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domenica 11 maggio 2014

Afflicted, di Derek Lee e Clif Prowse (2013)


Derek e Clif sono amici da una vita, legati come fratelli. I due stanno organizzando il viaggio che hanno sempre sognato: questa volta l'occasione è quella buona per partire per un viaggio intorno al mondo, avente come prima tappa l'Europa. 

Poco prima della partenza a Derek viene purtroppo diagnosticato un aneurisma cerebrale silente, tuttavia (o proprio per questo) decide ugualmente di partire per il viaggio insieme a Clif, un tour orbe-terraqueo che aveva sempre desiderato ardentemente. 

Cliff e Derek si tuffano così nella vita: paracadutismo, notti insonni, musica, locali e chi più ne ha più ne metta. Pochi giorni dopo la partenza, in un locale dove si recano ad ascoltare musica, Derek ha un incontro occasionale con una donna con la quale passerà la nottata. 
A partire da quel momento Derek comincerà a dare segni di una misteriosa malattia che esploderà in tutta la sua virulenza mentre i due ragazzi si trovano in Liguria, a Vernazza, circondati dallo splendore naturalistico delle mitiche Cinque Terre. 

Lontani migliaia di chilometri da casa, in un paese a loro del tutto sconosciuto del quale non conoscono la lingua, Clif e Derek riprendono con una telecamera Go-Pro tutte le loro imprese, per poi inviare loro notizie via internet ai familiari che li seguono trepidanti da casa. Ciò che le telecamere dei due ragazzi riprenderanno non saranno tuttavia le immagini di una vacanza, bensì quelle di un incubo sempre più cupo e catastrofico...  

Ecco un altro interessante esempio di riflessione sul "fraterno" declinato in ambito horror-perturbante. Un "fraterno" inteso come doppio oscuro, come altra faccia del legame affettivo che fonda il rapporto, in questo caso, di due amici-fratelli. L'esperimento condotto dal duo Lee-Prowse è interessante innanzitutto perché mescola fin dall'inizio tutte le carte: i registi sono anche i principali protagonisti di una storia in stile found-footage da loro stessi girata essenzialmente utilizzando una telecamera Go-Pro, professionale certo, ma anche assai amatoriale. Il film inoltre si è portato a casa le migliori menzioni al recente Fantastic  Fest-Horror di Austin, Texas (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura), in un sol colpo, il che non è cosa di poco conto, se pensiamo che lo stilema utilizzato dai due registi non è altro che il solito mocku che ormai dilaga come una piaga d'Egitto su tutto il genere cinematografico perturbante contemporaneo. 

Personalmente ho trovato interessante questo film per due ragioni, di cui parlerò diffusamente qui: 1. la "leggerezza" della scrittura filmica; 2. il tema del legame di amicizia fraterna tra i due protagonisti nonché una sua rappresentazione molto realistica all'interno della contemporaneità. 

1. "Leggerezza" della sceneggiatura: il film è molto "semplice", descrive una storia attraverso quadri di quotidianità di viaggio che sembrano fluidi acquerelli liberamente appesi su una parete bianca. Vediamo stanze di locande liguri proprio come quelle che utilizzeremmo noi se organizzassimo un week-end fuori porta; verande sul mare di trattorie qualsiasi; nulla è costruito o allestito in nessun modo particolare. La scrittura filmica di Lee e Prowse sembra dirci che la realtà si incontra cammin facendo ed appare come desidera, la si incontra là dov'è, così com'è (il cinema non la costruisce, e non costruisce niente della realtà, non c'è nessun kit preconfezionato da nessuna parte; semmai il Cinema costruisce un racconto, che è una realtà "altra", sebbene altrettanto, se non maggiormente, reale). Questo significa ad esempio la sequenza della visita alla vigna con l'agricoltore che invita i due turisti nella cantina: spazi disordinati, brutte botti dalla forma poco seducente, ferraglie sparse in giro. All'interno di questa visione erratica, provvisoria, altalenante, frammentata (la realtà, la vita sono fatte proprio così, non è vero?), i due filmaker sanno tuttavia imprimere un ritmo crescente al disagio che producono gradualmente, a partire dall'incontro di Derek con la donna misteriosa nel locale notturno. Vediamo solo un bacio, di sfuggita, tra di loro, in mezzo a molti ragazzi che bevono birra e ascoltano musica, ridanciani, sempre all'insegna del frammentario fluire delle cose. Poi, sempre nel flusso di questo acquerello morbidoso e un pò bohemien che è la scrittura filmica di questa pellicola, ecco che arriva il "taglio nella tela", il morso della creatura, che comincia a scrivere sul corpo di Derek la sua storia da incubo. 

Da questo punto in poi è come se il Doppio oscuro apparisse come un secondo pittore sulla scena: assistiamo ad un alternarsi di Folon (Clif) e  Pollock (Derek), abbracciati in una danza-lotta mortale dalla quale non possono staccarsi, dalla quale non possono prendere distanza, perché la musica di morte che li trascina è come quella delle sirene di Ulisse, ma nessuno dei due si è preventivamente legato all'albero maestro della nave. 

