Pagine

domenica 22 dicembre 2013

Strenne cinematografiche 2013/2014




Dopo le strenne letterarie passiamo ora a quelle cinematografiche e di natura perturbante naturalmente, cioè a quei film, che a mio avviso promettono bene e che sperabilmente cercheremo di visionare al più presto. Ritengo alcuni di questi importanti e da vedere prioritariamente, altri meno, ma l'elenco qui sotto riportato non va in ordine di importanza, si tratta cioè di un ordine random. Se e quando riuscirò a vedere questi film, li troverete recensiti qui come al solito, come da tradizione. 

Cominciamo da Coherence (2013), di James Ward Byrkit, film sci-fi horror, nel quale si narrano gli effetti del passaggio di una cometa su un paesino norvegese nel lontano 1923. In quell'occasione gli abitanti del paese rimangono completamente disorientati, al punto che una cittadina chiamerà la polizia asserendo che l'uomo che è in casa con lei non è suo marito. Giunti ai giorni nostri un gruppo di amici durante una cena rievoca quel lontano e misterioso episodio, in attesa dell'arrivo di una nuova cometa che potrebbe generare effetti simili a quelli già provati negli anni '20. Film attraversato da una sottile atmosfera paranoide, premiato al Fantastic Festival 2013, e che propone quindi motivi di curiosità.



Passiamo invece a Oculus Mike Flanagan, che viene dato in uscita il 18 aprile 2014, e che quindi più che una "strenna" è una segnalazione, lo so, ma che mi sembrava comunque giusto fare in questa sede avendone l'occasione. Flanagan è, per intenderci il regista dell'interessante "Absentia" (2011), e qui ci parla del rapporto tra una sorella e un fratello accusato di omicidio, rapporto attraversato da emozioni complesse, ma anche toccato da misteriose forze sovrannaturali che ne sconvolgeranno l'assetto. Del film si sente parlare piuttosto bene nei corridoi del web e credo che questo regista meriti più di un'attenzione. Certo, dovremo aspettare qualche mese, ma speriamo che le nostre attese siano premiate. Vedremo. 



Che dire poi di The Station (2013), dell'austriaco Marvin Kren, elogiato in vari luoghi per aver creato un gradevole horror dal sapore antico, che rimanda ad altre basi artiche (qui siamo più tranquillamente sulle Alpi mitteleuropee) nello stile di "The Thing". Il trailer è intrigante, ma bisognerà ovviamente vedere la pellicola srotolarsi sotto le nostre attente pupille per poter generare poi un'opinione coerente. Naturalmente vedremo anche questo. 




Savaged, dello sceneggiatore e regista Michael S. Ojeda, è un revenge-thriller che, si narra, rinnovi un genere ormai stanco e sul quale si accumulano corsi e ricorsi, remake e sequel di ogni sorta da tempo immemore. Non amo particolarmente il genere, se non per quei film in cui la psicologia delle interazioni tra i protagonisti è ben sottolineata ed efficacemente costruita. Nell'orizzonte futuro sembrerebbe dunque utile dare un'occhiata a questo filmaker alle prime armi rispetto ad un lungometraggio, ma che potrebbe riservarci buone sorprese. 



Jess T. Cook, che proviene da dimenticabili prove tra cui "Scarce" (2008) e "Monster Brawl", (2011), si pone alla regia di Septic Man, sceneggiato dal pur ottimo Tony Burgess, a cui si deve il più che ottimo "Pontypool" (2008) di Bruce McDonald, interpretato da un ispiratissimo, profondissimo Stephen McHattie. La storia narrata da "Septic Man" ci parla di un operaio addetto ai pozzi di depurazione chimica che si trova intrappolato all'interno di una fossa settica nel bel mezzo di una contaminazione delle acque. L'uomo subirà trasformazioni spaventose e dovrà vedersela con strani e inquietanti personaggi. L'idea centrale che informa lo script mi sembra interessante e piuttosto evocativa sotto diversi profili. Vedremo poi se Cook, con l'aiuto del buon Burgess riuscirà nell'intento di allestire atmosfere perturbanti o meno.




A Field in England, di Ben Wheatley, già recensito ottimamente da Elvezio Sciallis sul suo blog (vi prego, andatevi a cercare da soli e a leggere quella recensione, chè non ho voglia di linkarla qui, adesso), appare come un horror innovativo e cinematograficamente assai raffinato. Intanto è ambientato nell'Inghilterra del 1600. La storia narra infatti di quattro uomini che decidono di prendersi una pausa dalla Guerra Civile inglese del 17° Secolo per andare a bersi una birra. Tra loro però c'è un alchimista che ne combinerà di tutti i colori. Film certamente da visionare.


