Addie è una bella diciottenne fresca del suo brevetto di pilota d'aerei. Ha perso la madre in un terribile incidente aereo dieci anni prima e suo padre le ha proibito di salire a bordo di qualsivoglia velivolo volante, tantomeno pilotarlo. Ma la voglia della ragazza di volare oltre i suoi problemi è tanta, così, sfidando il divieto paterno, decide di portare quattro suoi amici (Cory, Ming, Sal e Bruce) a un concerto rock con un bell'otto posti bimotore. Il volo comincia bene, ma un guasto all'altimetro e una tempesta in arrivo costringe Addie a entrare in un enorme banco di nebbia che pare senza fine. E in quella nebbia sembra esserci qualcosa di mostruoso che li attende...
A dispetto della locandina che ritengo tra le più interessanti ed evocative del cinema perturbante degli ultimi anni, "Altitude" si dispiega sotto gli occhi dello spettatore in modo plumbeo e ingessato, minuto dopo minuto di pellicola. Dopo circa mezz'ora di visione viene da domandarsi che cosa esattamente si sta guardando, visto che la sceneggiatura dissemina indizi che orientano al soprannaturale fin dalle prime sequenze, attraverso rimandi che ricordano le atmosfere di un buon vecchio "Creepshow" (1982), riesumato per l'occasione da un regista peraltro autore di comics di vario genere, come dimostra il suo curriculum. Il "soprannaturale" in effetti arriva, ma solo nell'ultimo quarto d'ora di un film per il resto narrativamente pietrificato all'interno di un bimotore in perenne, inverosimile avaria. Andrews insiste sui primi piani dei protagonisti, facce rese metalliche come la fusoliera dell'aereo da turismo, attraverso l'uso di una fotografia gelida (di Norm Li) che cancella quel poco di pathos circolante. Tale insistenza diventa chiaramente un pietoso paravento dietro cui il regista pensa di poter nascondere l'inconsistenza assoluta di una storia che non coinvolge o spaventa affatto. L'uso insistito dei primi piani è infatti un espediente estetico che può diventare molto potente, se utilizzato da mani accorte, come ad esempio quelle di Adam Green in "Frozen" (2010). Qui serve soltanto a sottolineare quanto si sia sciolto il mascara della fascinosa Jessica Lowndes (Sara, la protagonista e pilota del velivolo), durante una delle sue improbabili crisi di pianto. Dialoghi e interazioni tra i cinque teenagers intrappolati sul maledetto bimotore, sono semplicemente risibili, soprattutto perchè avrebbero la presunzione di sembrare realistici. Ma è comunque la sceneggiatura di Paul A. Birkett, a produrre un disastro di proporzioni anaudite, che si mostra ai nostri occhi sequenza dopo sequenza (cosa peraltro prevedibile dopo le precedenti prove di un writer davvero mediocre: vedi gli inguardabili "Escape Velocity" - 1998 e "Con Express" - 2002). Diciamo semplicemente che Birkett è capace di inscatolare la noia allo stato puro all'interno di un aereo che vola tra il Canada e gli Stati Uniti, per poi pretendere di spaventarci collocando un monstrum anfibio pseudolovecraftiano su una nuvola, in cielo, pensando magari di essere originale perchè capovolge l'estetica e l'ambientazione di "20.000 leghe sotto i mari", spostandole verso l'alto. Birkett tuttavia non è Jules Verne, e occorre che al più presto qualcuno glielo dica, altrimenti, senza accorgersene, un bel giorno si ritrova chiuso in un manicomio. Dal canto suo Andrews, dopo questo pastrocchio (anche la colonna sonora riesce a risultare scissa dalle immagini), farebbe decisamente meglio a tornare ai suoi fumetti, ambito nel quale saprà di certo fare di meglio. Film da segnalare e recensire semplicemente per indicare di evitarne con cura la visione
pur premettendo che di porcata si tratta, a me ha divertito abbastanza nel suo essere così paradossalmente sconclusionato
RispondiEliminagli improbabili attori rendono poi maggiore la voglia di vederli fare una brutta fine XD
Io salverei due cose:
RispondiElimina- Sara, gran bella figliola
- La scena del cugino appeso a un cavo fuori dal velivolo per sbloccare il deflettore... ho riso per un quarto d'ora. Ma da dove gli vengono queste idee?!?!?!
Fuck teeeeen movies!
Quale la "Spaccatura" Tra fumetto e film horror?
RispondiEliminaCristian...
Tra locandina e trailer ispirava davvero moltissimo, ne avevamo parlato a suo tempo su Splattergramma credendola una pellicola da tenere d'occhio, ma a quanto sembra è il solito teen movie del cavolo... Eviterò. :)
RispondiElimina@ Marco: si', infatti sembra piu' un film comico che un comics-horror, ahimè.
RispondiElimina@ Eddy: la Lowndes in effetti la inviterei a cena :) Io poi, come detto, salverei decisamente la locandina: notevolissima.
@ Cristian: piu' che una spaccatura, in questo caso, direi un mancato matrimonio dove lo sposo se la da' a gambe a due passi dall' altare.
@ Simone: ah, Splattergramma, che nostalgia...