Anno: 2011 Editore: Marsilio, Farfalle, i Gialli Pagine: 669 ISBN: 978-88-317-1311-5 Euro: 14,00.
Roma, luglio 1982. La sera della vittoria italiana ai Mondiali di calcio, Elisa Sordi, giovane impiegata presso una società immobiliare del Vaticano, scompare nel nulla. L'inchiesta viene affidata a Michele Balistreri, giovane commissario dal passato ambiguo, arrogante tardo adolescente svogliato, che prende sotto gamba il caso. Solo quando il corpo di Elisa Sordi viene trovato barbaramente seviziato sulle sponde del Tevere, Balistreri si butterà a capofitto nelle indagini, ma non riuscirà a risolvere il misterioso caso.
Roma, luglio 2006. Mentre gli azzurri battono la Francia ai Mondiali di Germania, Giovanna Sordi, madre di Elisa, si uccide buttandosi dal balcone di casa sua. Michele Balistreri, che nel frattempo è divenuto il capo della Sezione Speciale Stranieri della Capitale, è molto cambiato da quel lontano 1982: trascina stancamente la sua vita facendo uso di antidepressivi, il ragazzo rancoroso, arrogante e sciupafemmine quale era non è per che un vago e colpevole ricordo. Il suicidio dell'anziana donna non fa altro che accentuare i suoi rimorsi, spingendolo a riaprire il caso di Elisa. Riaprire il caso avrà un prezzo ben più alto del previsto.
Chi mi conosce sa, penso, che mi piace leggere mattoni di seicento e rotti pagine alla volta, soprattutto se ascrivibili al genere thriller, ma devono essere storie meritevoli come cose scritte ad esempio da Larrson , oppure Nesbo. Raro peraltro che un italiano srotoli seicento pagine di un libro che sappia tenermi incollato alla vicenda che va narrando, come invece di solito sanno fare i giallisti scandinavi, con qualche eccezione recente di Indridason e con assoluta eccezione della tremenda Holt. Con il suo romanzo d'esordio, "Tu sei il male", Roberto Costantini riesce nell'intento di catturare decisamente la mia attenzione, attraverso una scrittura precisa, dettagliata nella descrizione di ambienti degradati e altolocati di Roma in un arco di tempo che va dal 1982 ai giorni nostri, e pur diventando prolisso intorno a pagina 400, sa riafferrare il mio interesse a pagina 500, mediante la costruzione di una storia avvincente che qui da noi da tempo non si leggeva. Costantini squaderna un foltissimo gruppo di personaggi e li fa vivere nelle sue pagine con una facilità e serietà invidiabili, pur diventando un pò pedante e leggermente legnoso in alcune caratterizzazioni. Questo difetto glielo si perdona tuttavia, proprio perché si tratta del suo primo romanzo, e sfido chiunque a evitare qualche sbavatura dopo aver prodotto un numero di pagine che si avvicina molto a quelle de "I fratelli Karamazov" (che sono 1.120 nell'Edizione tascabile Einaudi). Ma veniamo alla storia. L'impianto è decisamente solido, si fonda essenzialmente su una ricostruzione minuziosa degli ambienti curiali e nobiliari romani degli anni '80, evidenziandone vizi e trame oscure in cui si intrecciano i rapporti tra Vaticano e Stato italiano. All'interno di tali ambienti, la Roma degli indigenti e quella dei ricchi arrivisti si incontra su un terreno di soprusi e di potere nel quale nasce e cresce il germe distruttivo di un serial killer, l'"Uomo Invisibile", come lo chiamerà Michele Balistreri, perfetto protagonista a sua volta figlio di questo ambiente malato. Balistreri si renderà conto tuttavia solo trent'anni dopo gli avvenimenti che fanno da sfondo alla prima parte del libro, che ha a che fare con un serial killer. Divorato dai rimorsi e dal senso di colpa, cercherà dopo tanti anni un riscatto, non solo rispetto al suo aver preso sotto gamba il caso di Elisa Sordi, ma anche rispetto alla vita precedentemente vissuta con cinismo e malafede. Da questo plot deriva la buona caratterizzazione del personaggio di un poliziotto dolente, depresso, che si confronta edipicamente con un fratello uomo di successo e felice della sua vita. Un personaggio molto italiano, nel quale è facile identificarsi, forse un pò troppo tormentato per i miei personali gusti, che preferiscono detective più surreali come l'Adamsberg della Vargas, oppure quel