La Soy Sauce è una nuova potentissima droga in grado di rendere visibili creature provenienti da altri mondi. Molti suoi consumatori tornano tuttavia dai "viaggi" completamente cambianti e con sembianze niente affatto umane. Alieni minacciosi stanno infatti utilizzando i corpi dei giovani ragazzi tossici come veicolo per invadere la terra. Solo due giovani nerd sembrerebbero gli unici in grado di salvare le sorti dell'umanità...
Il nuovo film di Don Coscarelli ("Phantasm", 1979, "Bubba Ho-Tep", 2002) è denso di simbolismi, metafore, dadaismi, invenzioni e creature degne di un Salvador Dalì cinematografico quale mostra di essere nel dipingere (più che filmare) questo prodotto molto onirico e assai poco - strettamente - cinematografico. Qual'è la differenza tra un film e un sogno? Già, bella domanda. O tra un film e un incubo, sarebbe meglio chiedersi. Ma, d'altra parte: qual'è la differenza tra un sogno e un incubo? Queste, e altre domande mi ha stimolato "John Dies at the End", pellicola molto attesa con la quale apro con contentezza il nuovo anno di recensioni. Dico con contentezza perché Coscarelli ci stupisce davvero, anche con effetti speciali, ma soprattutto con una storia cui dovrebbe esser dato un premio solo per la sceneggiatura, un dipinto, come dicevo all'inizio, più che una "scrittura filmica", fatto di pennellate evocative che sfumano i loro contorni da un'immagine all'altra, creando arcobaleni gocciolanti che diventano mostri alieni ragnosi e imputriditi, per poi trasformarsi in maschere grottesche alla Max Ernst. La storia in sè non interessa a Coscarelli, che forse è ispirato da un Borroughs, da un Lovecraft, ha letto il libro omonimo di Wong da cui trae la sceneggiatura, ma poi si differenzia da queste ispirazioni perturbanti-letterarie lanciandosi nel reef del suo immaginario inconscio portandosi dietro gli spettatori tutti all'inseguimento. In questo tuffo acrobatico-virtuosistico lo aiuta senza dubbio la fotografia vellutata e tersissima di Mike Gioulakis, seconda musa tutelare essenziale di questo film, senza il quale, forse, il film non avrebbe reso come sa rendere. Ci troviamo nella provincia statunitense, in compagnia di due amici trentenni, Dave ( Chase Williamson) e John (Rob Mayes). John si imbatte in un gruppo di giovani ad uno sconclusionato concerto di un gruppo di provincia, e durante tale evento viene introdotto all'uso di una strana droga, la Soy Sauce, nera, petroleosa e improbabile sostanza iniettabile. Dave annusa l'imbroglio cosmico e rifiuta di assumerla, ma per sbaglio si punge con una siringa di John, e scopre così che gli alieni usano i corpi degli inetti umani per invadere la terra. Il film è un fuoco d'artificio semidelirante, deliberatamente autoironico in alcune sequenze (come quella in cui la maniglia di una porta si trasforma in un grosso pene), a tratti difficilmente comprensibile nei suoi sviluppi e nelle sue contorsioni nelle quali domina sempre la visionarietà di un regista che se ne frega bellamente di tutti gli stilemi drammaturgici perturbanti e horror. Coscarelli cucina con la sua fantasia allo stato puro, mescolando ingredienti e provando nuove salse in un turbinio continuo di espedienti e inquadrature che non stancano mai, nonostante i 99 minuti di pellicola. Forse alcuni dialoghi avrebbero potuto essere in verità debitamente accorciati, e poteva forse avere una funzione più pregnante anche la cornice narrativa del drugstore nel quale Dave racconta la sua incredibile storia a un ambiguo giornalista, un Paul Giamatti dannatamente sornione, come lo Stregatto di Alice. Eccola qui d'altronde l'associazione giusta: "John Dies at The End" è la versione maschile (omosessuale?) di "Alice in wonderland" di Lewis Carrol, una specie di "giorno del non-compleanno" del sottogenere a noi caro, dove tutto può accadere. Notevolissimo l'incipit, che introduce alla sottotrama onirica profonda del film, con quella distesa bianca dove il sangue gocciala nella neve, come in quel famoso racconto di Marquez il cui titolo adesso non ricordo. Nonostante la storia sia una