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lunedì 10 luglio 2017

Letture estive 2017

Come di consueto, con l'avvicinarsi dell'estate, cioè di quell'oasi sempre e comunque breve, in cui riposiamo le nostre stanche membra su spiagge il più possibile cristalline, oppure all'ombra di una quercia secolare, su qualche picco montano, ecco che attraverso il blog, giungo a proporvi alcune letture estive a mio avviso utili ad accompagnarci nel corso della nostra inesausta ricerca di un meritato riposo. E' anche un'occasione per riprendere in mano le sorti di questo ormai desertico blog, cui ho pochissimo tempo da dedicare, cosa che mi dispiace molto. 

Comincio anche a provare invidia verso alcuni amici blogger, e soprattutto per la portentosa amica Lucia Patrizi, che riesce a postare valanghe di recensioni interessantissime ogni giorno che passa, magari dopo aver fatto 25 chilometri in bicicletta, e per di più in salita.

E' vero che in questi ultimi anni ho scritto due libri, uno da solo e l'altro con colleghi, più vari articoli. E' vero anche che questo è stato un anno in cui ho svolto 5 conferenze e interventi pubblici di vario tipo in vari luoghi. E' vero che sono impegnato su vari fronti professionali, ma una potenza di fuoco come quella della Lucia Patrizi non ha in sè assolutamente rivali. Da qui la mia invidia, naturalmente. Ma cominciamo con i titoli di cui vi parlavo.


Questo libro si meriterebbe in verità una lunga recensione, non solo queste due righe di commento. Dal mio punto di vista l'ho trovato un libro straordinario. Il fisico teorico Carlo Rovelli è uno dei massimi studiosi italiani di "gravità quantistica a loop", membro dell'Institut universitaire de France e dell'Académie international de philosophie des sciences, è inoltre responsabile dell'èquipe di gravité quantique del Centre de physique theorique dell'Università di Aix-Marseille. Riesce in questo libriccino ad essere divulgativo e metaforico al massimo grado possibile rispetto alla complessità teorico-filosofica che ci vuole raccontare. E' un libro entusiasmante (difficile in alcuni punti, che però si possono tranquillamente saltare, sebbene io suggerisca di leggere tutto: tanto poi l'inconscio del lettore capisce lo stesso), che ci parla del nostro rapporto col tempo. Non è un libro solo scientifico, contiene anche molte profondissime riflessioni di ordine filosofico e sulla natura della soggettività umana, dai toni addirittura struggenti e poetici, in alcuni punti, come questo: "Il nostro presente pullula di tracce del nostro passato. Noi siamo storie per noi stessi. Racconti. Io non sono questa istantanea massa di carne sdraiata sul sofà che batte la lettera 'a' sul computerino portatile; (...) sono le carezze di mia madre, la dolcezza serena con cui mio padre mi ha guidato, sono i miei viaggi adolescenti, le mie letture che si sono stratificate nel mio cervello, i miei amori, le mie disperazioni, le mie amicizie, le cose che ho scritto, ascoltato, i volti che sono impressi nella mia memoria" (p. 152). Notevole. Davvero notevole. Un libro da portarsi in vacanza come un prezioso dono del pensiero umano, da leggere possibilmente su un'isola deserta, all'ombra di una palma, perdendosi tra le sue pagine, mentre ogni tanto si solleva lo sguardo per guardare il mare di fronte a noi.




Gunnar Staalesen, padre del giallo norvegese è naturalmente molto conosciuto in patria, dove scrive dagli anni '70, ma molto meno conosciuto da noi, dove Iperborea sta cominciando a tradurre la sua sua sterminata produzione di libri gialli che hanno come protagonista il romantico detective privato Varg Veum. Drammaturgo e scrittore di pieces teatrali, Staalesen crea un personaggio molto originale, lontano dal classico e risaputo detective dal passato traumatico e controerso. Varg Veum ha invece un passato da Assistente Sociale, si prende a cuore i suoi clienti e svolge il suo lavoro con una inclinazione particolare per il sociale. In questo romanzo (del 1981, ma che sembra scritto l'altro ieri), Veum è alle prese con una losca banda di affaristi che tengono in pugno Stavanger, città arricchitasi improvvisamente grazie al petrolio. Troverà addirittura il cadavere di una donna in un frigorifero, e ci porterà, attraverso continui colpi di scena, verso un finale assolutamente imprevedibile.




