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mercoledì 29 agosto 2012

Lovely Molly, di Eduardo Sànchez (2011)



I novelli sposi Molly e Tim, subito dopo i festeggiamenti per il loro modesto matrimonio, si trasferiscono nella casa dei genitori defunti di Molly. Ma non molto tempo dopo il trasloco, cominciano a riaffiorare ricordi inquietanti nella mente di Molly. Tim fa il camionista, e mentre lui è lontano da casa per lavoro, Molly comincia a sentire e vedere cose che non riesce a spiegarsi. Per sedare le sue ansie, Molly inizia a fumare marjuana e a far uso di altre sostanze, mentre sua sorella Hanna comincia seriamente a preoccuparsi per lei. Gradualmente la verità comincia ad emergere, nel modo più orribile, e un senso di cupa insicurezza invade, piano piano, la vita di tutti. 

Il co-autore (insieme a Daniel Myrick) di "The Blair Witch Project", torna a noi dopo circa cinque anni, con questo "Lovely Molly", scritto con Jamie Nash. Il film ripresenta il tema  della "leggenda sovrannaturale", cui tutta la filmografia di Sànchez rimane fedele, al punto che potremmo definirlo un "tema ossessivo", che il regista, a partire da "TBWP" studia e ristudia, con indubbia padronanza. Stiamo in particolare parlando di un sovrannaturale di stampo spiccatamente statunitense, radicato nella provincia povera e ignorante degli States, terreno di coltura ideale del magico-fideistico. D'altra parte anche "TBWP", nasce da un soggetto che desidera lavorare in modo innovativo proprio quella materia, e ci riesce molto bene, inventando di sana pianta, e non è poca cosa, il noto innesto horror-mockumentary. L'effetto è straniante proprio perchè il "primitivo" magico si integra, ma in modo inquietante, con il moderno della tecnica di ripresa. "Lovely Molly" cala questa struttura di base all'interno, non della storia di una comunità, bensì all'interno di una rete familiare, quella di Molly. "Familiare" in due sensi ambivalenti e collocati su due coordinate temporali distinte: la sua famiglia d'origine, e la sua famiglia attuale, cioè la coppia costituita da Molly e Tim. Da un certo punto di vista verrebbe in mente una sorta di declinazione al femminile di Amleto, poichè in effetti il film appare come venato da un sottile spirito shakespeariano, anche nelle ambientazioni cupe, tutte costruite tra boschi e interni di una casa davvero spaventosa, abitata da ricordi genealogici tremendi, tradimenti, soprusi, vendette. Ma elemento interessante del film è la costruzione (lenta, al limite della pazienza visiva di un spettatore di genere horror qualunque) di un'atmosfera di complessiva regressione e destabilizzazione psichica inesorabile a carico della protagonista, Molly, una Gretchen Lodge molto brava, soprattutto a porsi egregiamente come rappresentante della low class americana: le sequenze iniziali del matrimonio sono di una tristezza tremenda, dal punto di vista sociologico, a questo proposito. Sànchez è molto, molto sapiente nel disvelare la storia di Molly, intrecciando il diegetico del presente, con un diegetico (improprio) del passato, raccontato attraverso i dialoghi tra Molly e sua sorella. Il disvelamento è graduale, inesorabilmente pessimistico, e ciò che mostra, alla fine è un vuoto sociale assoluto, pneumatico, nel quale Molly sprofonda, senza poter dire nè a nè ba. Che siano i fantasmi che possiedono la casa maledetta, oppure una famiglia d'origine che nasconde fantasmi muti e mai elaborati, poco importa: il matrimonio di Molly con l'inconsistente Tim non servirà a riscattare quel vuoto di cui Molly è vittima, un vuoto che ha respirato fin da quando è venuta al mondo, che la sostanzia e circola dentro di lei da sempre. Perchè è poi questo che Sànchez vuole dirci, cioè che Molly è una vittima. Se possiamo infatti segnalare una differenza essenziale tra questo film e i precedenti di Sànchez,  in particolare  "The Blair Witch Project", tale differenza è rappresentata da un taglio decisamente sociologico del film, aldilà del tema "possessione", che è lasciato (volutamente) in secondo piano. Anche il grigio rapporto tra Tim e Molly segnala la stessa tematica, ripresa anche nelle sequenze in cui viene ritratto lo squallidissimo e impersonale ambiente lavorativo di Molly, in cui la solitudine sembra essere l'unica compagna della ragazza. Sono molto penetranti, e metaforiche, a tale proposito, le sequenze in cui vediamo Molly gettare le immondizie in grandi container posti nel cortile del luogo in cui lavora. Molly non si accorge che la sua stessa vita, e lei stessa sono un' immondizia gettata in un container matrimoniale (ora) e familiare (allora). Lo spettatore se ne accorge eccome, invece, accompagnato per mano da un Sanchez che orchestra tutta la sua musica sul livello della solitudine affettiva dell'individuo, lasciato solo ad affrontare mostri più grandi di lui, che alla fine, dunque, e necessariamente lo divoreranno. Il film lascia con una forte sensazione di "pessimismo storico", rispetto al quale il regista non ci lancia nessuna àncora di salvezza. Ben congegnato, sebbene a mio avviso troppo lento in alcune soggettive, nonchè in molti dialoghi, e  forse inutilmente sovraccaricato dall'uso mockumentaristico della cinepresa amatoriale, in altri punti, "Lovely Molly" lascia certamente un segno su chi guarda, e muove riflessioni profonde sul tema polisemico della "famiglia". E' apprezzabile, da parte di Sànchez, oltre all'andamento drammaturgico costruito su svelamenti successivi, anche l'evitamento accurato del maledetto "spiegone finale", che proprio non c'è, nel senso che molti "segreti" vengono lasciati insaturi, non chiariti. Sul piano extra-diegetico, Sànchez decide poi,  giustamente, di tacitare il sonoro, nelle sequenze di climax, il che aumenta di molto la tensione e il coinvolgimento soggettivo dello spettatore. La fotografia, di John W.Rutland, dai costanti toni grigio-giallognoli, incentiva un senso di degrado socio-psichico in modo molto efficace, così come il montaggio lentissimo di Vona e del regista, ci costringe a stare con i piedi nella storia dal primo minuto fino all'ultimo. "Lovely Molly" è dunque un film decisamente consigliato. 
Regia: Eduardo Sànchez    Soggetto e Sceneggiatura: Eduardo Sànchez, Jamie Nash      Fotografia: John W. Rutland     Montaggio:  Andrew Vona. Eduardo Sànchez     Cast:        Gretchen Lodge, Alexandra Holden, Johnny Lewis, Daniel Ross, Brandon Thane Wilson, Lauren Lakis, Tara Garwood,  Nazione: USA Produzione: Amber Entertainment, Haxan Films  Durata: 99 min.   
   

