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sabato 5 febbraio 2011

I spit on your grave (remake, unrated), di Steven R. Monroe (2010)



Jennifer, una giovane e bella scrittrice, viene violentata e torturata da un gruppo di bifolchi all'interno della sua casa di campagna in mezzo ai boschi della Lousiana. Si salva fortunosamente gettandosi in un gelido torrente, e perché viene data per morta.
Sopravviverà, e tornerà a far visita ai suoi assalitori in cerca di vendetta...



Questo "I spit on your grave" di S.R. Monroe, remake dell'omonimo film di Meir Zarchi (1978, noto in Italia col titolo di "Non violentate Jennifer"), si mostra come felice novità nel panorama cinematografico perturbante. Il sottogenere cui fa riferimento è naturalmente quello del  rape-and-revenge, nel quale Monroe è tuttavia capace di iniettare pesanti dosi di gore. Dosi da cavallo, potremmo dire, soprattutto nell'ultima mezz'ora di pellicola, dal momento che il tema della "vendetta" non è certo trattato con sottogliezza filosofica. Da questo punto di vista il film di Monroe omaggia rispettosamente l'originale, a sua volta molto violento per essere stato girato negli anni '70. La novità di questo remake sta nel calcare la mano, in modo deliberato, sulla crudeltà della vendetta di una scrittrice donna, cioè di una figura intellettuale, umiliata e torturata da un branco di villici abitanti della provincia americana. Assistiamo cioè, a una crudeltà femminile, e che potremmo definire postfemminista, verso la quale lo spettatore è subito portato a fare il tifo, tanto i caratteri del maschile risultano odiosi, in qualsiasi funzione essi siano declinati (basti pensare alla figura dello sceriffo, personaggio davvero disgustoso e assolutamente isomorfo al ruolo della banda di assalitori). "I spit on your grave" è un film crudo, diretto, molto viscerale, ma al contempo girato con cura e attenzione ai particolari, sia visivi che narrativi .  La violenta dinamica psicologica che caratterizza la relazione tra vittima e carnefice, nella prima parte del film, è inoltre rappresentata con grande acume e realismo emotivo, al punto da ricordare lo spirito darwiniano di un Sam Pekimpah. Risultano infatti molto interessanti a tale proposito, gli ampi movimenti di macchina alternanti inquadrature raso terra a primi piani sghembi. La sociopatia fallico-perversa del gruppo dei maschi è poi caratterizzata da una notevole attenzione antropologica, come da tempo non si vedeva in un film di questo tipo: la sequenza dello stupro di gruppo, nel bosco, è  ad esempio tormentosamente inquietante e supera di molto, sul piano delle poetica perturbante, altri remake di rape-and-revenge film, come ad esempio il  craveniano di "The Last House on the Left" (2009).  La crudeltà umana nei confronti di una donna, ma in generale di una vittima inerme, nelle sequenze dello stupro, è resa ancor più tagliente dalla presenza metafilmica della videocamera digitale che uno del branco utilizza durante le scene della tortura.  Ma non abbiamo ancora parlato della protagonista femminile, Sarah Butler, cui va un plauso particolare per l'intensità di un'interpretazione di cui non sarà certo facile dimenticarsi.  Jennifer-Sarah Butler assurge cioè a figura mitica di amazzone vendicativa, come contraltare inconscio-femminile di un abuso di potere maschile cieco, ambiguo e traumatogeno. Il trauma-morte di Jennifer determina infatti la sua rinascita come figura trasfigurata e onnipotente-castrante nei confronti del potere maschile. La sceneggiatura (dello stesso regista) sottolinea con molta precisione questo elemento trasfigurante: assistiamo quindi, gradualmente, alla trasformazione di una scrittrice nerd ed intellettuale,  in cacciatrice che frequenta i boschi in cui è stata lei, cacciata per prima come vittima. Il pregio maggiore della sceneggiatura e di tutto il film sta appunto nella intensa e tragica resa narrativa di questo viraggio esiziale, che ci trasporta dal sopruso alla vendetta come esito passionale inesorabile. In questo film di Monroe (come in quello di Zarchi) non c'è infatti alcuno spazio per il perdono, cioè Monroe sembra volerci dire che abitiamo un'epoca culturalmente così regredita e anomica, da far apparire la legge biblica del taglione come un normale corollario esistenziale. Superata la soglia della "Legge del taglione", la logica della vendetta ha quindi campo libero e invade tutto come acqua che s'infiltra in ogni fessura, senza più confine: l'odio produce odio e lo fa dunque proliferare. L'uso del gore nell'ultima parte del film ha quindi la chiara funzione di sottolineare questo carattere proliferativo esponenziale dell'odio come passione caratteristica dell'umano. E si tratta di un gore piuttosto penetrante e brutale, molto più di certi spunti ormai banali di qualche risaputo capitolo di "Saw" (si pensi  solo alla sequenza della sospensione sulla vasca da bagno nella quale Jennifer discioglie soda caustica; oppure a quella dei corvi che si nutrono del volto insanguinato di uno degli stupratori). Un  gore che spiazza alquanto, soprattutto perchè arriva dopo molte sequenze relativamente distensive. "I spit on your grave", questo denso e tetragono remake del mitico film di Zarchi, merita dunque, senza dubbio, tutta la nostra attenzione.      Regia: Steven R. Monroe Sceneggiatura: Steven R. Monroe Fotografia: Neil Lisk Musica: Corey A. Jackson Interpreti: Sarah Butler, Chad Lindberg, Daniel Franzese, Rodney Eastman, Jeff Branson, Andrew Howard Nazione: USA Anno: 2010

