Michael Kovak, un giovane seminarista americano che sta studiando per diventare prete, si trova nel bel mezzo di una crisi di fede religiosa. Tormentato da mille dubbi, trova la sua occasione per trovare e dimostrare la propria fede quando dal Vaticano viene incaricato di seguire un presunto caso di possessione demoniaca...
Confesso che mi sono accostato a "The Rite" con una certa malavoglia, poichè questa insistenza modaiola in tema di esorcismi e demoni mi sta largamente venendo a noia. Non bastavano "Devil" (2010), "The Last Exorcismus" (2010) e da ultimo "Exorcismus: the possesion of Emma Evans" (2010) a rimpolpare un sottogenere che già di suo non è che avesse così tanto bisogno di essere nutrito. Forse sull'onda di questa moda recente, tutta da indagare, tutta da spiegare, ecco che il regista svedese Mikael Håfström, dopo aver girato l'interessante "1408" (2007), si butta nel demoniaco e vuol dire la sua a riguardo. Nonostante la malavoglia, ma visto che Håfström proveniva da un buon prodotto artistico-perturbante come appunto "1408", ho provato a dargli ascolto. Quello che ho ascoltato tuttavia non mi ha fatto certo gridare al miracolo, nè tanto meno pensare di essermi imbattuto in qualcosa di particolarmente innovativo, rispetto al sottogenere in quanto tale. Durante tutta la visione, la domanda fondamentale che mi girava in testa è stata la seguente: è sufficiente imbarcare sulla nave un calibro da novanta come Anthony Hopkins per generare una storia memorabile, non dico come "Il silenzio degli innocenti", e neanche come "L'Esorcista", ma comunque di un certo peso? Al termine della visione la risposta a tale domanda è stato un deciso e secco "NO". Al di là di Hopkins, neanche il belloccio Colin O'Donoghue, nei panni di Michael Kovak, il giovane seminarista, mi ha convinto, così incastrato in una sceneggiatura imbustata, secca, che lo obbliga a volare dagli States al Vaticano, come se niente fosse. La credibilità di tutto l'impianto narrativo si avvicina al manzoniano verisimile, ma lo tocca solo tangenzialmente, e in rare occasioni. E questa è una grave pecca della sceneggiatura, a mio modesto avviso. Ma credo che ciò che faccia affondare completamente l'intento di Håfström a rielaborare in modo originale il tema della "possessione", sia il volerlo inserire in un contesto odierno globalizzato: ad esempio quelle del corso di formazione in Vaticano, con i filmati degli indemoniati e i vari supporti tecnologici messi in scena, all'interno di una sala conferenza patinata che sembra l'aula del parlamento europeo, sono sequenze che distruggono semplicemente ogni pathos demoniaco o similare. Giunge presto, cioè, la nostalgia della stanzetta di Regan, e soprattuto di preti dalla personalità potente e come scolpita sulla pietra, tipo quella di Padre Karras (Jason Miller) o di Padre Merrin (Max Von Sydow). Hopkins è bravo, niente da dire, a prodursi qui come ponte tra noi miseri mortali e il Maligno, ma assorbe, potremmo dire, tutta la luce del film, a discapito di tutto il cast, ma in particolar modo della storia stessa, che non inietta brividi significativi nelle vene dello spettatore (qualche vecchio chiodo vomitato da una giovane donna, è poi così perturbante, oggigiorno?). Le sequenze del rito esorcistico, sono poi delle grottesche caricature di quelle de "L'Esorcista". Insomma, questo "The Rite", risente troppo dell'ombra derivativa del prototipo mitologico delle origini: Linda Blair sembra guardare di sottecchi la cinepresa di Håfström, facendole sberleffi, e rendendo tutta la vicenda quasi patetica. Sul piano della pura estetica, il film si fa certo guardare: ottime le luci, le musiche, il make up, gli effetti speciali, le performance del cast. Tuttavia il film rimane sempre in sospeso tra debiti insoluti con "L'esorcista" di Friedkin, e l'obiettiva difficoltà a dare emozioni che sottolineino una sua specificità rispetto al modello. "The Rite": da vedere solo per ragioni filologiche, ma senza grandi entusiasmi.
