"Breve storia del verbo essere" (2010), di Andrea Moro. Casa Editrice Adelphi. Collana: Biblioteca Scientifica. ISBN: 978-88-459-2493-4. Euro 26. "Breve storia del verbo essere" è un libro che mi ha entusiasmato, ed è per questo che ho deciso di proporne una recensione. Si tratta di un saggio di linguistica generale, piuttosto difficile soprattutto nella seconda parte, nella quale diventa assai denso di riferimenti linguistico-formali. Tuttavia, se si ha la pazienza di seguire il filo del ragionamento, pagina dopo pagina, si ha come l'impressione di essere guidati da un Virgilio all'interno delle strutture linguistiche di cui ci serviamo quotidianamente quanto inconsapevolmente. Andrea Moro poi lo conosco, seppure non ci siamo mai frequentati, poichè faceva il mio Liceo, due classi più avanti della mia. Lui è diventato un Linguista, mentre il sottoscritto uno Psicoanalista, ma entrambi, da versanti diversi, condividiamo un grande amore verso il Linguaggio. Moro, in questo libro, approfondisce il suo studio della Linguistica Formale nella elaborazione del suo maestro Noam Chomsky, occupandosi del verbo Essere, usualmente utilizzato come copula. Ma sottolinea anche le sottili anomalie di un verbo che si muove secondo linee strutturali diverse, a seconda di come è inserito in una architettura frasale, a differenza di tutti gli altri verbi. La prima parte del libro è interamente dedicata ad una interessantissima ricognizione storica di come la Linguistica abbia considerato il verbo Essere, a partire da Aristotele, per poi passare al Medioevo di Abelardo, alla prestigiosa Scuola di Port-Royal, al pensiero cartesiano, al novecento delle discussioni logico-matematiche di B. Russel, per poi arrivare al linguista danese Otto Jespersen, e concludere il tragitto fornendoci preziose informazioni circa gli sviluppi attuali della Linguistica, nati negli Stati Uniti, al MIT, sotto l'egida di Chomsky. Che cosa scopriamo, leggendo questo libro? Che la struttura del linguaggio che noi tutti utilizziamo in ogni momento della giornata, è infinitamente più complessa e organizzata di quanto possiamo immaginare. Il Linguaggio si comporta come materia biologica, oppure come un cristallo, un "frattale" (Mandelbrot, 1984) ricorsivo che si autogenera in forme quasi-perpetue, e che nasconde scarti e anomalie che nessuna "teoria unificata" è in grado di sussumere euristicamente in modo esaustivo. Questa grande complessità (meraviglia delle meraviglie!) è tuttavia appresa velocemente e quasi come fosse una "competenza biologicamente innata", dal bambino. Moro tenta in questo affascinante, difficile libro, di giungere proprio ad una "teoria unificata" che sciolga le anomalie del verbo essere, e sembra riuscirci, umilmente, da studioso, in particolare quando smonta alcuni assiomi di origine aristotelica, quale per esempio il "postulato del soggetto", analizzando il comportamento delle "frasi copulari inverse" (un esempio di "frase copulare inversa" è la seguente coppia di frasi simmetriche: "la causa della rivolta era una foto del muro" e "una foto del muro era la causa della rivolta": frasi simili, se non semanticamente identiche, ma nelle quali il verbo essere-copula dà luogo a due strutture differenti nelle rispettive versioni. Una di queste strutture è illogica e agrammaticale, l'altra no. E questo accade misteriosamente solo per il verbo essere, "mistero" che Moro prova e riesce a risolvere in questo libro). In ogni caso non mi dilungo oltre nel descrivere le meraviglie cui ci si imbatte durante la lettura di questa bellissima opera. Mi limito dunque a consigliarla vivamente, soprattutto perchè obbliga a pensare, caratteristica rara e preziosa in un'epoca come la nostra in cui la "cultura" mass-mediatica imperante tende a frammentare il Pensiero, piuttosto che a irrobustirlo.
ciao,sono viga ti invito a visitare il mio blog su questa piattaforma
RispondiEliminahttp://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com
Ciao Viga! Benarrivato quaggiù. Sarà un piacere leggerti sullo "Spettatore Indisciplinato", che poi linkerò :)
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