13 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Grazie a te Zoe, perchè mi rimandi un feedback positivo che apprezzo molto. Poi mi è piaciuta l'involontaria inversione dell'h, che hai fatto nei tuo commento: "grazie ha te o visto". Un lapsus di scrittura molto creativo :)

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  3. Vorrei capire perchè Zoe ha eliminato il suo commento. E soprattutto capire come ha fatto. Sarei grato a Zoe se me lo spiegasse (forse si è accorta di aver sbagliato blog? Oppure si è offesa perchè ho sottolineato affettuosamente il suo errore involontario? Se è questo il motivo, mi scuso molto per la mia notazione) :)

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  4. Bella recensione, come sempre. Tra l'altro, nemmeno a farlo apposta, avevo letto proprio ieri mattina di questo film e, ovviamente, mi è subito venuta voglia di guardarlo. Ma c'è già in italiano?

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  5. cmq non ci vogliono più di 5 secondi, per cancellare un commento (solo il proprio, però, in caso di visitatore e non di proprietario). Basta cliccare sul cestino, a destra della data, sotto al proprio commento, confermare l'eliminazione et voilà. A presto.

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  6. Grazie Musashi, come al solito evidenzio la mia completa imbranataggine tecnologica, che peraltro mica nascondo, eh. In ogni caso il film non so quando uscirà (e se uscirà) in Italia. Lo trovi in DVD o Blue-Ray su Amazon.com. Consiglio di vederlo in più che buona definizione. :)

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  7. Suvvia, Angelo, non svilirti...
    Sai fare di peggio, in altri ambiti ; )

    Il branco è storta spina dorsale della viltà.

    Cristian...

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  8. visto stasera. Davvero molto forte. Non tanto la seconda parte, sulle uccisioni violente, quanto più la scena della violenza sessuale e, ancor più, quelle sulla violenza psicologica precedente. Bello, mi è piaciuto.

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  9. Sì, Musashi, anch'io sono stato colpito dalla resa psicologica del rapporto vittima-persecutore, molto ben girato nella prima parte del film. Siamo in sintonia (come spesso succede tra noi) :)

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  10. Prima di leggere il tuo post non avrei mai guardato il film, il r&r non mi va molto a genio, visto che nella maggior parte dei casi si cade nel retorico. Le morti\torture finali sono davvero degne del miglior Saw.
    Ottima recensione, ottimo film.

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  11. @ Eddy: i tuoi commenti sono linfa per la mia autostima, stima che non posso che ricambiare, caro Eddy. Mi piacerebbe un giorno organizzare di andare a vedere un film insieme. Chissà mai che ci riusciremo :)

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  12. Mi inchino davanti alla tua proposta. Vedo se riesco a contattarti in modo meno privacy-lesivo dei commenti del blog.


    Grazie.

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  13. Diciamoci la verità, niente accade per caso. I recenti incassi dei torture porn hanno convinto qualcuno a rispolverare un vecchio classico del proibito, valutando che oggi, a differenza degli anni 70', la violenza bruta non fa spavento, non crea shock, ma anzi fa cassa e soldi ! Il film è fin troppo perfettino, pulito nella fotografia, scelto per quanto riguarda gli attori, insomma, del tutto impersonale: spogliato di qualunque contenuto ideologico diventa solo pornografia del sangue.
    Le sequenze relative alla vendetta di Jennifer contengono una dose di sadismo che ha paragoni con ben pochi film ( superando di gran lunga Saw e Hostel ). Non c'è tensione, si sa come andrà a finire e solo il "come" a restare nel mistero.
    Di fronte a tali cretinate e chincaglieria da troppi soldi, non si può che nostalgicamente ricordare il terrore vero, quello degli anni 70 e 80, più vero, più intelligente.
    Ah, dimenticavo: quanto può essere credibile la storiella di una scritttrice dolce e carina che nella seconda parte sembra avere la forza e la potenza di Wonderwoman ?

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