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martedì 23 agosto 2011

Good Neighbors, di Jacob Tierney (2010)



Victor è nuovo di Montreal e tenta di fare amicizia coi suoi due nuovi vicini di appartamento: Spencer, un giovane uomo invalido e costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente stradale nel quale ha perso la vita sua moglie; e la ventenne Louise, che lavora in un ristorante cinese nel quale non entra mai nessun cliente. Louise ama i gatti e la sua dorata solitudine. Nel frattempo Montreal è terrorizzata da un misterioso serial killer che violenta e uccide giovani donne.


A dispetto delle entusiastiche recensioni della critica americana, "Good Neighbors" (giunto alla ribalta al Toronto International Film Festival nel 2010) è una noir-comedy intellettualoide e manierata fino allo stremo dello spettatore. Personalmente non capisco come fa ad esempio Chris Eggertsen di Bloody Disgusting a premiare un film così con ben 8 punti su 10. Incomprensibile. Eggertsen sostiene che la caratterizzazione psicologica dei tre personaggi (a parte Speedman che gli sta un pò antipatico) è magistrale, e che i colpi di scena sono architettati in modo sopraffino e spiazzante. La verità è (a mio modesto avviso) che il film è lentissimo, al punto che annoierebbe anche un bradipo affetto da narcolessia, e per di più è tensiogeno a un grado sottozero, da far venire nostalgia di una sana ventata di azoto liquido sulle ginocchia. Alle nostre ginocchia, invece, "Good Neghbors" fa venire solo il latte, dal momento che fino a circa due terzi di pellicola non accade nulla di nulla. Il tutto si apre con il trasloco di Victor (Jay Baruchel), maestro elementare nevrotico, timido e imbranato, che comincia ad entrare in contatto coi suoi due vicini, molto diversi da lui, ma forse per questo per lui interessanti. Se io avessi una vicina di casa come Louise, anonima ventenne che passa la sua vita dando da mangiare ai suoi amati quanto fastidiosi gatti, e che non dà segno di alcuna funzione neuronale attiva, nè tanto meno di un briciolo di sensualità femminile, personalmente mi limiterei a salutarla educatamente sulle scale. Invece Victor si incaponisce, secondo motivazioni di cui il regista ci tiene accuratamente all'oscuro, con questa "misteriosa vicina", fino a che ci andrà a letto insieme (col preservativo ovviamente, perchè va bene il contatto, ma la nevrosi ha ragioni che il cuore non può conoscere, ed è poi evidente che Louise non ci tiene neppure ad avere una vita sessuale sua, magari usando, che so, la pillola?). Spencer dovrebbe essere in lutto profondo: ha perso la moglie in un incidente stradale causato da lui. E' completamente paralizzato dalla cintola in giù e frequenta solo una anziana signora che gli fa inutili massaggi riabilitativi alle cosce. In tale tremenda posizione esistenziale cosa fa Spencer? Si dispera? No. Si riempie la casa di acquari e dà da mangiare ai pesci, oppure invita a cena Victor, Louise e altri amici, passando le sere dell'inverno canadese chiacchierando come un improbabile intellettuale liberal newyorkese. Come si vede, la sceneggiatura è molle come una prugna matura ad agosto inoltrato, e la caratterizzazione psicologica dei tre personaggi si colloca tra l'inverosimile e il semplicemente palloso. Se a quanto detto aggiungiamo una regia statica, che crea le sue forme mediante l'alternanza tra inquadrature fisse (il ristorante dai colori rossi in cui lavora Louise) e dissolvenze su porte, finestre e ambienti interni sempre uguali, ne deriva un prodotto artistico finale che stanca l'occhio, anzi lo congela in un freddo artico, altro che canadese. Certo, fotografia ottima, gusto del particolare molto raffinato, movimenti di macchina lenti e ampi, soprattutto quando riprendono le grandi cucine e gli spazi dei tre appartamenti. Ma il quadro non migliora comunque, aldilà dell'occhio da esteta fuori tempo di Tierney. I colpi di scena di cui parla Eggersten ci sono, è vero, ma sono bolliti e stracotti insieme alla lenta zuppa che ci viene propinata fino ad oltre metà pellicola. Tali colpi di scena sono poi letteralmente ammazzati da un finale che rappresenta a mio parere il contrario dell'intrattenimento, poichè ha la pretesa di risolvere l'intreccio capovolgendo in modo troppo artefatto la situazione di base, rendendo questo movimento di fatto assai poco convincente. "Good Neighbors": film che si può tranquillamente evitare, nonostante l'incenso che gli è stato gettato da più parti, negli States. Regia: Jacob Tierney Sceneggiatura: Jacob Tierney, Chrystine Brouillet Cast: Jay Baruchel, Scott Speedman, Emily Hampshire, Xavier Dolan, Gary Farmer, Kaniehttiio Horn, Jacob Tierney Nazione: Canada Produzione: Magnolia Pictures, Park Ex Pictures Durata: 99 min.


20 commenti:

  1. Però, sai, mi incuriosisce comunque molto. Mi sa che lo recupero, prima o poi. :)

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  2. @ Simone: incuriosiva anche me, dopo le recensioni così buone che avevo letto. Invece su di me sortito un effetto narcolettico. Comunque si può vedere, cioè possiede una sua estetica bizzarra e sghemba che può anche catturare, a tratti. A me comunque piacciono di più altre cose, probabilmente.