specie di trattato della Teoria della Complessità, cioè uno sfolgorio incessante di strani animali da bestiario medieval-tecnologico in continua, proteiforme mutazione (meravigliose le pasticche nere che si trasformano in mosche), Coscarelli gira comunque il tutto con mano salda, sicura, in certi momenti anche con un manierismo degno del Jonthan Demme de "Il silenzio degli innocenti" (1991) (vedansi i piani medi dell'interno del drugstore, con quel dipinto neobaroccheggiante che sta alle spalle di Williamson e Giamatti mentre parlano seduti al tavolo). Non dobbiamo certo nasconderci che "John Dies at the End" è un film difficile, sicuramente astruso per certi palati abituati ai soliti plot horror, così rassicuranti nella loro cornice di inquietudini costruite a tavolino dai sempiterni Michael Bay and company. Qui siamo su un altro pianeta, insieme ad Alice, appunto, col Cappellaio Matto, lo Stregatto e altro ancora, senza che ci vengano tuttavia risparmiate scene gore e pennellatine alla Lynch (come la protesi alla mano della giovane Amy). Come può mancare, in questo contesto "il portale" verso un altrove alieno? Lo troverete, naturalmente, ma naturalmente uguale e insieme diverso da come ve lo aspettereste. "John Dies at The End": oggetto molto bizzarro e proprio per questo da vedere e studiare con attenzione e cura.
Regia: Don Coscarelli Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli, David Wong Fotografia: Mike Gioulakis Montaggio: Donald Milne, Don Coscarelli Musiche: Brian Tyler Cast: Chase Williamson, Rob Mayes, Paul Giamatti, Clancy Brown, Glynn Turman, Doug Jones, Daniel Roebuck, Fabianne Therese, Allison Weissman Nazione: USA Produzione: M3 Alliance, M3 Creative, Midnight Alliance Durata: 99 min.
notevole , notevolissimo! mi è piaciuto proprio tanto. Per me è il Cabin in the woods del 2013!
RispondiEliminabellissima rece, che mi ha messo ancora più voglia di vedere questo film, ho notato che in rete si trova subbato, ma volevo aspettare se magari da noi usciva al cinema, che dite sono un illuso vero??? questo da noi se va bene fa la fine del simpatico Bubba o Teph...8 anni di ritardo e solo in home video vero????
RispondiElimina@ Bradipo: sì, è un film comunque difficile, extra-horror direi, non per tutti i palati. Non ho accentuato questo aspetto critico nella recensione, volutamente, ma mi sembra utile ricordarlo nei commenti. A me è comunque piaciuto molto.:)
RispondiElimina@ Myers82: grazie, amico mio d'altri tempi :). Attendo di leggere tue recensioni, ohibò :)
eh eh non manca molto, la prossima settimana appena vado a vedere Django comincio con le rece ;-)
RispondiElimina@ Myers82: attendo con trepidazione :)
RispondiEliminaho trovato questa recensione subito dopo aver visto il film (cerco di evitarle prima per non influenzare il mio giudizio) e che dire? hai perfettamente espresso quello che ho pensato durante tutta la visione del film (analogie ad Alice comprese)!
RispondiEliminaQuesto film mi ha ridato un po' di speranza nei confronti del cinema (soprattutto il cinema di un certo genere) che da un po' di anni sembrava aver esaurito ogni risorsa ;D speriamo che questa sia la premessa per un 2013 ricco di piccoli gioielli come John dies at the End ;D
Per me già film dell'anno, a gennaio! ;)
RispondiEliminaOra sto leggendo il romanzo, che ha la stessa potenza, nella narrazione non-lineare, destrutturizzata e visionaria del film.
@ Ichabod La Freak: intanto grazie della visita, e che bel nick! Ma hai un blog? Adesso vengo a vedere. A presto, spero, e lieto della tua conoscenza :)
RispondiElimina@ Simone: un pò prematuro il giudizio "film dell'anno" a gennaio, mon dieu. Comunque vediamo il prosieguo di questo anno che secondo ce ne farà vedere delle belle davvero, ma in senso positivo, dico (a 360 gradi, non solo cinematograficamente parlando). Ciao :)
Mito Coscarelli che, a mio avviso, si è molto avvicinato ai deliri allucinatori di "Videodrome" ed "Il Pasto Nudo" di Cronenberg con una spruzzata di "Essi Vivono" di Carpenter
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