, che ridere...:)
RispondiEliminasiamo quasi colleghi ma non sono un medico, sono un veterinario! allora per togliere il captcha devi andare sulla pagina di blogger, in alto a destra della home page del tuo blog trovi Design, ci clicchi e entri nella pagina di blogger in cui puoi fare tutte le modifiche:allora premi su impostazioni poi su Post e Commenti e vedrai un sottomenu in cui c'è scritto Mostra test di verifica: sul tuo blog in questo momento ci dovrebbe essere scritto si , tu basta che cambi quel si con un no e scompare il captcha...
RispondiEliminaSembra che Cronenberg abbia un figliolo più promettente rispetto all'altro David che stimo, cioè Lynch, la cui bimba ce la mette tutta ma non riesce a brillare :) Interessatissimo a questo Antiviral, e il paragone con Dead Ringers effettivamente viene spontaneo, visto che sembrano spartire la stessa freddezza "chirurgica".
RispondiEliminaSono curioso di vedere quest'opera di Cronenberg Jr, dalla rece di psiche e dal trailer sembra interessante.
RispondiEliminaSulla Lynch Jr devo dire che non mi dispiace, con tutti i loro difetti Chained e Survelliance non eran malaccio
@ Bradipo: grazissime per l'indicazione del percorso all'interno di Blogger. Cerco di provvedere. Ah, allora fai il veterinario: certo io mi occupo di altri tipi di "animalità" dello spirito, magari anche da "addomesticare". Tu invece proprio di cani, gatti e Co, immagino. Bellissima professione, che sai integrare con interessi cinefili di grande profilo. A presto.
RispondiElimina@ Death: "Dead Ringers" non lo conosco e ti sono grato per la citazione. Questa qua in effetti è molto chirurgico, non c'è che dire. Rispetto ai tuoi gusti abituali, penso ti potrà sembrare un pò lento, ma in ogni caso a mio avviso merita.
Te lo consiglio, c'è un doppio Jeremy Irons incommensurabile! E poi è Cronenberg, di per sé una garanzia ;)
EliminaNon sembra, ma anche se mi sveno per l'action fracassone, mi piace anche parecchio cinema più introspettivo, se fatto da mani sapienti ;)
@ Myers82: Anch'io non sarei così duro con la Lynch, tuttavia Brandon è più bravo, direi assolutamente. Molti cari saluti :)
RispondiEliminaOttimo, appena ho tempo mi guardo questo filmozzo ;-)
RispondiEliminaLo aspettavo dal festival di Trieste. Una di queste sere ci do un occhio. Questi figli d'arte ne sanno una più del diavolo... ;)
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RispondiEliminaBellissimo, glaciale, marcio, di una grazia ed eleganza spaventose.
RispondiElimina(ero io quello lì sopra :-P)
@ Eddy: guardalo, secondo me ti piacerà .
RispondiElimina@ Simone: "marcio" e' in effetti un aggettivo azzeccatissimo per definire questo film e ti ringrazio di averlo estratto dal dizionario italiano:)
Come ho scritto in altra sede (che poi è sempre dove abito, la sede primaria) se Brandon Cronenberg fosse il padre di David Cronenberg si potrebbe forse pensare che questo film virale sia un più che discreto esordio. In realtà, forse inaspettatamente, è David ad essere il padre di Brandon e Brandon deve prendere l'arte e metterla da parte o forse tale padre tale figlio ma anche si parva licet componere magnis (questo da leggersi in corsivo).
RispondiEliminaIl film... Mah. Boh. Aria fritta, ma fritta dignitosamente. Fosse stato un cortometraggio di 30 minuti (mediometraggio? Non lo so) poteva da me esser promosso con maggior convinzione. Ma alla fin fine neanche con una epoché riuscirei a non pensare al padre. Se avesse girato una commedia sarebbe stato più interessante. Un film che mi ha lasciato perplesso. Né carne né pesce né cellule muscolari. Tematica ben donde affascinante nonché più affascinante del film stesso.
@ Bartleby Corinzio: carissimo, mi fa piacere leggere (finalmente) una voce fuori da coro, che poi uno si abitua ai propri magnanimi lettori e tutto finisce sempre a tarallucci e vino. Naturalmente,nudi di, non sono d'accordo con te. Perché dici "aria fritta"? Forse un po' fritta si, ma cotta bene ( friggere non e' operazione culinaria molto semplice, vedi soprattutto i totani, che se non sono pastellati come si deve, si trasformano presto in un pappone indigesto). Io ho trovato il film certamente lungo e un po' autocompiaciuto, tuttavia anche nuovo e saggiamente equidistante dai fasti paterni, che sicuramente imita ma con grazia e rivendicando una giusta autonomia filiale. Ciao e grazie della visita ( ma ci conosciamo già? Sono già venuto sul tuo eventuale blog?).
RispondiEliminaErrata corrige al commento precedente: "nudi di" sta per "quindi". E' la stramaledetta correzione automatica dell'iPad da cui sto scrivendo...
RispondiEliminaNo. Ti ho trovato cercando recensioni su questo film. Se non sono molto celere nelle risposte via rete è perché non ho rete. E quindi improvviso. A volte sedendomi sui marciapiedi.
RispondiEliminaAngelo:
RispondiEliminaSe possibile, vorrei lasciarti l' eventuale apertura ad uno scritto, forse, più ampio.
Cristian
@ Cristian: bene, ne sono felice. Fammi sapere, sono qui. :)
RispondiEliminaAngelo:
RispondiEliminaBrutta e sintetica copia, ho bisogno di abbandonare il consueto stile di scrittura, troppo pacchiano : )
In quell' ambiente povero, benedetto dalla neve, Anna costruiva il proprio fortino, mentre suo padre, uomo non certo flemmatico e molto testardo, innervosito dal gelo cercava di riportare l' asino all' interno della stalla; Anna, bambina assai timida, scoppiò in una fragorosa risata, occhi furbi, vivaci e puliti, assistevano a quella divertente scena.
Suo padre, urtato - Ed Incuriosito - Dall' atteggiamento della bambina - Anna era solita tacere - sfidò la piccola, invintandola a disarcionare la resistenza della bestia.
Anna notò che l' operare paterno, troppo rigido, era il medesimo optato con il somaro, quindi, s' alzò dalla soffice neve e rinunciò all' intemperia che tanto amava, al freddo che la cingeva.
In tutta tranquillità, la piccola afferrò il mulo per la coda, tirandolo a sè, mentre il padre insistette nel condurre la bestia all' interno; Come per magia, l' animale divenne docile all' ordine del padrone, stupito.
La piccola, sorrise al padre, incamminandosi verso l' ancora incompiuto castello di neve.
PS: "Non fare caso alla forma, non è un caso se mi sono rivolto a te, perchè credo che tu capisca la magia messa in atto dalla piccola Anna".
Ciao : )
Cristian