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martedì 9 novembre 2010

My Soul to Take, di Wes Craven (2010)

Mentre il suo “Scream 4” è in post-produzione, Wes Craven firma questo ritorno sentimentaloide allo slasher scream-style, e lo fa come un anziano pensionato che torna sui luoghi ameni della sua fanciullezza a rimirare nostalgicamente un’età dell’oro che ormai non è più. “My Soul to Take” è infatti un omaggio che Craven fa  solo a se stesso, soprattutto se pensiamo che per la prima volta dopo anni, firma sia la regia che la sceneggiatura di un film che sembra un album di sue vecchie foto. Si tratta di una più che legittima operazione autobiografico-narrativa, ma il problema è che il valore estetico di quest’opera ultima di Craven non va oltre queste suggestioni neocrepuscolari. Il filone è quello classicamente teen-slasher, e la storia si inscrive in modo rispettoso, quasi filologico, nel canone originario:  a Riverton, una tranquilla cittadina di provincia, esiste una terribile leggenda metropolitana secondo cui un serial killer chiamato The Ripper, morto sedici anni prima, tornerà in vita per uccidere i 7 bambini che sono nati il giorno in cui è stato "ucciso". Non appena scattano i famosi sedici anni alcuni ragazzi del liceo locale iniziano a scomparire. Il filone horror-slasher è da sempre molto interessante dal punto di vista psicosociale, poiché si pone come rappresentazione artistica del gruppo degli adolescenti di una comunità, raccontandolo in un periodo storico definito. La componente fallico-sessuale tipica dell’adolescenza è sublimata (ma rappresentata) attraverso la personificazione delle spinte erotiche e aggressivo-trasgressive che confluiscono nella figura del maniaco slasher. Il serial killer è poi di solito nascosto dietro una maschera (vedi i vari e craveniani “Scream”, 1996, 1997, 2000), elemento che rimanda all’identità e al suo nascondimento/svelamento, cioè ad un altro importante aspetto dell’evoluzione psichica di un teenager. Nelle opere precedenti, tuttavia, Wes Craven allestisce il racconto slasher con una certa leggerezza e autoironia, innovando così, a modo suo, il sottogenere horror che tanto gli piace. In questo “My soul to take”, sembra invece voler dire altro, e con una seriosità che non ce lo rende affatto simpatico. Nonostante il cast sia scelto e diretto con una certa cura dei dettagli, anche psicologici, nella caratterizzazione dei differenti personaggi, tutti ragazzi piuttosto rappresentativi della middle-class statunitense di provincia di oggi, il tutto è condotto da Craven in modo stancamente autocelebrativo, e non produce nessuna emozione. L’anziano regista di “Scream”, insiste molto, per esempio sulle scene di gruppo-classe al liceo, e sull’intreccio di relazioni tra i protagonisti, in particolare quelle tra il controverso e combattuto Bug (Max Thieriot), il saggio Jerome (Denzel Whitaker), la bella Brittany (Paulina Olszynski), Brandon (Nick Lashaway), ma tende poi a perdersi in un labirinto di immagini  autoreferenziali che spegne ogni tensione o suspence. L’”album di fotografie” della sua lunga carriera cinematografica (anche come produttore: ricordiamo per esempio il remake de “L’ultima casa a sinistra”, di Dennis Iliadis, del 2009) diventa così per Craven un bagno caldo in cui cullarsi e nulla più, deludendo assai gli amanti dello slasher, nonché buttando via un’occasione d’oro per dire qualcosa di nuovo nell’ambito di questo filone che è da sempre stato tra i più produttivi e suggestivi della cosiddetta “cultura popolare”. In ogni caso, ciò che irrita di più della visione di questi film dei “Grandi Maestri” horror, è che costoro non riescano a dire ormai nulla di nuovo, nonostante le montagne di dollari a loro disposizione, e le potenzialità tecniche ed artistiche che hanno maturato in un’intera vita dietro la cinepresa.  "My soul to take": un film da vedere  solo per amore filologico,  per poi buttarselo rapidamente dietro le spalle. (Naturalmente non ho visto il film in 3D, ma anche questa scelta, dettata solo da esigenze di commercializzazione consumistica, fa sorridere, oppure piangere: vedete voi).  Regia: Wes Craven Sceneggiatura: Wes Craven Fotografia: Petra Korner Montaggio: Peter McNulty, Todd E. Miller Musica: Marco Beltrami Cast: Max Thieriot, Nick Lashaway, Denzel Whitaker, Jessica Hecht, Zena Grey, Frank Grillo, Dennis Boutsikaris, Shareeka Epps Nazione: USA  Produzione: Rogue Pictures, Relativity Media, Corax Corvus Productions Anno: 2010.

1 commento:

  1. Film orribile che oserei definire apocalittico per quanto sia arido e artificiale sia nella trama che nei dialoghi...

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