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martedì 18 gennaio 2011

Children of the Arcana, di Pearry R. Teo (2003)


Gordion Ashton assolda un giovane di nome Steve perché gli preparari un set di 6 Tarocchi fatti di pelle umana,  per un rituale che desidera eseguire su se stesso. Il rituale prevede di cucire le carte dei Tarocchi sulla propria pelle. Questo gli permetterà di varcare il confine tra la vita e la morte e di “vedere” l’aldilà.  Ma Gordion muore durante il procedimento e viene inviato in Purgatorio dove l’impietoso Guardiano ripercorrerà la sua vita, per decidere se mandarlo  in paradiso o all'inferno.

La sperimentazione di Teo continua, in questo grottescamente macabro “Children of the Arcana”, del 2003, che vede ancora Layton Matthews (Gordion) come protagonista. Il film è un omaggio a H. P. Lovecraft, come segnalato esplicitamente nei titoli di testa, e alle atmosfere dello scrittore di Providence il film rimanda in modo piuttosto evidente. Il budget è inoltre salito e lo si coglie dalla qualità visiva, nonché da una notevole cura dei piani sequenza,  soprattutto da certi ispirati primi piani di Matthews, nelle sequenze iniziali del bar, quando parla con Steve. La fotografia di Keith Collea illumina in modo pastoso ma sempre ben definito tutto l’allestimento. Il corto riverbera un suo fascino del tutto particolare, soprattutto nel suo evocare atmosfere da romanzo gotico ottocentesco. Viene in mente “Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr. Hide” di C.L. Stevenson: laboratori dove lo scienziato pazzo vuole provare a guardare oltre la soglia di un inconscio che non si fa facilmente inquadrare da una equazione matematica; arnesi pseudoscentifici, siringhe contenenti liquidi verdognoli, senza tuttavia l’ironia splatteriforme di uno Stuart Gordon (forse il nome “Gordion” vuole essere un larvato omaggio al maestro Gordon? Non sappiamo, ma siamo liberi di supporlo). C’è qui, invece, tutta l’onnipotenza dell’uomo (scientifica, artistica, cinematografica), squadernata attraverso la sua autopsia, la sua vivisezione, rappresentata dal Purgatorio hellraiseriano cui accede Gordion, accecato appunto dalla promessa onnipotente che fa a se stesso. E tutto è molto serio, per nulla ironico, proprio come il modo con cui il Guardiano accoglie Gordion, nell’immobilità paralitica di una barella autoptica, come dicevamo. E ancora una volta è la pelle a diventare portale magico attraverso cui superare il limite, la finitezza dell’umano. Da questo punto di vista le sequenze in cui Gordion si incide via brandelli rettangolari di pelle, con un taglierino, per applicarvi al loro posto i tarocchi lovecraftiani, fanno una certa impressione e acquistano una loro potenza perturbante che ritengo sia raro trovare in altre similari produzioni di genere. E’ un uso del gore molto parco, misurato, chirurgico, appunto. Ma quando si presenta, questo tipo di gore “punge” l’occhio interiore di uno spettatore che non si aspetterebbe di vedersi spiattellata davanti in un sol colpo tale onnipotenza masochistica. Ma non è solo questo, potremmo dire “banale”, espediente horror-oriented a rendere originale la sperimentazione di Teo. Anche le performance attoriali, sebbene inscatolate in soli 22 minuti, hanno da dire qualcosa di interessante: la figura del Guardiano, sempre così incombente e a sua volta totipotente, è ben costruita ed evocativa di per sé di un senso di notevole claustrofobia, anche solo nel modo macchinico, manierato, in cui si muove nell’angusto spazio del suo obitorio-purgatorio. In sintesi anche questo secondo corto di Pearry R. Teo, ne evidenzia un talento e un esprit intuitivo, che andrebbero certamente raffinati, ma che sanno innovare il linguaggio del cinema perturbante, pur nei limiti del microcosmo indie in cui sono nati e cresciuti.
Regia: Pearry Reginald Teo Sceneggiatura: Minh Ngurn, Pearry R. Teo Fotografia: Keith Collea Music Design: Lisa Fowle Special Effects e Make Up: Kim Collea, Edward Dick Cast: Layton Matthews, Frances Feld, Joe Jones, Arron Reamer, Marcus Longoni.  Produzione: Aaquinas Productions, Ascension Pictures. Nazione: USA Filming Locations: Tucson, Arizona, USA. Anno: 2003. Durata: 22 min.

4 commenti:

  1. Molto interessanti, queste piccole opere che stai presentando, me le segno. :)

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  2. Poco da scrivere, se non per "Rito".
    O per ritornar verbo, aggiungo.
    Caro Angelo, al susseguirsi delle recensioni non posso che accertarmi - E senza troppe domande, se non specifiche ai protagonisti - Come molti personaggi di fantasia non sfuggano ad una nascita che ne condizionerà l' esistenza tutta.
    Un pavimento non è anche forse un tetto?
    - Escher -

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  3. Escher? Se, magari...

    Ps: "Desidero venga rimosso ogni mio commento esistente, ma non prima della recensione di debutto".

    Un abbraccio...
    Cristian...

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  4. @ Simone: mi fa sempre piacere far conoscere nuove proposte del panorama unheimlich internazionale, a chi sa apprezzare :)

    @ Cristian: relativamente ai commenti: sarai certamente esaudito. Ma ora, coraggio, posta :)

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