buontempone di Maigret, ma comunque intenso e credibile. Balistreri regge bene la scena fino all'ultima pagina, sebbene nell'ultima concitata parte, Costantini descriva i cambiamenti fisici e psicologici di Michele in modo troppo frettoloso e funzionale all'intreccio (si vedano gli interrogatori a Marius Hagi nel carcere di Regina Coeli, dove Balistreri mostra una stanchezza e un discontrollo emotivo narrati con modalità piuttosto spicce che ne danno un'immagine poco credibile). I personaggi femminili sono invece, tutti, molto ben curati, e sono molti, di età, estrazione, cultura tra le più varie, ma tutti molti credibili, vivi, reali. Quello che interessa a Costantini è tuttavia anche il sottotesto sociopolitico, elemento che non disturba affatto la struttura tipologica del thriller, ma al contrario propone e consente riflessioni profonde al lettore, soprattutto in relazione al problema dell'integrazione degli extracomunitari e al rapporto tra immigrazione, mancata integrazione e criminalità. Forse un pò debordante in alcuni punti, come una quiche lorraine nella quale il cuoco ha messo troppa panna, questo "Tu sei il male" di Roberto Costantini merita comunque e senza dubbio tutta la nostra attenzione. C'è passione in questo libro, c'è amore sincero per il proprio paese, c'è senso di responsabilità, tutti elementi preziosi come il pane in tempo di guerra, in questa fase storica complessa e insicura che stiamo attraversando (da tutti i punti di vista: politico, economico, culturale, valoriale). Bisogna però armarsi di pazienza, tempo e uguale amore per la lettura, se si vuole arrivare alla fine delle lunghe seicento pagine del volume. Siete avvertiti.
Ottimo esordio senza dubbio...Ho adorato molto la prima parte, nella seconda forse ci sono troppi omicidi, rendendo il romanzo meno realistico... Alle radici del male conferma cmq la bravura di Costantini:)
RispondiElimina@ Nico: non ho ancora (ovviamente) letto "Alle radici del male", che credo sicuramente leggerò. Riflettevo sul fatto che forse anche i titoli che Costantini usa sono un tantino verbosi, come un pò anche la sua scrittura. Ma è comunque bravo, e passi pure la sua verbosità :)
RispondiEliminaIo invece amo moltissimo,anzi SOLO, i personaggi tormentati,emarginati,ma che alla fine portano la giustizia a colpi di fucile.
RispondiEliminaQuindi mi sa che leggerò questo libro
Ti piaceva la serie sul personaggio di Wallander,con Brannagh,io l'ho amata moltissimo
@ Babordo: purtroppo non ho mai avuto occasione di vedere la serie tv di Wallander, che invece conosco bene avendo letto quasi tutto Mankell. Anche a me piacciono i personaggi "tormentosi", ma fino a un certo punto. Questo Balistreri di Costantini si colloca sul confine di ciò che io possa tollerare, ma mi è comunque piaciuto :)
RispondiEliminaAngelo:
RispondiEliminaAl Diavolo la prudenza: "E' facile che entro due mesi me ne vada dalla Repubblica delle banane".
Così fosse, avrei piacere d' incontrarti per una bella chiaccherata.
Cristian
@ Cristian: fai come la Fornero? Vai nella più solida Germania? Sulla chiacchierata, molto volentieri. Parliamone :)
RispondiEliminaAngelo:
RispondiEliminaQuando il monopolista del lifting promette di "Restituire a Cesare quel che è di Cesare" V' è proprio da credergli... Quel che davvero mi addolorebbe è non sentire incolpare "Bruto" Dell' eventuale (Ma non accade) flagellazione.
Il merito è tutto di Berlusconi, da bravo analista non puoi che darmi ragione...
Cristian
@ Cristian: il "monopolista" tra poco sparirà dalla circolazione, vivaddio :)
RispondiEliminaE' l' ultima volta che lo nomino.
RispondiEliminaMi rendo conto che per non risultare approssimativo avrei dovuto sviluppare il predetto costrutto su ulteriori piani creativi, ma cosa pretendere da un varesotto appena sveglio?
Leggere "Monopolista", mi stuzzica, rimarca perfettamente la casa dei contrari, la follia del personaggio: "Perde da sinistroide, lamentandosene".
Ha fatto tutto da solo. Che idiota.
Cristian
Ti aggiorno per l' eventuale incontro, ok?
@ Cristian: attendo aggiornamenti :)
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