                                                 


All Cheerleaders Die (2013), Lucky McKee e Chris Sivertson, è da vedere soprattutto per la co-direzione di McKee, autore di "Woman" (2011), "May" (2002), "Red" (2008) e "Roman" (2006), tutte opere per le quali è d'uopo dire "tanto di cappello" al regista californiano. La trama non sembrerebbe esaltante, tanto meno il poster, molto cool e piuttosto banalotto alla vista, ma un film di McKee occorre senza dubbio vederlo, per continuare a studiare con attenzione la parabola artistica di un regista che merita tutto il nostro riguardo. Anche Sivertson è da guardare con occhio attento, dopo "The Lost", tratto dal romanzo del grande Jack Ketchum (pubblicato nel 2001).



Chiudiamo questa nè lunga nè corta rassegna di strenne horror con Proxy (2013), di Zack Parker ("Quench", 2007; "Scalene", 2011) che ci parla di una donna agli ultimi mesi di gravidanza che viene brutalmente assalita da un uomo incapucciato mentre si reca ad un appuntamento. Tale evento terribile sortirà effetti inaspettati. E che noi invece ci aspettiamo, naturalmente, sempre attenti come siamo alle soglie dell'ignoto, del non pensato che il Cinema Perturbante esplora di continuo.



Per adesso mi fermo qui con segnalazioni e strenne. Auguro a tutti un ottimo Natale di riposo, di sogni e di visioni filmiche arricchenti, stimolanti ed emozionanti. 

Post Scriptum dell'ultim'ora: aggiungerei anche [Rec]4: Apocalipsis, di Jaume Balaguerò, questa volta senza il suo compare Paco Plaza (finalmente). Nel quarto capitolo della saga Angela Vidal è sopravvissuta alle terribili vicende narrate dal primo film. I soldati che la salvano la trasportano su una vecchia petroliera ancorata in mezzo al mare e lontana dalle coste: il terribile virus che l'ha infettata deve essere assolutamente isolato dal resto dell'umanità. Nonostante ciò, Angela e l'intero equipaggio, non saranno comunque al sicuro dal virus mortifero. Film da vedere sul piano filologico, sebbene lo script non faccia intuire cose particolarmente eccelse. Qui sotto poster e trailer:



sabato 21 dicembre 2013

Pausa musicale / 2, in attesa delle strenne cinematografiche 2013


Zen Circus /2



Al cinismo più bieco e posato 
tipo quello da cantautorato 
esser stronzi è dono di pochi 
farlo apposta è roba da idioti 

A chi è andato a vivere a Londra 
a Berlino, a Parigi, a Milano o Bologna 
ma le paure non han fissa dimora 
le vostre svolte son sogni di gloria 

A chi critica, valuta, elogia 
figli di troppo di madre noiosa 
l'arte è pensiero che esce dal corpo 
né più né meno come lo sterco 

Alle donne, agli uomini ai froci 
vi amo, vi adoro e ricopro di baci 
corpi ignudi sgraziati o armoniosi 
perdenti per sempre perfetti per oggi 

A voi che vi piace di farvi fregare 
dai nati vincenti, dal navigatore 
dalla macchina nuova e dal suo fetore 
dalla prova finale dall'uomo che muore

lunedì 9 dicembre 2013

Strenne natalizie 2013




Come ogni anno, avvicinandosi il Natale, il blog propone alcuni titoli di libri che il tempo più lasso delle festività invernali consente di prendere più agevolmente in considerazione nonché di leggere con tranquillità, magari seduti morbidamente sul divano di casa, accanto al camino, sgranocchiando pan pepat(io ho una stufa a pellet, ma fa lo stesso). Partiamo sicuramente dall'ultimo libro di Stephen King, "Doctor Sleep", considerato il sequel di "Shining", e uscito in questi giorni nei paesi anglosassoni, quindi per ora disponibile  solo in inglese. Sembra che la critica americana (vedi il New York Times) ne abbia parlato piuttosto bene, ma naturalmente attendiamo di leggerlo in italiano, per i tipi di Sperling&Kupfer nei primi mesi del 2014.

 

Decisamente consigliato poi da questo blog è l'ultimo libro di Maurizio De Giovanni, e cioè "Buio per i bastardi di Pizzofalcone" (Einaudi, Stile Libero), sempre della serie del commissario Giuseppe Lojacono, che avevamo raccontato e recensito nella sua penultima prova "I bastardi di Pizzofalcone", libro molto intenso e narrativamente ben riuscito. Ritroveremo quindi gli agenti Aragona, Di Nardo, Romano e tutti gli altri alle prese con un nuovo killer travestito da Batman.



