Il rapporto tra James Bond e il capo dell'Intelligence inglese, Mi6, M., è messo a dura prova quando M. è posta in serio pericolo da un ex-agente diventato terrorista internazionale. Mentre l'Mi6 è sotto attacco, l'agente 007 deve a tutti i costi scovare e distruggere la minaccia, nonostante il fatto che anche un agente di ferro come lui cominci a sentire il peso degli anni e una certa stanchezza...
Può forse apparire strano che da queste parti alberghi una recensione a "Skyfall", che sembra non avere nulla a che spartire con il cinema perturbante. E appare strano anche a me, mentre scrivo, vi dirò. Tuttavia quest'ultimo film di Sam Mendes ("American Beauty", 1999; "Era mio padre", 2002; "Revolutionary Road", 2008) mi ha colpito molto favorevolmente e quindi desideravo scriverne, anche perché ritengo che contenga qualche (e notevole) elemento di "perturbazione", rispetto all'archetipo del James Bond filmico consueto, rendendolo poi oggetto estetico che può fornire più di uno spunto critico in chiave psicoanalitica. Per cominciare questo James Bond di Mendes (un Daniel Craig mai stato così espressivo e calato perfettamente nel personaggio), è un uomo provato dalla fatica e dal passare del tempo; minacciato da un nemico interno (l'ex-agente Mi6 Silva, uno Javier Bardem luciferino al punto da spingere addirittura Bond in tentazioni omosessuali); in lutto per la morte del suo capo-matrigna M. (una Judi Dench magistralmente granitica, la miglior interprete del film), a dispetto di tutto l'eroismo messo in campo per salvarla; lontano dal prototipo di un aplomb anglosassone a tratti stucchevole che ha caratterizzato molti suoi predecessori. Insomma un anti-eroe dipinto da un Mendes che vuole tratteggiare l'affresco di un epoca (la nostra) in cui ogni ideale e ogni mito di qualsivoglia natura è caduto e rotolato nella polvere, frammentato da mille tentazioni, richiami, seduzioni e infrollimenti etici di ogni tipo. Mendes sembra dirci, attraverso questo il Bond di "Skyfall", che la cultura occidentale odierna si muove su un terreno più che paludoso, cioè su sabbie mobili che non risparmiano nulla e nessuno: una cultura dell'incertezza assoluta, aldilà della "vita liquida" di cui ci ha parlato Zygmut Bauman, una in-cultura che riesce a spezzare le gambe anche ad un eroe superominico come l'agente 007. Il film parte con una introduzione cantata da Adele (il cui video ho postato più sotto), nella quale i titoli di testa sono accompagnati da immagini inquietanti (tombe, ombre roteanti, spari e fumi che avvolgono e poi scompaiono) e da una bellissima musica che ci fa poi scivolare immediatamente nella pura azione adrenalinica. La sceneggiatura, da qui in avanti, è sempre ben cadenzata, ritmicamente pulsante, e mantiene si potrebbe dire sul piano visivo, la ritmica musicale dell'introduzione. Fotografia (dell'ottimo Roger Deakins) e regia si sposano sontuosamente e raggiungono un picco artisticamente raffinato e insieme intenso nella sequenza dell'ascensore che poi diventa sequenza del grattacielo a vetri, con quelle coloratissime, cangianti e proteiformi immagini medusoidi che ruotano intorno a Bond poco prima che il killer spari all'uomo seduto nella stanza dell'edificio di fronte, altra sequenza che è un dipinto fiammingo di semplice, soave eleganza. Varie parti del film sono "quadri", "pittografie" filmiche di rara intensità, come la lunga sequenza in cui Bond si trova in un bar di Macau e incontra Sévérine, ex-prostituta, "schiava" di Silva-Bardem, che lo condurrà sull'isola del nemico. La potenza visiva, la passionalità drammatica messa in scena e usate a piene, generose mani da Mendes emerge in tutta la sua forza proprio qui, sull'isola: luogo atopico, simulacro di una decadenza delle cose e delle menti che diventa teatro di un surreale duello in cui la nuova amante di Bond morirà, sotto il sole a picco di un leggendario quanto futile O.K. Corral ultra-post-moderno. Sto dicendo che il film è decisamente da vedere: da qualsiasi angolazione vorremo considerarlo, mostrerà infatti scorci di poesia filmica che a tratti si fa struggente. Un requiem, un de profundis per l'Occidente ucciso dal denaro, dalla finanza, dal consumismo impazzito, ho pensato. Che cosa può rappresentare, appunto, il varano di Komodo che tenta di azzannare Bond nella sequenza del bar di Macau, se non questo tempo in cui il denaro ha azzannato l'anima dell'uomo occidentale e se la sta divorando? Su questa linea tematico-testuale, il film ci porta alle "origini" di Bond, alle origini del mito e dell'eroe. Ci porta a Skyfall, la casa scozzese dove è nato Bond, altro spunto profondissimo generato dalla penna degli sceneggiatori, che Mendes interpreta con modalità wagneriana nel corso di tutto il terzo atto del film, lunga, fiammeggiante, insieme tristissima e rigenerativa anabasi che umanizza ulteriormente l'eroismo di 007: Bond ha una storia, non è un personaggio di plastica, soffre, piange, vive emozioni, si china sul cadavere di M. come in una tragedia greca classica, circondato da ruderi e atrii muscosi. M. è come una madre-padrona che ha forgiato la sua anima, i suoi ideali, e quindi neanche Bond può sottrarsi alla visione di una parte di sè stesso che muore con la morte di M. Mendes si sposta quindi nettamente sul piano del lutto, della perdita e della rimemorazione, così come aveva fatto, con altrettanta profondità in "Era mio padre" (2002). Mendes, cioè, con questo suo ultimo film, mette in scena la trama più profonda delle passioni umane, riuscendo a raccontarle entro la cornice di una spy-story che non abdica comunque alla sua funzione centrale di "gioco" (di play winnicottiano), di intrattenimento, riuscendo, cioè, a rivolgersi ad un pubblico molto vasto e pluristratificato. "Skyfall", grande film, da vedere senza indugi. Regia: Sam Mendes Soggetto e Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade Fotografia: Roger Deakins Montaggio: Stuart Baird Musiche: David Arnold Cast: Daniel Craig, Javier Bardem,Naomie Harris, Judi Dench, Ralph Fiennes, Bérénice Marlohe, Albert Finney Nazione: UK, USA Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Danjaq, Eon Productions Durata: 143 min.
