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domenica 2 marzo 2014

The Returned, di Manuel Carballo (2013)



In un futuro non lontano da noi, un micidiale virus che trasforma gli esseri umani in selvaggi zombies è stato curato, cioè è stata trovata una cura capace di far ritornare umani gli zombie, a patto che gli infetti si auto somministrino un farmaco quotidianamente. Kate è un medico il cui compagno è stato contagiato, e quindi è un "returned", al quale Kate deve necessariamente fornire il farmaco. Tuttavia la proteina che deve essere sintetizzata per curare la malattia è sempre più costosa da elaborare in laboratorio e i potenti del mondo desiderano solo conservarla per le classi più agiate. Date queste premesse, è facile intuire che la situazione degenererà ben presto in tutto il paese...

Vediamo un pò cosa accade nell'alveo cinematografico-perturbante ispanico, che ci ha sempre fornito interessanti spunti di riflessione, nonché brividi e paure variegate, inserendo spesso le sue storie in ambiti rurali molto ben delineati e inquietanti. Nel caso di quest'ultimo film di Manuel Carballo (che viene da prove poco entusiasmanti in verità, vedi i suoi recenti Exorcismus, 2010 e El Ultimo Justo, 2007), il regista abbandona il classico rural iberico e sposta le sue locations in Ontario, Canada. Qui si gira in una città moderna, yankee style, fatta di grattacieli illuminati, automobili senza un granello di polvere sul cofano, ospedali lindi e perfetti. La storia è usualmente millenaristica: siamo in un futuro non precisato, in cui un virus micidiale ha trasformato in zombie parte della popolazione. Tuttavia è stato miracolosamente trovato un antidoto capace di far regredire il malanno letale e di generare una restitutio ad integrum del malcapitato che se l'è beccato. Tutto sembra essere dunque sotto controllo, e infatti anche lo script scorre lento fin verso il quarantesimo minuto di pellicola, introducendoci semplicemente nell'ambiente e facendoci familiarizzare con i protagonisti. Solo l'incipit, con un flashback ben calibrato, ci introduce subito in medias res, senza isterismi o inutili fronzoli spettacolosi. Gli attori sono scelti con cura: tutti trentenni dabbene, in particolare Kris Holden-Ried (Alex), un insegnante di chiatarra infettato e risuscitato dalla nefasta esperienza del contagio, e la sua fidanzata Kate, una composta Emily Hampshire dal bel viso più ispanico che anglosassone, giovane medico ospedaliero innamorata del suo uomo di cui si prende cura. Le atmosfere sono ben curate, il ritmo è lento, conviviale, la colonna sonora accompagna bene col suo mood straniante ma non troppo i movimenti dei personaggi nel corso della storia. Ciò che ho più apprezzato di questo film è appunto il tono pacato, non urlato, nel raccontare un topos cinematografico che è ovviamente trito e ritrito (è dal mio punto di vista inspiegabile che gran parte delle pellicole perturbanti odierne scrivano e riscrivano il tema zombie con tale ossessiva dedizione. Sarebbe interessante ragionarci sopra in modo più approfondito su tale tendenza contemporanea). Se War World Z di Marc Forster (2013) riprendeva tale topos pensando di rinnovarlo solamente attraverso la faccia sensualona di Brad Pitt, ma cadeva poi in un disaster movie che più banale non poteva essere, Carballo non gira certo un film innovativo rispetto al genere, ma ha il pregio di innestare tale genere su quello intimistico, alternando atmosfere soft in stile Lasciami entrare (Tomas Alfredson, 2008), ad avocazioni lente e continue di un cambiamento catastrofico-mortifero annunciato. Direi che è quest'ultimo modus operandi di Carballo a rappresentare l'aspetto perturbante più importante di questo film. Da questa prospettiva "The Returned" può apparire rallentato, involuto e con scarso spessore, ma a prima vista, cioè secondo una lettura molto superficiale. Al contrario il film contiene molti stimoli interessanti. Ad esempio ad un certo punto vira addirittura verso un sapore sci-fi, con accenti quasi kafkiani (vedi la sequenza in cui i due detective entrano nell'appartamento di Kate e Alex con un mandato di perquisizione). A mio avviso il bello di questo film è che praticamente di zombie assetati di frattaglie umane non se ne vedono proprio, ed è appunto questa loro assenza a rendere il film eccentrico, cioè saggiamente decentrato rispetto ai soliti vuoti stereotipi filmici che ci parlano di zombie. "The Returned" è un film ellittico, totalmente ellittico, nel quale sono gli umani "normali" a spargere sangue sparando colpi di arma da fuoco, più che il virus medesimo, che fa solo il suo normalissimo mestiere nel suo angolo di latenza, pronto ad esplodere alla prima distrazione dell'uomo. Per certi versi il lavoro di Carballo appare più una riflessione sull'amore di coppia (quello tra Alex e Kate) e sulle sue complesse vicissitudini nell'agitato tempo contemporaneo che viviamo, piuttosto che un film horror in quanto tale. Le sequenze del prefinale, con Alex incatenato mentre Kate lo abbraccia, sembrano dimostrare questa tesi. Alex e Kate abbracciati appaiono in alcune inquadrature come la statua michelangiolesca di una Pietà ultra-postmoderna. "The Returned" è dunque un film che consiglio, soprattutto a chi vuole stare lontano dalle solite banali stereotipie dello zombie-movie mainstream odierno
Regia: Manuel Carballo Soggetto e Sceneggiatura: Hatem Khraiche  Fotografia: Javier Salmones   Musiche: Jonathan Goldsmith   Cast: Kris Holden-Ried, Emily Hampshire, Shawn Doyle, Claudia Bassols, Paul Anthony, Paulino Nunes, Emily Alatalo   Nazione: Spagna, Canada    Produzione:  Ramaco Media I, Castelao Pictures, Filmax International  Durata: 98 min.


3 commenti:

  1. lo avevo adocchiato ma ero indeciso...ora parto al recupero!

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  2. @ bradipo: non é certo un capolavoro, per carità, ma possiede alcuni aspetti interessanti. A mio avviso é da visionare. A presto!

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  3. Ciao! Interessante davvero questo uscire dal coro sul genere zombie... Sarei proprio curiosa di vederlo! Bellissimo post.
    Lorenza ^^

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