Non posso evitare di suggerire anche l'ultima, notevolissima, coinvolgente, astuta prova di Jussi Adler-Olsen, "Il messaggio nella bottiglia" (Marsilio, Farfalle), grandioso affresco thriller congegnato con maestria scandinava, molto cupo in alcune sue parti, ma anche assai intrigante e stimolante dal punto di vista dei sottotesti socio-psicologici che in scena. Ma ne parleremo ancora, attraverso apposita recensione, a tempo debito, dal momento che credo che questo autore danese meriti una certa attenzione perchè davvero brilla come una stella nel panorama thriller contemporaneo. 



"Sogni 1875-1931", di Arthur Schnitzler (Il Saggiatore) è una interessantissima raccolta di sogni annotati dell'autore di "Doppio Sogno". La scrittura di Schnitzler è ondivaga, onirica, abitata da personaggi importanti della cultura mitteleuropea dei primi del Novecento: Freud, Klimt, Mahler. Il testo è pubblicato in versione integrale, con un saggio introduttivo di Agnese Grieco e Vittorio Lingiardi sulla figura dello scrittore viennese. Un libro che, direi, non può mancare nella propria biblioteca, soprattutto approfittando del Natale imminente. 




Passiamo ad una donna di grande spessore e cioè a Lou Andreas Salomè, di cui Mimesis pubblica "Riflessioni sull'amore". La Salomè, intellettuale e psicoanalista di origine russa trasferitasi in Francia, che affascinò Nietzsche, Freud, Rilke, in questo libro riflette sulla natura dell'amore e sulle sue diverse forme. In particolare l'autrice si sofferma su quelle forme di divaricazione tra amore completo, che coinvolge mente e corpo e la passione puramente carnale. 



Concludiamo con un testo per "addetti ai lavori", ma che potrebbe anche incontrare l'interesse dei più perchè tratta temi molto attuali, sebbene declinati su un piano puramente clinico e terapeutico. Si tratta del libro "La psicoterapia nell'età del narcisismo. Modernità, scienza e società" di Joel Paris (Raffaello Cortina Editore), che riflette sul Disturbo narcisistico di personalità, una delle patologie più diffuse nella società contemporanea. Il libro si avvale di studi tratti dalla ricerca empirica in psicoterapia e in psicologia. Molto attuale e denso di stimoli anche per riflettere su fatti politici e sociali quotidiani che ci coinvolgono. 




Direi che per adesso ci fermiamo qui per quanto riguardi i libri. Potrebbe essere che prossimamente, e magari prima di Natale inserisca altre strenne riguardanti l'ambito cinematografico perturbante, che rimane uno dei motori centrali di questo blog. A presto.

domenica 1 dicembre 2013

Tulpa, di Federico Zampaglione (2013)




Lisa Boeri è una giovane donna in carriera, completamente assorbita dal lavoro, ma che conduce una seconda vita notturna nella quale dà sfogo ai più perversi desideri. Lisa frequenta infatti un locale notturno a luci rosse molto equivoco, gestito da una sorta di guru. A un certo punto però tutti gli amanti occasionali conosciuti da Lisa nel locale andranno incontro ad una fine turpe. Tentata di rivolgersi alla polizia, la donna si trattiene tuttavia dal farlo per non svelare al mondo la sua seconda vita. Comincerà così lei, da sola, ad investigare sulle tremende morti dei suoi sconosciuti partners, ma dovrà confrontarsi con qualcosa di più grande di lei... 