Ancora una volta è il sangue, simbolo di legame narcisistico profondissimo tra i due, a emergere come archetipo che muove le cose, shakespearianamente, "tra terra e cielo". Non ci appare affatto strano o incongruo, infatti, che Clif tenti di donare davvero il suo sangue all'amico per "curare" la sua strana malattia. Sotto questo profilo la sequenza dell'ambulanza, pur risentendo di alcune risonanze forse superflue alla "REC", rimane eccellente prova di regia (le reazioni dell'operatrice del 118 sono personificate in modo molto genuino ed efficace). 

Il film non si fa prendere mai in contropiede dal "già visto": non siamo affatto nei territori di uno zombie movie, e neppure di un vampire movie. La verità è che non sappiamo mai dove siamo, sebbene siamo sempre nello stesso posto, cioè in un found-footage-horror, e lo sappiamo bene. Lee e Prowse ci inchiodano in un labirinto di rimandi e citazioni (viene in mente naturalmente Chronicle, di Josh Trank, 2012, con tutto quel bailamme di superpoteri alla Spiderman di cui Derek si ritrova dotato). Tali citazioni  -scopriamo però a fine visione-sono trattate dai due registi come semplici spezie per condire un piatto che alla fine possiede un sapore particolare e tutto suo.

2. Il legame di amicizia fraterna: non ci è dato di sapere molto circa la storia dell'amicizia tra i due protagonisti. Ci viene presentata come un dato di fatto dal quale siamo implicitamente esclusi. Ma proprio questo espediente muove in noi identificazioni multiple, rimandi a situazioni similari che possono esserci accadute. Chi di noi non ha avuto un "amico del cuore"? Chi di noi non ha fatto trekking con un amico, tentando di realizzare il sogno di essere "lontani da tutto", liberi, rispecchiati narcisisticamente in questo desiderio di libertà tutto adolescenziale? E' proprio questo il significato del Doppio gemellare, del "gemello immaginario" (di cui ci ha parlato anche lo psicoanalista inglese W. Bion, ma questo è un lungo discorso, su cui magari torneremo in un altro post): l'idea di una dimensione relazionale in cui lo scambio fraterno significa illusoriamente "esser fatti l'uno per l'altro". Tale illusione (onnipotente) nasconde l'altra faccia mortifera della medaglia. Il lato oscuro si presenta come avidità orale primitiva (la sete di sangue) che distrugge l'altro cannibalizzandolo: l'ombra dell'oggetto scisso-sdoppiato di Caino e Abele cade sul soggetto come Doppio del legame affettivo fraterno.

Su un piano più eminentemente tecnico, Lee e Prowse sanno mantenere un ritmo sempre rapido, serrato, alternando in modo inusuale e arioso sequenze piuttosto cruente (vedasi l'auto-enucleazione  di Derek) a sequenze d'azione volutamente, creativamente iperboliche (il salto di Derek dalla finestra della pensione ligure sulla piazza affollata della cittadina, con quella panoramica mossa in Go-Pro sulle case colorate tutt'intorno, riprese dal basso verso l'alto). Si arriva ad un finale che è un redde rationem neanche tanto scontato, che chiude ciò che era iniziato come un viaggio da sogno, aprendo una lugubre finestra su quello che potrebbe essere la rappresentazione di un'inferno sulla terra. Cosa vogliamo di più da un film che si muove nel territorio del Perturbante?   

Regia: Derek Lee, Clif Prowse   Soggetto e Sceneggiatura: Derek Lee, Clif Prowse Fotografia: Norm Li   Montaggio: Greg Ng    Cast: Derek Lee, Clif Prowse, Baya Rehaz, Michael Gill, Jason Lee, Gary Redekop, Lily Py Lee, Zach Gray, Edo Van Breeman   Nazione: Canada, USA   Produzione: Automatik Entartainment, IM Global, Téléfilm Canada  Durata: 85 min.  

4 commenti:

  1. Ne leggo bene dappertutto, lo guardo in questi giorni. :)

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  2. Ce l'ho in attesa da troppo. Una di queste sere me lo sparo

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  3. @ Simone: Io, appositamente, non ho letto niente nel "before visioning". L'ho trovato interessante e molto godibile. Buona visione

    @ Eddy: mi fa piacere sapere che, nonostante l'impegno della prole (esperienza che rispettivamente condividiamo) riesci comunque anche tu a dare spazio a questo nostro interesse culturale. Very Good :)

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  4. P.S. Per Eddy, Simone e tutti: parlando found-footage, consiglio pure " Megan is missing" di Michael Goi, già segnalato e ottimamente, saggiamente recensito dal nostro comune amico Elvezio. Completamente differente da " Afflicted" pur essendo un FF, ma davvero interessante - e perturbante, direi.

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