Regia: Mikael Håfström Sceneggiatura: Michael Petroni, Matt Baglio Fotografia: Ben Davis Montaggio: David Rosenbloom Musica: Matt Baglio Cast: Anthony Hopkins, Colin O'Donoghue, Alice Braga, Ciarán Hinds, Toby Jones, Maria Grazia Cucinotta, Rutger Hauer, Chris Marquette, Franco Nero, Marta Gastini, Ben Cheetham, Nico Toffoli, Arianna Veronesi, Rosa Pianeta Nazione: USA Produzione: New Line Cinema, Contrafilm, Fletcher & Company Anno: 2011 Durata: 114 min.
Non so quando si arrenderrano i nuovi registi nel tentativo di emulare il capolavoro di Friedkin, perchè ogni volta non si rendono conto dei loro fallimenti. Questo the Rite non lo vedrò sia per quanto hai scritto, sia perchè già il trailer mi aveva fatto sbadigliare. Comunque sono d'accordo: la presenza di un attorone non può mai salvare un copione senza ispirazione. Ciao Angelo ;)
RispondiEliminaVerissimo, il trailer è inguardabile nel suo mostrare praticamente ogni svolta del film. Già si prevedevano gigantesche, insopportabili banalità, dopo la tua rece anche la iù piccola voglia di vedere 'sta roba si è totalmente azzerata. :)
RispondiElimina@Antonio: "L'Esorcista" è un archetipo dell'inconscio collettivo, ormai, e da questo punto di vista è molto attraente e seduttivo. Bisogna guardarsi dalle facili seduzioni tuttavia (come la parabola delirante del nostro Premier e con lui del nostro paese dimostra di giorno in giorno):)
RispondiElimina@ Simone: In effetti aveva colpito anche me il trailer così fin troppo esauriente. In effetti in film non è lontano dal trailer, come noia e staticità :)
Meno male che ho letto la recensione. Stavo quasi per guardarlo; in realtà non è che mi attirasse molto già da prima, ma adesso ho una buona conferma.
RispondiEliminaDevo dirle che non condivido quasi nulla della sua recensione.
RispondiEliminaIn primis la definizione di sceneggiatura imbustata: la storia scorre in maniera lineare e relativamente semplice, certo, ma sinceramente non sento la necessità di una trama rappresentata da continui colpi di scena, magari forzati, magari assolutamente improbabili solo per stupire lo spettatore. Il copione è cucito sugli attori e il loro compito è valorizzarlo, cosa che ritengo sia avvenuta.
Per quanto riguarda la contestualizzazione che, secondo lei, rovina l'atmosfera horror, bisogna chiedersi qual'è stato il taglio scelto per il film e se questo sia condivisibile o meno. Quando poi fa riferimento alla sola verosimilianza come difetto, finisce per cadere in contraddizione.
Personalmente sono stufo di case sperdute fra colline nebbiose,infestate da demoni, fuori da ogni contesto reale, piuttosto che di vampiri romantici o instancabili torturatori.
Per quanto riguarda il paragone con L'Esorcista, da lei proposto e riproposto durante la recensione, suppongo sia necessario fissare un punto: il film di Friedkin, seguendo il romanzo, ha dato origine ad un genere di horror nuovo e sconvolgente. Accantonati i lupi mannari e gli altri mostri, così come i dannati spettri trascinatori di catene ottocentesche, l'orrore è stato rappresentato come qualcosa di reale e tangibile, profondamente radicato alla fede religiosa. Il diavolo con le corna e il forcone dell'iconografia classica cristiana sparisce con Friedkin, che ci ha costretto a ricordare che se credi in Dio, devi credere anche nel male assoluto personificato.
Dopo l'Esorcista, ogni altro film che mai tratterà l'argomento partirà da quello stampo e non avrà dalla sua l'originalità, questo lo condivido. The Rite non sarà mai incisivo e sconvolgente come l'Esorcista, ma nel panorama horror attuale, fatto di remake, torturatori e speculari scene di computer grafica con gli occhi a mandorla, è senza dubbio un film da vedere.
Poi lei scrive che sono ottime le luci (la fotografia), le musiche, il make up, gli effetti speciali, le performance del cast; bene su questo siamo d'accordo come sul fatto che Sir Anthony Philip Hopkins calamiti tutti gli sguardi sulla sua performance, cosa che impreziosisce il film.
Grazie per lo spazio e buon lavoro
-Nicola Marchetti