"Tulpa" rappresenta un apprezzabilissimo tentativo di rimaneggiamento creativo e di rilancio del thriller italiano anni '70, con particolare riferimento alle sperimentazioni del primissimo Argento. Sia i movimenti di macchina, che le ambientazioni claustrofobiche, tanto quanto la fotografia e i costumi (soprattutto la caratterizzazione "in grigio" dell'assassino) rimandano infatti a quelle lontane, ormai per noi tutti ataviche atmosfere che ai più anziani come il sottoscritto ricordano la propria infanzia e i suoi miti cinematografici. Ma ho detto che "Tulpa" rappresenta un tentativo, seppur apprezzabilissimo nelle intenzioni, e non  ho però detto che questo tentativo risulti riuscito. Zampaglione, è vero, ce la mette tutta sul piano registico a dosare movimenti lenti di piani sequenza a tratti impeccabilmente costruiti, soprattutto negli interni casalinghi, così come ci sa fare molto bene ad allestire un'estetica complessiva degli ambienti illuminandoli con la fotografia gelida e appositamente àtona di Giuseppe Maio, evocando suggestioni interessanti sotto il profilo globale del suo chiaro intento perturbante. Tuttavia altri elementi rovinano l'esito di un esperimento che poteva elevarsi di molte spanne al di sopra di un risultato finale che, tristemente, delude. Direi che è il montaggio, particolarmente, a gravare la pellicola di un andamento spezzettato, superficiale e troppo rapido nell'evoluzione del racconto: vediamo passaggi da interni notturni ad esterni diurni che non sono legati armoniosamente tra loro; vediamo apparire e scomparire personaggi chiave con un timing che non rispetta (e non ci fa approfondire sufficientemente) il loro ruolo nella storia; osserviamo la vita di Lisa scorrere senza realistico costrutto dall'ambiente di lavoro al locale gestito da Nuot Arquint attraverso concatenazioni di sequenze che sembrano solo parentesi superflue tra un omicidio e l'altro. Non sono tanto soggetto e sceneggiatura ad essere discutibili o viziati da buchi o incoerenze strutturali particolarmente gravi ( a parte la sequenza finale piuttosto abborracciata e scricchiolante come altre mai), quanto piuttosto la modalità dell'assemblaggio sequenziale, una giustapposizione di inquadrature e sequenze che non sembra particolarmente coerente né pensata. Il soggetto infatti è decisamente interessante, molto attuale, aggettante una luce davvero veritiera su certe sindromi perverse che albergano in un certo tipo di ceto sociale contemporaneo. Lisa ben rappresenta la donna in carriera, "drogata di lavoro", dall'Io scisso e completamente perso nella bulimia di un piacere che la corrode dall'interno, rendendola sempre più sola e priva di ogni legame affettivo. I suoi sono amanti occasionali, compagni di una notte, perfetti sconosciuti che vengono dal nulla e dal nulla ritornano (cioè allo stato indifferenziato, poiché troveranno tutti la morte per mano di un assassino), e il pessimismo di Zampaglione nell'affrontare tali temi non dà tregua, anzi porta ad una conclusione della storia che più pessimistico, sul piano psicosociale, non si può. Oltre aI montaggio, i problemi di "Tulpa" sono però anche molti altri: dialoghi e interazioni tra i personaggi di una banalità infinita e che non lascia alcuna traccia sui neuroni dello spettatore (si veda come solo esempio il litigio tra Lisa e una collega d'ufficio che sembra quello che può svolgersi tra due liceali gelose del fidanzatino); costruzione degli omicidi attraverso una dinamica vuota e ricorsiva che non possiede nemmeno la forza di rivolgersi a un qualsivoglia stimolo splatter per dare vigore al narrato; scelta del cast che muove un Michele Placido  e una Claudia Gerini piuttosto spenti, scolastici nei modi, dalle occhiaie pesanti e dal trucco che vuole farli inutilmente apparire stressati e angosciati; finale con scoperta dell'assassino buttata lì tanto per finire una storia facendola volgere verso un sovrannaturale di cui si coglie un breve cenno e di cui non si comprende per niente la motivazione all'interno di tutto lo script; resa dell'elemento libidico-perverso molto sciatta e per nulla seduttiva: le sequenze di quelli che non sono altro che mimiche ridicole di amplessi che vorrebbero mostrarsi come il massimo della trasgressione, sono ciò che mi hanno maggiormente deluso di un regista che mi aspettavo osasse di più, anche sul piano della sperimentazione e, appunto della trasgressione, e soprattutto dopo film come "Shadow" (2009), che ha fatto fare un briciolo di strada in più al genere horror italiano, e "Nero bifamiliare" (2007), interessante seppur tiepida sperimentazione che si pone come curioso mix tra commedia all'italiana e noir. "Tulpa", come dicevo all'inizio possiede buone intenzioni di base, ma arranca per tutto il minutaggio alla ricerca vana della resurrezione del genere thriller italiano d'altri tempi. Tempi andati, ormai, che Zampaglione sembra proustianamente voler rinverdire dopo aver intinto non so quale madelaine nel caffellatte del mattino. Il risultato è un'insipida, praticamente inutile prova registica che fa rimpiangere il pur modesto "Shadow". Si salvano, forse, le musiche, dei fratelli Zampaglione, che credo sarebbe meglio si dedicassero maggiormente alla carriera di musicisti, probabilmente per loro foriera di ben maggiori soddisfazioni artistiche. In sintesi il mio personale consiglio è di non perdere il proprio tempo, oggigiorno sempre più prezioso e scarso nel visionare un film come questo, ma di dedicarsi a più amene attività.

Regia:  Federico Zampaglione   Soggetto e Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Federico Zampaglione, Giacomo Gensini   Fotografia: Giuseppe Maio Musiche: Federico Zampaglione, Francesco Zampaglione, Andrea Moscianese   Cast: Michele Placido, Claudia Gerini, Nuot Arquint, Crisula Stafida, Michela Cescon, Ivan Franek   Nazione: Italia  Produzione: Italian Dreams Factory  Durata: 84 min.