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mercoledì 17 novembre 2010

Harpoon, di Julius Kemp (2009)

Il regista islandese Jùlìus Kemp, al suo terzo film (preceduto dalle scarsamente significative commediole “Veggfodur”,1992, e “Blossi/810551”,1997), decide improvvisamente quanto improvvidamente di dedicarsi all’horror, e in questo “Harpoon” pensa di fare l’originale ambientando un “Texas Chainsaw Massacre” dei nostri giorni, su una rugginosa baleniera al largo di uno sperduto fiordo islandese. Il risultato estetico finale ci porta però agli antipodi delle buone intenzioni del regista, poiché non appare efficace né convincente l’idea di sequestrare una decina di sconosciuti turisti e di inscatolarli dentro una vecchia nave abitata da tre villain a loro volta per nulla convincenti. Paradossalmente sono proprio le suggestive locations nordiche e marinare a rendere fatuo il tentativo video-perturbante di Kemp e della sua crew. La messa in scena è infatti gelida e l’occhio fugge spesso al di fuori della storia, tendendo a perdersi nei colori insaturi della bella e a tratti poetica fotografia di Jean Noel Mustonen, ma così facendo l’occhio si distrae spesso e tende a lasciare al loro destino preconfezionato quei banalotti dei protagonisti. Il casting è appunto un'altra nota dolente di questo film: personaggi che più sciatti e insipidi non si potevano scegliere, a parte le tre signore tedesche, che naturalmente saranno le prime ad essere eliminate a colpi di piccone sul cranio. E’ piuttosto evidente che Jùlìus Kemp desidera a tutti i costi inventarsi “il primo slasher islandese”, ma inseguendo questo suo orgoglioso desiderio, finisce semplicemente con lo scimmiottare mimeticamente un qualsiasi (il più banale) slasher statunitense. Si vede lontano un miglio che il nostro regista è un USA-addicted, ma di quel cinema horror americano deteriore, stereotipato e insulso, e qui per sopramercato, precotto e affumicato come un’aringa, perché si tratta di uno slasher “spiegato agli islandesi”. Il tentativo di uno slasher, diremmo meglio, che peraltro non vuole riscaldare le locations iperboree con qualche effetto splatter significativo: ad esempio la morte del capitano del "Poseidon" è semplicemente ridicola, sia per la gratuità  della sequenza, sia per l’inconsistenza perturbativa che produce. Nel tessuto filmico di “Harpoon” tutto il narrato rimane piatto come uno stoccafisso appeso al sole pallido del grande nord, e anche le sequenze più tese (come quella di uno dei villan che va a fuoco), sono come immerse nel grasso di balena e scivolano via senza colpo ferire. Gli unici due elementi che ho trovato interessanti, sono la bella e atavica sonorità della lingua islandese (sottotitolata) e le immagini di repertorio iniziali sulla cattura delle balene. Un vero disastro ecologico-cinematografico quest’opera di Kemp, coronato da una improbabile Natura vendicatrice nel finale, e che non nasconde inoltre una certa malafede nel proporci come novità la fredda brutta copia di un qualcosa di visto e stravisto provenire dagli States. “Harpoon”: film per soli completisti del genere slasher, altrimenti da evitare con cura.  Regia: Julius Kemp Sceneggiatura: Sigurjón B. Sigurdsson Fotografia: Jean Noel Mustonen Montaggio: Sigurbjorg Jonsdottir Musica: Hilmar Örn Hilmarsson Cast: Gunnar Hansen, Pihla Viitala, Nae, Terence Anderson, Miranda Hennessy, Aymen Hamdouchi, Carlos Takeshi, Miwa Yanagizawa, Halldóra Geirharðsdóttir, Guðlaug Ólafsdóttir, Snorri Engilbertsson, Ragnhildur Steinunn Jónsdóttir Nazione: Islanda Produzione: Icelandic Film Company, Kisi, Film & Music Entertainment Solar Films, Anno: 2009 Durata: 90

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