“Paranormal Activity 2” è un raro caso di prequel migliore del film originario. Il regista Tod Williams, insieme alla squadra di sceneggiatori Michael R. Perry, Christopher B. Landon, Tom Pabst, e Oren Peli, per quanto riguarda un’inserzione finale tratta dal suo primo film, organizzano una storia che vuole decisamente mettere ordine e dare senso allo sconclusionato inizio di quel mediocre esperimento in stile mokumentary. Rispetto a “Paranormal Activity” (2007), la seconda puntata prequel è molto meno noiosa, e ci presenta i componenti di una normalissima famiglia di classe media americana, alle prese con la nascita del loro primogenito maschio. La casa è la tipica dimora statunitense: una villettona con piscina, ovviamente attrezzata di televisori lcd a 50 pollici, forni a microonde di ultima generazione, e videocamera a infrarossi per filmare la quotidianità del lieto evento della nascita. L’architettura del film è simile a quella del primo, con la differenza che le riprese notturne e diurne sono effettuate da videocamere di sorveglianza fatte installare dal padrone di casa dopo una intrusione da parte di improbabili “ladri” che mettono a soqquadro le stanze durante una loro assenza. L’aspetto poi interessante del film di Williams è che il climax è costruito con una certa sapienza narrativa, e i momenti di tensione sono distribuiti in modo ponderato ed efficace nel corso di tutta la pellicola. Ovviamente non dobbiamo aspettarci nulla di eccezionale dal punto di vista degli effetti speciali o del gore, ridotti all’osso e concentrati negli ultimi venti minuti, ma l’interesse che ha suscitato in me la visione di questo film consiste appunto in questa sua capacità (inaspettata) di produrre angoscia a partire da un quadro di banale vita quotidiana. Ci troviamo di fronte a una semplice porta che sbatte, oppure a una pentola appesa che cade nel silenzio notturno, ma queste “paranormal activities” sono inserite in un contesto cosi “normale” da far pensare che proprio non dovrebbero esserci. E questo semplice espediente relativo all’allestimento complessivo della scenografia, rende il film a tratti molto perturbante. In questo senso anche i dialoghi sui “demoni” tra la giovane figlia di primo letto del padrone di casa e il suo fidanzatino, di fronte al pc portatile, sono ben congegnati, e si inseriscono bene, nella loro semplicissima discorsività conversazionale, all’interno della costruzione filmica dell’angoscia. Risulta chiaro, tuttavia, che maneggiare un tema così difficile a abusato come quello del “soprannaturale” demoniaco, attraverso lo stile mokumentary, non mette al riparo da scivoloni derivativi ineluttabili. Le sequenze con videocamera amatoriale in visione notturna ad esempio non possono che far emergere dal nostro preconscio tutta la mitologia filmica di [Rec.], nonché riferimenti al mito prototipico di “The Blair Witch Project”, soprattutto quando ascoltiamo le urla isteriche della giovane figlia, al buio, nel finale. Finale che è poi un doppio finale che connette il film al primo lungometraggio di Oren Peli, cercando di dare appunto ordine, senso, e portanza estetico-narrativa a tutta la storia. Si tratta comunque di un finale che, nell’economia di una sceneggiatura condotta peraltro non malaccio, arriva troppo frettolosamente a chiudere la partita e a dare spiegazioni rispetto a ciò che era stato fino a quel punto solo vagamente evocato: una mancanza di equilibrio che non possiamo esimerci dal sottolineare. In ogni caso “Paranormal Actrivity 2” è un film che mi sento di segnalare, se non altro perché dimostra un certo impegno creativo da parte del regista, e di tutto il cast and crew, a generare visioni perturbanti e a muovere le emozioni e l’inconscio dello spettatore. Regia: Tod Williams Sceneggiatura: Michael R. Perry, Oren Peli Fotografia: Michael Simmonds Montaggio: Gregory Plotkin Cast: Katie Featherston Nazione: USA Produzione: Blumhouse Productions, Room 101, Paramount Pictures Anno: 2010
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