6 commenti:

  1. Diamine, mi hai ascoltato, allora! Io questo lo considero una delle visioni più belle del 2012. Mi ha sfiancato ma l'effetto preturbante della pellicola è davvero potente.

    Per quanto riguarda la nostra discussione su Laugier ti lascio alla lettura della rece su Midian che ha accalappiato nel finale anche il mio pensiero.

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  2. sembra molto interessante , me lo devo assolutamente procurare...

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  3. @ Eddy: ti confesso che anch'io ho faticato non poco ad arrivare alla fine. In effetti è piuttosto lento, anche se la tensione non ti molla un momento. Adesso leggo e commento la rece di Midian. Tu hai letto quella di Lenny Nero?

    @ Bradipo: è dell'anno scorso, quindi non dovrebbe essere difficile trovarlo :)

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    1. Si, ho letto la rece di Lenny ma non ci ho trovato grandi spunti, se non quelli su cui abbiamo già discusso.
      Cosa ti è piaciuto in particolare della sua analisi?

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  4. @ Eddy: la recensione di Lenny Nero, oltre ad essere come al solito molto ben scritta e analitica, come tutte le altre, mi ha colpito perchè sottolinea assai bene il tema del dolore, che io non avevo colto così tanto nella mia recensione. Nero vuole dire (e lo dice esplicitamente) che la separazione (da un figlio, ad esempio) può essere torturant, tanto quanto il martirio di Anna in "Martyrs". Trovo che sia vero, e sono d'accordo con lui. Per il resto mi sembra ancor più entusiastica della mia, e comunque si avvicina molto, almeno alla prima parte della mia. Così mi è parso. :)

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  5. Film davvero interessante. Ti ringrazio per la segnalazione, poichè rischiavo di perdermelo. A suo tempo fui molto colpito da "The Blair Witch Project", ma con il secondo capitolo ritenevo ormai esaurita la vena creativa del filone.
    Con questo film noto con piacere il riuscitissimo tentativo di Sanchez di riprendere le tematiche del capostipite, innovandole, non riproponendo quindi la solita sterile copia.
    Anzi, a seguito della visione di "Lovely Molly", nel riscontrare come tu giustamente sottolinei una certa continuità tematica con "The Blair Witch Project", ho ulteriormente rivalutato quest'ultimo.
    Leggenda, superstizione, caso di possessione demoniaca?
    Non ci è dato saperlo e dopotutto non ci interessa, poichè il vero orrore si nasconde nel vuoto esistenziale che pervade ogni inquadratura del film.
    Ma, non ultimo, il film ha saputo regalarmi momenti di pura inquietudine, come la scena nella quale Molly, uscendo di casa, quasi rispondendo al richiamo di un'entità oscura, si incammina verso il bosco e finisce tra le braccia di un essere indistinto dalle fattezze diaboliche.
    Grande climax...

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