Come al solito sintonizzato sulla tua stessa lunghezza d'onda, ho anch'io visto con grande interesse questo film nel weekend, attratto da chissà cosa. Devo dire che concordo perfettamente con la tua recensione, la visione è stata estremamente positiva. Forse l'unico difetto è stato una diluizione eccessiva del plot nel finale, comunque trattasi di un peccato veniale, se paragonato all'immenso risultato raggiunto da Mendes con un personaggio ormai più che blasonato.
RispondiEliminaConcordo con chi riscontra nell'operazione un intento di rifondazione del mito su un livello più terreno e meno superoistico, in maniera analoga a quanto fatto da Nolan con il suo Cavaliere Oscuro. La trama intera muove infatti a partire da una "caduta" iniziale, un vero fallimento di Bond, "ucciso" da ... fuoco amico. Rinasce non a caso un Bond più umano e fallace...
Come a dire, non è più tempo di eroi, calzamaglie e lustrini.
Daniel Craig si rivela sempre più bravo in ruoli tipici di tanto cinema d'azione, riuscendo però a connotare il protagonista di sfumature intimiste e "perturbanti" (analogamente a quanto già fatto nel Millennium fincheriano, del quale aspettiamo speranzosi i sequel).
Bardem rifà il malefico Chigurh de "non è un paese per vecchi", qui più mellifluo suadente e orribilmente umano.
Visivamente un capolavoro, coinvolgente nelle numerose scene d'azione, sempre spiazzante nei numerosi twist, questo film può essere considerato una vera pietra miliare del cinema d'azione moderno.
Le suggestioni psicanalitiche da te elencate effettivamente lo rendono ancor più interessante e lo rendono un'opera davvero completa e ricca, adatta a tutti i palati.
Un successo davvero meritato per questo film.
Dovrò recuperare gli altri due con Craig (anche se credo siano inferiori a questo).
A presto
Jena
P.S.: se sei d'accordo, avrei intenzione di linkare il tuo articolo su "Them" nel mio blog. Mi è davvero piaciuto. L'ho letto più volte ricavandone spunti per me nuovi e illuminanti.
Complimenti. Meriterebbe una diffusione davvero ampia, come dimostrazione della modernità e pregnanza tematica del cinema horror moderno, a torto da molti considerato un genere "minore".
@ Jena: ti ringrazio per il tuo commento, che poi come al solito è una piccola ma pregnante recensione a sua volta. Relativamente al link del mio articolo su "Them", lo puoi trovare anche sul sito della Società Psicoanalitica Italia, col quale collaboro nella sezione "Cinema", molto interessante e che ti suggerisco di guardare. Potresti dunque postare questo link: http://www.spiweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2558:them&catid=46&Itemid=551
RispondiEliminaCiao, e speriamo di rivederci per parlare ancora di cinema, e per avere il tempo per pensare ai nostri progetti di scrittura futura :)
Bel film, solido, spettacolare, girato benissimo. Craig è un eccellente 007. Bardem entra nella leggenda dei cattivi bondiani.
RispondiEliminaGran prova di Judi Dench.
@ Beatrix: s', la Dench a me è piaciuta molto. Brava. Bravissima ad impersonare una leader tetragona, ostica, ma che alla fine Mendes umanizza e trasforma alla luce della sua poetica.
RispondiEliminaPurtroppo non ho mai seguito la saga e quindi non posso fare commenti seri. Però posso dire che Craig mi piace parecchio come attore.
RispondiEliminaSono ancora in estasi per la visione, ed è quasi passata una settimana! Bond addicted grazie a Daniel Craig da ora :)!
RispondiElimina@ Eddy: considerà che questo è un film a sè stante. Non è paragonabile agli altri due della serie con Craig ("Casino Royale" e "Quantum of Solace"). Te lo suggerisco molto.
RispondiElimina@ Lisa: credo alla tua estasi. A un certo punto spegnila, però :)
James Bond Rises, diciamo così :) Ci troviamo in tempi così critici che ormai i supereroi e le icone considerate inossidabili se la passano pure peggio di noi :) Ottima rece amigo, come sempre!
RispondiElimina@ Death: sì, bella questa tua condensazione Mendes-Nolan, e grazie per i complimenti che naturalmente ricambio. :)
RispondiElimina@ Death: P.S. La tua rece mi ha ispirato la visione di "Skyfall", tra l'altro.
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