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mercoledì 10 novembre 2010

Time of Darkness (Pora Mroku) di Grzegorz Kuczeriszka (2008)

Non mi risulta che il cinema horror polacco abbia mai dato grandi prove della sua esistenza nel panorama europeo contemporaneo. Siamo quindi autorizzati a  pensare che Grzegorz Kuczeriszka (fino a ieri cineoperatore ed elettricista di scena) tenti di rivitalizzare il genere nel suo paese, innestandolo su uno stile europeo molto vivo oggigiorno,  e guardando ad esso come modello. Il tentativo tuttavia non sembra riuscire, complice una sceneggiatura piuttosto banale che ricalca alcuni risaputi stilemi statunitensi, primo fra tutti quello del “gruppo di amici on the road”, sebbene diversificando tale impostazione dello script con il fragile espediente della “ricerca dell’amico scomparso”. Recitazione e dialoghi non portano poi acqua al mulino di una buona riuscita complessiva di questo “Time of Darkness”, che non ha certo lo spessore di altre opere europee, per esempio francesi, inglesi o spagnole. La storia è presto riassumibile:  quattro giovani (due ragazze e due ragazzi) arrivano nella zona di una vecchia fabbrica abbandonata nella Bassa Slesia, dove un anno prima è scomparso un loro amico. Cercando di svelare il mistero della sua scomparsa, e dopo aver fatto conoscenza con i rustici villici locali, scoprono loro malgrado una terribile verità: un’èquipe medica che gestisce un misterioso ospedale psichiatrico, utilizza cavie umane per trasferire anime da un corpo ad un altro e così vendere l’immortalità ad anziani clienti d’oltreoceano. In alcuni momenti del film la tensione è peraltro ben costruita, ma finisce ben presto col disperdersi nelle fosche location da archeologia industriale, e lungo i rivoli di un montaggio sgangherato che ricorre troppo all’uso di flashback visivi assolutamente inutili se non disturbanti rispetto allo scorrevolezza della narrazione. E’ poi evidente il tentativo di Kuczeriszka di appoggiarsi a mitologie horror ormai sedimentate nella mente dello spettatore, per innescare brividi che da solo non riesce a produrre (vedi la sequenza descentiana dell’ascensore che porta nella stanza delle torture). Il gruppo di  ragazzotti in vacanza oscilla tra l’essere un gruppo alla Scooby-Doo, e delle improbabili vittime alla “Hostel”, senza mai riuscire a prendere una sua forma distinta e specifica.  Colonna sonora ininfluente ed effetti torture-oriented decisamente poco evocativi e perturbanti, rendono infine questo polish-horror, esperienza che non cattura affatto lo spettatore, e anzi, alla lunga lo annoia.  Potremmo forse vedere questo film , a sua volta come un primo, embrionale esperimento, operato dal regista, di horror-film su suolo polacco. Un modo per misurarsi, cioè, con un filone horror europeo assai promettente. Il problema è che  l’esordiente Kuczeriszka, nel condurre questa operazione sperimentale, non riesce sufficientemente a sganciarsi da certi tòpoi cinematografici, anzi ne dipende totalmente, sacrificando così qualsiasi sua personale vena creativa. Un peccato e un’occasione sprecata, considerate anche le suggestive locations archeologico-industriali e la buona fotografia di Mateusz Skalski. Regia: Grzegorz Kuczeriszka Sceneggiatura: Dominik Wieczorkowski-Rettinger Montaggio: Jacek Tarasiuk Fotografia: Mateusz Skalski Cast: Jakub Wesołowski, Jan Wieczorkowski, Natalia Rybicka, Ewa Kolasińska, Karolina Gorczyca Nazione: Polonia Produzione: Polski Instytut Sztuki Filmowej, Vision Film Distribution Company Anno: 2008 Durata: 95 min.

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