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domenica 1 novembre 2015

Tales of Halloween, The October Society (2015)



Dieci brevi segmenti di puro cinema in stile Halloween, girati da 11 registi che desiderano condividere una loro personale visione del giorno consacrato al "Trick 'r Treat". Dieci punti di vista differenti, accomunati da una location mitica: un sobborgo della provincia americana, luogo magico, in cui è assolutamente normale vedere comparire dal nulla killer spietati, demoni, extraterrestri assassini, zucche che divorano bambini...

E' inutile negarlo: quello che sta per chiudersi è stato un ottimo, ottimo anno cinematografico perturbante. E' c'è un'altra buona notizia, cioè il fatto che un certo cinema statunitense dello stesso filone a noi caro, gode di splendida salute. Ne è esempio mirabile l'antologia di segmenti narrativi che porta il titolo di "Tales of Halloween", girato da undici filmaker, alcuni dei quali di un certo (e notorio) spessore, vedi Lucky McKee e soprattutto quel Neil Marshall, che dalla remota cittadina inglese di Newcastle upon Tyne ne ha poi fatta di strada, accidenti. E speriamo che ne faccia ancora molta.  

Come scrive saggiamente la mia amica Lucia Patrizi, che vi invito a leggere, "Tales of Halloween" è un insieme ben integrato di "fiabe horror", che non ha alcuna pretesa, se non quella di costruire un omaggio al rito annuale di Halloween, così caro ai bambini e agli adolescenti, ma anche a quegli adulti che non hanno nessuna intenzione di perdere il loro contatto più profondo con quelle parti di sè in cui la giocosità del Perturbante continua ad abitare  e prosperare, se sanamente nutrita. Non tutti i corti sono naturalmente alla stessa altezza, e direi subito che il primo ("Sweet Tooth" di Dave Parker) e l'ultimo ("Bad Seeds" di Neil Marshall) già di per sè valgono non una ma più visioni. 

Ciò che ho trovato molto interessante della linea narrativa che accomuna tutti i segmenti girati, è in ogni caso l'attenzione rivolta da ciascun regista, e secondo il suo stile peculiare, ad aspetti dell'infantile usualmente lasciati in disparte dalla cinematografia che non si occupa questo tipo di genere. Ad esempio "Ding Dong", di quel vero maestro del Perturbante odierno che è Lucky McKee, è in grado di ripescare direttamente dalla fiaba di Hansel e Gratel, per architettare una breve ma efficacissima storia che io credo solleticherebbe la vis associativa di molti psicoanalisti, perché capace di generare un disegno moderno, evocativo - e davvero diabolico - delle dinamiche edipiche declinate nel contemporaneo. 

Sul piano dell'analisi dell'"infantile", anche nelle sue dimensioni più angoscianti, soprattutto se connesse ai rapporti con il tema del fraterno, ho trovato eccellente "The night Billy raised hell", di Darren Lynn Bousman. Il contributo di Bousman racconta di Billy, ragazzino preso in giro da due più grandi che, con lo spirito sadico dei "fratelli maggiori", sottolineano la sua incapacità di bussare da solo alle porte del vicinato. Per affrontare questa sfida generazionale, Billy busserà inconsapevolmente alla porta di Satana, che gliene combinerà delle belle, ovviamente. Bousman confeziona un corto scoppiettante, dai colori lisergici, montato con fulminante maestria: un piccolo vero capolavoro di perfidia. Complimenti.

Ulteriore menzione agli episodi "Grim Grinning Ghost", della talentuosa Axelle Carolyn e "Trick" di Adam Gierasch. Al primo, un premio speciale per una sceneggiatura che è capace di far crescere una suspense angosciosissima nel giro di pochissimi minuti, per poi risolverla con un rapido colpo di scena finale secondo me esteticamente perfetto. Al secondo, il secondo premio alla sceneggiatura per aver saputo incastonare un capovolgimento di prospettiva notevole, sempre in un tempo brevissimo. Ma è decisamente la Carolyn, che coordina tutta la produzione di questo interessante gruppo di registi autonominatosi per l'occasione "The October Society", ad essere per me una scoperta inaspettata quanto felice, e che cercherò di seguire nei suoi sviluppi poetico-filmici.

Chi invece non mi ha convinto è certamente Paul Solet con il suo "The Weak and the Wicked", che si conclude in modo molto, troppo soft, considerato il materiale fiammeggiante (in tutti i sensi), che aveva dispiegato davanti ai nostri occhi. Anche "This means war", di Andrew Kash e John Skipp, non convince fino in fondo perché vuole mettere troppa carne al fuoco, arrivando al solo risultato di far bruciare le braciole sul barbecue.  

Forse ho dimenticato qualcuno: certo, "The Ransom of Rusty Rex" di Ryan Schifrin, puro divertissement nel quale i veri protagonisti sono i dialoghi telefonici tra gli sfortunati rapitori del piccolo Rusty e il padre del "bimbo"; e "Friday the 31st" di Mike Mendez, omaggio a tutto lo splatter girato nella storia del cinema horror, ma in fondo niente di più. 

In sintesi "Tales of Halloween" è la prova interessante, pensata, ma insieme anche - e giustamente -  sorniona di un collettivo di registi che amano il Perturbante declinandolo in questo caso sul versante del macabro umoristico in stile "Creepshow", ma ripescando questo sottogenere nel quale si identifica la pop culture statunitense, ridandogli nuova, inaspettata freschezza. Film antologico dunque consigliatissimo, aldilà di Halloween, e da vedere prima, durante o dopo Halloween. Come vi pare. 

Regia: Darren Lynn Bousman, Axelle Carolyn, Adam Gierasch, Andrew Kash, Neil Marshall, Lucky McKee, Mike Mendez, Dave Parker, Ryan Schifrin, John Skipp, Paul Solet  Soggetto e Sceneggiatura: Clint Sears, Axelle Carolyn, Andrew Kash, Neil Marshall, Lucky McKee, Mike Mendez, Dave Parker, Ryan Schifrin, John Skipp Cast: Booboo Stewart, Ben Woolf, Cerina Vincent, Grace Phipps, Sam Witwer, Lisa Marie, Adrienne Barbeau, Pollyanna McIntosh, Barry Bostwick, Greg Grunberg, Keir Gilchrist  Nazione: USA   Produzione: Epic Pictures Group, Film Entertainment Services   Durata: 92 min.

4 commenti:

  1. Visto ieri sera, apprezzato parecchio. A tratti divertente, a tratti spaventoso, i corti "Trik" e "Grim Grinning Ghost" mi han fatto fare un salto sulla sedia. Ottimo il corto finale di Marshall.

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  2. @ Beatrix Kiddo: mi fa piacere che sia piaciuto anche a te, e anche che non ti sia piaciuto "The Green Inferno", la cui recensione ho commentato giustappunto poca fa sul tuo blog. Grazie della visita :)

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  3. A me il segmento di McKee ha deluso parecchio, ma per il resto la pensiamo suppergiù allo stesso modo! Senz'altro rinfrancante una visione disimpegnata ma non priva di buone idee come questa :)

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  4. @ Death: ho letto, ho letto, laggiù da te circa la tua opinioni su Mckee. Ma secondo me qui il Lucky si è voluto divertire, l'ha presa senza troppo impegno (e giustamente). Ma è un bravo ragazzo, ha occhio perturbantogeno da vendere, e gli si può, credo, perdonare una ciambella che non gli è uscito con un buco proprio perfetto :)

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