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  3. Ok. Ho capito l'antifona. Evito accuratamente. Soprattutto in questo periodo che non ho proprio voglia di film narcolettici ma "I need action"!
    Sto finendo di vedere l'ultimo "Predators" e sai che non è malaccio?

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  4. @ Eddy: grazie per la dritta su "Predators" che non ho ancora avuto modo di studiarmi. Se sei tu a consigliarmelo, credo dunque che lo vedrò.
    P.S. Ci credo che you need action, stai per diventare padre. E lì ci vuole molta azione! A presto, attendendo tue nuove recensioni :)

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  5. Noir-comedy? Per comedy si intende Baruchel che fa lo sfigato? Comunque sono in sintonia su tutto quello che hai scritto e alla ventesima dissolvenza in nero che fastidio. Bravò!

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  6. @ Andy: grazie, mi fa piacere di trovare sintonia con te su 'sto film noioso. Piacere poi di conoscerti :)

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  7. I gatti e Louise invecchieranno insieme, obesi.
    I suoi capelli, sfibrati.


    Cris

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  8. @ Cristian: già, probabilmente. Anche le ventenni invecchiano, e questa Louise-Emily Hampshire sembra qui peraltro già vecchia a soli vent'anni, povera lei...:)

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  9. @ la S-Fusa: sei tornata, dunque bentornata. Sei stata in Spagna? L'intercalare che usi segnalerebbe tali latitudini. Anch'io ci son stato quest'anno e mi è piaciuta molto :)

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  10. Angelo:

    Certo, "Probabilmente" E' lo scarto che omisi, di proposito.
    Ciò nondimeno, all' interno di un sistema personale, come d' altronde hai segnalato nella predetta traccia, l' anzianità avanza al precipitare degli eventi.
    Il terrore del potere aumenta, e - Importante punto di vista - Viaggiamo contro vento.
    Anche un soggetto molto intelligente, per intenderci un uomo capace di mentire financo fingendo di farlo, si rende conto d' ingannare se stesso, tuttavia, come tu m' insegni, pur consapevole di risultare menzognero e definendo ond' anche un contesto favorevole a se stesso, non sfiorerà con consapevolezza quella più stratificata menzogna che lo rende vittima di quell' artificioso ego che difende strenuamente, credendo di risultare "Il più furbo di tutti".
    Ed è per forse per questo che la cultura non s' accompagna mai alla presunzione, ma all' umiltà.
    Pensavo a Josè Mourinho, Tecnico del Real Madrid..
    P.S: " Difficile scriva ancora sul blog, ma continuerò a seguirti, in virtù del concetto espresso".

    Cris

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  11. @ Cristian: mi sfugge un pò il baricentro del tuo pensiero, nel commento precedente. In ogni caso, campioni del calcio a parte, qui sei sempre benvenuto, come sai, salvo alcuni commenti un pò personalistici che, cerco ogni tanto di stornare, come avrai visto, per tutelare il senso della privacy di tutti.

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  12. Ultimamente pare che il cinema indie intellettualoide vada trattato con i guanti a priori... Il film è abbastanza insulso però hanno tutti dei bei maglioncini!

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  13. Angelo:

    In un caffè entro se all' altezza di apportare un contributo di valore; purtroppo, spesso e malvorentieri, mi rendo conto di non abbracciare l' argomento trattato, per ignoranza, rielaborando la recensione a fine riflessivo.
    Per quanto concerne certi personalismi di troppo, beh, ho approfittato della fiducia che ti sei guardagnato nel tempo, non era mia intenzione piangere nè accentrarmi : )
    Preferisco di gran lunga leggere ed imparare da chi preparatissimo che fingermi intellettualoide.
    Spero, presto, di poter dire la mia;
    Come nella mia natura, certo, sono stato troppo drastico, se riterrò all' altezza una qual certa gemmata - Ed Istantanea - osservazione, non mancherò di condividerla...

    Cris

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  14. @ Case: grazie della visita. Concordo totalmente col tuo commento :)

    @ Cris: ti aspetto come sempre, con felicità :)

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  15. Dalla senescente chatline evaso, come esercitare con costanza la scrittura, al di fuori dall' habitat virtuale tutto?


    Cris : )

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  16. nono non sono stata in spagna...magari!!!cmq di quali intercalari parli?!?!?!??!il mio OLAAAA???ehehehehheheehe uhuhuhuhuhu!!!

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  17. @ Cristian: bella domanda, alla quale non saprei dare risposta, se non quella di scrivere un libro (io l'ho scritto, ed è una bella impresa, soprattutto perchè poi c'è chi lo legge).

    @ La S-Sfusa: sì, l'intercalare cui mi riferivo era la "ola" :)

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  18. ahahhahaha nono!!non ci sono neanche mai stata in spagna!purtroppo...ancora!!:D

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  19. Noooo...io riponevo enormi aspettative su questo film! Però se tu ne parli così, passo volentieri e mi dedico ad altro, che in questi giorni non ho neanche troppo tempo!

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