Un libro per psicoanalisti? Forse sì, ma anche per chi psicoanalista non è. Dal sottotitolo molto evocativo e ossigenante, il saggio curato da Graziano di Giorgio, contiene interessantissimi contributi di molti analisti italiani assai attivi nell'ambito della psicoanalisi dell'arte. Contributi di: Hugo Aisemberg, Cecilia Alvarez, Simona Argentieri, Stefano Bolognini, Giorgio Callea, Marta Capuano, Domenico Chianese, Giuseppe Civitarese, Philippe Daverio, Graziano De Giorgio, Paola Golinelli, Rita Manfredi Gervasini, Elisabetta Marchiori, Valeria Egidi Morpurgo, Fausto Petrella, Stefano Pozzoli, Cosimo Schinaia. Dalla presentazione del libro sulla pagina di Franco Angeli: "Le parole, il discorso verbale possono esprimere tutto? O vi sono esperienze che le parole non riescono a veicolare, né a farci sentire? Il contatto con le realtà umane più profonde, ci dice la psicoanalisi, provoca eccitazione ed emozioni che vanno dal piacere al sollievo fino all'angoscia e al terrore. I sogni e le fantasie possono creare uno schermo che protegge dall'incontro ravvicinato con sentimenti troppo intensi e dal perturbante di freudiana memoria.
La stessa funzione ce l'hanno le opere d'arte e le produzioni artistiche: dalle arti visive, al cinema, alla parola letteraria, alla musica. La creatività umana prende forma conoscibile e comunicabile nei sogni e nelle fantasie così come nelle rappresentazioni artistiche. Queste costituiscono il respiro della psiche, e permettono l'avvio di un lavoro di elaborazione e di trasformazione dei materiali psichici grezzi perché, come i sogni e le fantasie, sono portatrici di elementi inconsci universali. In virtù della loro struttura dinamica, le produzioni e rappresentazioni artistiche non solo danno voce a sentimenti ed emozioni ma costituiscono il mezzo attraverso cui un osservatore può riconoscere un movimento psichico originario.
Sono quindi i linguaggi dell'arte, nelle varie forme espressive, a suggerirci sentieri nuovi per avvicinarci alla lingua segreta della psiche. Nel suo seminario parigino del 1978 Wilfred Bion comparava gli psicoanalisti all'artista e invitava gli psicoanalisti a riflettere in quale tipo di impresa essi fossero coinvolti: "Che tipo di artista siete voi? Vasai, pittori, musicisti, scrittori? Nella mia esperienza, alcuni psicoanalisti non sanno che tipo di artista essi siano... Se essi non riescono a vedere loro stessi come artisti, essi stanno sbagliando lavoro".
Ritornare ad incontrare la creatività, in questo periodo in cui lo spazio e il respiro del pensiero e dell'arte sembrano sempre più sequestrati dall'economia, mi sembra un obiettivo essenziale, soprattutto durante lo spazio delle vacanze estive.



Il ritorno di Harry Hole in un romanzo giallo che non ho ancora letto, ma che mi è stato consigliato da alcuni pazienti. Jo Nesbø in questo romanzo sembra voler ridimensionare la figura del controverso detective della polizia di Oslo, amante dell'alcool e delle situazioni più pericolose da cui fa spesso fatica a stare alla larga. Infatti lo allontana dal vizio alcolico e lo mette a fare l'insegnante presso la scuola di polizia. Ma naturalmente tale ridimensionamento non può reggere all'entropia narrativa che caratterizza lo stile dello scrittore scandinavo. Hole si lascia ben presto coinvolgere nelle indagini relative alla morte violenta di due donne. Da qui nascerà tutto l'intreccio che questa nuova crime story sembrerebbe egregiamente estrinsecare. Mi ero in verità decisamente allontanato da Nesbø dopo alcune sue prove secondo me molto deludenti (vedi ad esempio il pessimo e noiosissimo "Il pipistrello"), ma siccome mi fido del fiuto dei miei pazienti, nonchè di quello di Andrea, il mio libraio di fiducia, ritorno a lui speranzoso.




