Eccoci come ogni anno a varcare la soglia dell'estate. E come di consueto, a tale proposito, non posso trattenermi dal segnalare alcune letture estive che reputo interessanti e utili per passare in modo ameno ma anche istruttivo le vacanze (ovunque le si facciano).
Cominciamo con l'ultimo libro di Pierre Lemaitre, "Tre giorni e una vita", Mondadori. Lo scrittore francese è un genio del noir. Ho appena terminato "Lavoro a mano armata", prestatomi da una mia paziente con la quale condivido il piacere della lettura di libri gialli, e non potevo dunque fare altro che infilarmi nella mia libreria di fiducia per acquistare l'ultima fatica del buon Pierre. Il libro è ambientato nella provincia rurale francese, e parla di Antoine, ragazzino di 12 anni, figlio di genitori separati, che abita con la madre, donna arcigna e soffocante, ed ha come unico amico Ulisse, il cane del vicino, il signor Desmedt. Il giorno in cui Desmedt uccide Ulisse, Antoine compie un gesto estremo che segnerà per sempre la sua esistenza. Il mio librario di fiducia mi ha detto che secondo lui quest'ultima opera di Lemaitre non è all'altezza delle precedenti, ma che non può mancare nella libreria di un suo lettore. Potrebbe essere che dopo la sua lettura vi proponga qui una recensione, Lemaitre ha in ogni caso un gusto dell'intreccio e del colpo di scena che raggiungono, pagina dopo pagina una finezza che rasenta il manierismo. Ma di questo parliamo nella segnalazione del prossimo libro estivo, che è senz'altro il seguente:
Dicevamo del manierismo ossessivo di Lemaitre nel costruire intrecci totalmente inverosimili quanto coinvolgenti, catturanti, perturbanti, che rasentano a tratti addirittura il genere splatter, pur senza mai cadere nell'eccesso e nel gratuito, rischio peraltro possibile, considerate le sue trame, sempre così vertiginose e che non danno respiro. E' il caso di "Lavoro a mano armata", Fazi Editore, storia tragica di un disoccupato, Alain, che fa di tutto, ma proprio di tutto, pur di trovare un lavoro. Grande, profondissimo j'accuse rivolto alla crudeltà della cultura aziendale contemporanea, libro molto politico, anti-capitalistico fino all'osso, e anche per questo da me molto amato. Forse un pò macchinoso e artefatto nell'ultima parte, che lascia un aroma molto amaro in bocca, ma si sa che su questo blog non vanno molto di moda i gusti dolciastri di certo cinema e di certa letteratura...
Libro di cui parlano tutti assai bene. Non ancora letto, ma che mi ispira non poco. La quarta di copertina ci racconta di Jeremiah Salinger, giovane autore televisivo newyorkese in vacanza a Siebenhoch, Sud Tirolo, con la moglie Annelise e la figlia di 5 anni, Clara. Nel corso delle riprese di un documentario sul soccorso alpino, Jeremiah viene coinvolto in un terribile incidente che lo obbliga a stare rinchiuso in un buio crepaccio. Per superare questo trauma l'uomo si butta a capofitto nel mistero di un triplice omicidio avvenuto nel 1985: tre ragazzi, Evi, Kurt e Marcus sono stati trovati orrendamente mutilati, con braccia e gambe spezzate. Direi che gli ingredienti giusti per una lettura estiva ci sono proprio tutti.
E' vero che il mio nuovo libro, "Ragazzi non pensati. Esperienze di cura con gli adolescenti" (Mimesis, 2016), scritto con alcuni amici e colleghi del Centro Milanese di Psicoanalisi "Cesare Musatti", uscirà in settembre, tuttavia lo consiglio comunque, visto che molti vanno in ferie proprio in settembre. Lo consiglio a tutti, naturalmente, perché contiene storie di adolescenza e disagio giovanile contemporaneo. E' un libro cioè molto attuale, che mostra in particolare quanto sia cambiata la metodologia e la sensibilità della Psicoanalisi nel prendersi carico dei problemi di un'età che erroneamente (molto erroneamente) pensiamo sia così lontana da noi. Un'età invece sempre molto vicina, forse oggigiorno particolarmente vicina, dal momento che viviamo in una "società adolescente", continuamente eccitata, o depressa (che in fondo sono due aspetti aspetti separati ma uniti e sempre in alternanza oscillante nello stesso soggetto), una società che non sa più qual'è la sua identità, quali siano le sue identità, che non sa più integrare le sue parti scisse, divise. Il libro contiene molte esemplificazioni cliniche che rappresentano uno spaccato significativo del lavoro di psicoanalisti di adolescenti, oggi.
Per concludere, ecco il n° 1, 2016 della rivista di cultura psicoanalitica "Psiche", edita da Il Mulino. I numeri della rivista sono monografici, e il tema di questo ultimo numero è quello - molto attuale anche questo - della distruttività umana. Molti i saggi contenuti, tra i quali segnalo in particolare quello di Paolo Fabozzi: "Fenomeni e processi distruttivi nell'opera di D.W. Winnicott", nonché l'articolo del collega e amico Sisto Vecchio, da titolo: "André Green: Pourquoi les pulsions de destruction ou de mort?". Psiche affronta sempre temi di cultura psicoanalitica legandoli alla realtà contemporanea. Il tema della distruttività, se pensiamo alla recente escalation del fenomeno terroristico, oppure al conflitto razziale negli Stati Uniti, è uno dei più urgenti e significativi che l'umanità si trova ad affrontare. L'eliminazione violenta dell'Alterità, in qualsiasi forma essa si manifesti come occorrenza di ciò che di più vitale esista nell'umano, sembra infatti l'obiettivo principale della distruttività dell'era post-moderna che viviamo.
Per concludere, auguro una buona estate a tutti coloro che passano di qui, sperando davvero di trovare il tempo di scrivere qualche buona recensione, o magari di filmare qualche video-recensione di film sufficientemente interessanti e gustosi per i nostri palati perturbantofili.
A presto!
Per concludere, auguro una buona estate a tutti coloro che passano di qui, sperando davvero di trovare il tempo di scrivere qualche buona recensione, o magari di filmare qualche video-recensione di film sufficientemente interessanti e gustosi per i nostri palati perturbantofili.
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