Confesso che non amo affatto il Maurizio De Giovanni della serie del commissario Ricciardi, tanto quanto lo amo per la serie de "I Bastardi di Pizzofalcone". E non lo amo semplicemente perché non mi piacciono i romanzi a sfondo storico (non chiedetemi il perché: non lo so nemmeno io. Fatto sta che preferisco decisamente i romanzi che guardano al presente e al futuro, vedi ad esempio Jonathan Lethem, di cui parlerò più sotto). Enunciata questa premessa, non posso tuttavia non segnalare quest'ultimo libro di De Giovanni, della serie Ricciardi, primo perché mia moglie ama questo personaggio di amore infinito (e forse questo è un altro dei motivi per cui io non lo sopporto...), secondo perché (segue spoiler: ATTENZIONE!), se ho capito bene questo dovrebbe essere l'ultimo libro che chiude il ciclo della serie. In attesa di un nuovo libro dei "Bastardi", possiamo dunque dare un'occhiata anche a questo. 





Thomas Ogden è uno tra gli psicoanalisti più in vista nel panorama analitico internazionale. Dopo Grotstein forse il clinico più fine, sensibile e che più di ogni altro sa interpretare e portare avanti l'insegnamento di Wilfred Bion. Questo libro è molto denso, toccante, commovente soprattutto nelle lunghe vignette cliniche presentate, che ci mostrano un analista "immersivo", nel pieno del suo lavoro e del suo coinvolgimento inconscio e cosciente all'interno della seduta. Raro trovare scritti psicoanalitici di questo tipo, e ancor più raro incontrare una generosità espositiva di tale genere. Interessante poi l'idea-cardine sulla quale si muove tutto il libro: che l'inconscio sia da trovare nel futuro, e in ciò che di "nuovo" si muove nello spirito dell'uomo, non tanto nel passato, come sosteneva Freud. Non lo si può definire certamente un "libro da ombrellone", ma se si ha tempo a disposizione è un vero peccato non dedicargliene. E l'estate si ha di solito più tempo a disposizione




Non so se ve lo avevo già detto, ma io amo Jonathan Lethem, soprattutto il Lethem dei racconti, e vedi soprattutto la meravigliosa raccolta "L'inferno comincia nel giardino" (2001, Minimum Fax). I suoi racconti, più che i romanzi posseggono uno stile variegato. Il newyorkese è capace di utilizzare stilemi e generi letterari tra i più vari per dipingere affreschi narrativi che spaziano dall'horror al fantascientifico, al giornalistico, all'elegiaco, sempre con l'obiettivo di dipingere l'imprevedibilità proteiforme e spesso inquietante della vita umana. In questa raccolta leggiamo molte storie: un padre con l'esaurimento nervoso perché le vacanze di famiglia iniziano a prendere una piega sinistra; un critico del porno che, nonostante le migliori intenzioni, viene perseguitato dalla sua fama - oltre che dalla montagna di oscenità che riempiono il suo appartamento; una banda di personaggi di vecchi fumetti bloccati su un'isola deserta; un neonato portato in salvo durante una tempesta di neve; un prigioniero politico in un buco di una strada cittadina. La creatività letteraria di Lethem è stupefacente: da manovrare con cura quindi, e da prendere a piccole dosi, soprattutto d'estate, proprio come un buon vino bianco sorseggiato sotto il sole cocente di una spiaggia greca. Un racconto al giorno, cioè, direi che è più che sufficiente. 




Chiudiamo questa lista (nè lunga nè corta) di piccoli suggerimenti libreschi per l'estate con questo gustosissimo e insieme profondissimo libro di Antonino Ferro, insieme a Ogden e a Bollas, uno dei maggiori maestri viventi della psicoanalisi contemporanea, che ho l'onore di conoscere personalmente. Il libro è curato dall'amico carissimo e collega modenese Luca Nicoli, mente tanto giovane quanto creativa e vivace, che pone molte domande a Ferro circa le trasformazioni (a tratti rivoluzionarie) cui è andata incontro la Psicoanalisi negli ultimi vent'anni. Libro in apparenza molto irriverente nei confronti di Freud, ma che in realtà ne sottolinea (a mio avviso inconsapevolmente) il ruolo di apripista di sentieri poi esplorati da molti altri maestri. Il vero piacere nel leggere questo libro sta nello scoprire la capacità di Ferro di creare metafore e produrre immagini assai pregnanti per descrivere le modificazioni teoriche e tecniche cui è andata incontro la psicoanalisi contemporanea intesa come cura della sofferenza psichica dei pazienti che le si rivolgono. 

Bè, a questo punto direi che auguro ai miei 25 lettori un'estate piena di emozioni profonde, sentite, e di relazioni piacevoli e arricchenti. Buone vacanze!

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